09 aprile 2019

Zhang Enli a Villa Borghese, Roma

 

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A Villa Borghese inaugura oggi, 9 aprile, il progetto monumentale site-specific di Zhang Enli (1965, Jilin, Cina) “Bird Cage, a temporary shelter”, a cura di Geraldine Leardi e Davide Quadrio, che occuperà gli spazi dell’Uccelliera e dell’adiacente Giardino segreto di Tramontana. La grande opera si inserisce nel programma “Committenze Contemporaenee”, ideato da Anna Coliva, direttrice di Villa Borghese. Prima di approfondire il progetto di Zhang Enli abbiamo chiesto ad Anna Coliva di ricordarci qual è l’obiettivo di “Committenze Contemporanee”, che prosegue dal 2007: «Il programma si basa sulla riflessione che vede opporre la missione di un museo di arte contemporanea, che deve servire, divulgare e promuovere le creazioni artistiche della contemporaneità, a quella di un museo di arte antica come la Galleria Borghese, che all’opposto si servirà dell’arte contemporanea per capire e conoscere meglio la propria identità nel presente. Gli artisti sono chiamati a produrre progetti site specific, a misurarsi con la complessità di questo luogo e le invenzioni derivate da questo stimolo comportano qualcosa di molto e sottilmente originale. Esse provocano qualcosa di simile alla rinascita del collezionismo borghesiano, che non aveva mai smesso del tutto di arricchirsi dopo la morte del cardinale Scipione. Idealmente le Committenze Contemporanee permettono a quella storia collezionistica di riattivarsi assumendo nuovi significati, con il pregio di farlo nell’ambito dello stato moderno del Museo, cogliendone le specificità anche attuali, e le opere realizzate oggi sono invenzioni originali, del loro stesso tempo».
Ora la parola ai curatori Geraldine Leardi e Davide Quadrio sull’opera di Zhang Enli, attraverso una doppia intervista.
Che tipo di lavoro è “Bird Cage, a temporary shelter”? Come si relaziona con un contesto così significativo?
Geraldine Leardi: «”Bird Cage” è un progetto monumentale, pensato e realizzato espressamente per la Galleria Borghese, che ha comportato una incubazione e il progressivo accostarsi di Zhang Enli alla realtà stratificata del Museo – e anche dei giardini limitrofi che erano parte integrante della concezione originaria dell’intero complesso – nonché la lenta digestione della sua decorazione esuberante. Di contro, e in apparente contrasto con la ricchezza del contesto, l’artista ha scelto di proporre una relazione attraverso materiali di uso comune (cartoni, nastro adesivo) che enfatizzano quasi per paradosso l’intimità della sua comprensione del luogo».
Davide Quadrio: «È una grande opera site-specific costruita in due anni di lavoro attraverso molti incontri con la direzione e sopralluoghi nel Museo. Alla base degli incontri era l’esigenza di costruire una relazione con il progetto “Committenze Contemporanee” e di produrre un’opera pensata ad hoc per il luogo, cosa che veniva incontro alla mia attitudine di lavoro: è infatti una vera e propria sfida affrontare un contesto storico, che richiede enorme sensibilità, rispetto, flessibilità. Il dialogo con l’architettura ha coinvolto sia l’edificio che il giardino e, progressivamente, si è esteso al concetto di spazio liminale».
Perché avete scelto di invitare Zhang Enli per questo progetto?
GL: «Il programma “Committenze Contemporanee”, ideato da Anna Coliva nel 2007, ha sempre accolto progetti creativi che portassero stimoli e contributi nuovi alla conoscenza del Museo e della sua collezione e che permettessero di averne visioni anche controverse. Zhang Enli è un artista che viene da molto lontano, almeno geograficamente, ma conosce bene l’arte occidentale, e ci ha offerto la possibilità di guardare alla Galleria, anzi al complesso di edifici e aree verdi che componevano la Villa Borghese ai tempi della sua fondazione seicentesca, attraverso la sua lente, che ad esempio ha privilegiato una visione sintetica di pittura e architettura».
DQ: «Anna Coliva, direttore del Museo, intendeva ospitare un artista cinese e mi ha cercato, conoscendo il mio background professionale e di ricerca. Ci siamo orientati verso Zhang Enli, che impiega la pittura in un modo non esotico, non estraneo, ed è perfetto per sublimare ciò che la Cina rappresenta rispetto all’Occidente. Da molti anni seguo il suo lavoro, che oggi è sempre più vicino a una pittura spaziale e architettonica, particolarmente adatta a un ambiente come l’Uccelliera. Il nucleo concettuale del suo intervento qui è quello di involucro architettonico, che l’artista usa quale canvas cromatico».
Potete riassumere, in estrema sintesi, i temi della ricerca di Zhang Enli?
GL: «Zhang Enli, che è indubbiamente un pittore, sembra però muoversi con dimestichezza in un sentimento più globale e sconfinato della creazione artistica, e credo che il vero tema sia questo. Egli qui realizza torri, cubo e globi, si tratta di architetture e sculture dipinte, sia con elementi figurativi e mimetici sia con colori puri e astratti. Il suo gesto pittorico qualifica quindi la superficie di elementi geometrici di grande potenza simbolica, riveste micro-strutture che alludono a macro-categorie dell’architettura occidentale, o della scultura, e la pittura sembra essere per lui non un fine ma uno strumento per tradurre (nel senso proprio di trasferire) la sua personale visione della Galleria, delle sue decorazioni, nel mondo contemporaneo».
DQ : «È un vero pittore, formato nel nord-est cinese alla scuola accademica legata al neo realismo di stampo sovietico. Ha esordito con un taglio espressionista basato su tecniche di slancio emotivo che cede a un controllo progressivo attraverso la ripetizione di oggetti di uso quotidiano. Enli porta il materiale comune anche nella Galleria Borghese grazie all’architettura di cartone, che dipinge con luci e atmosfere calibrate: egli attua un’idea pittorica di architettura grazie alle torri, simboli globali dell’elemento architettonico in sé».
In Italia Zhang Enli ha realizzato, negli anni, è stato presente in diverse mostre, soprattutto personali. Che rapporto ha sviluppato l’artista con l’Italia?
GL: «Ho avuto occasione di conoscere Zhang Enli personalmente in occasione del progetto alla Galleria Borghese. È un fatto che questa sia la sua prima volta a Roma e la sua prima volta in un Museo storico che conserva collezioni di arte antica, quindi un’occasione molto importante per confrontarsi con una specificità rarissima, quella di un edificio concepito assieme alle sue raccolte d’arte e come parte di un più ampio contesto ambientale, con tutti i vincoli e le difficoltà del caso ma anche con la meraviglia di trovarsi a contatto con questo tipo di integrità, italiana». 
DQ: «Una relazione molto stretta attraverso due italiani: me e Monica de Mattè, curatrice della sua mostra a Bizart (Shanghai, 2004). Fino a quell’occasione, che fu una svolta, Enli era ritenuto un espressionista, mentre dopo Bizart fu invitato ad esporre a New York, che lo lanciò nell’arte contemporanea internazionale. La relazione con l’Italia ha continuato a essere intensa e proficua, anche se il progetto per la Galleria Borghese, la sua prima volta romana, non ha precedenti: è monumentale e condotto in un luogo densamente storico e artistico. L’affiancamento alla mostra “Lucio Fontana. Terra e oro” che si prevede nel Museo da maggio sarà una eccezionale avventura di dialogo ulteriore, e di altre scoperte». (Silvia Conta)
Zhang Enli
“Bird Cage, a temporary shelter. Zhang Enli per la Galleria Borghese” 
A cura di Geraldine Leardi e Davide Quadrio
Dal 9 aprile al 7 luglio 2019
Nell’ambito del programma “Committenze Contemporanee”, a cura di Anna Coliva 
Galleria Borghese 
Uccelliera e Giardino segreto di Tramontana
Piazzale Scipione Borghese 5, Roma
Opening: 9 aprile 2019, ore 9.00
Orari: Dal martedì alla domenica, dalle 9.00 alle 19.00
www.galleriaborghese.beniculturali.it, ga-bor@beniculturali.it

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