13 aprile 2019

Milano Design Week/13. Live Now Design Later. Un’esperienza dentro il Fuorisalone e sé stessi

 

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Domenica, 14 aprile, ultimo giorno per visitare e vivere la mostra “LIVE NOW DESIGN LATER”, curata da Guido Musante, un’oasi per fruire un’esperienza appartata rispetto ai flussi dei caotici circuiti del normale Fuorisalone. La sede L20 Centro Zen Metropolitano ospita nei suoi spazi un percorso esperienziale che unisce il design di JoeVelluto allo sviluppo digitale di Young Digitals con la filosofia del Maestro Zen Tetsugen Serra. Un evento “fuori schema” in cui l’oggetto è protagonista, ma non in relazione alla sua forma estetica per come comunemente la valutiamo.
L’esplorazione del percorso è strettamente legata a un’insolita (e sorprendente) interazione tra smartphone-persona-oggetto: lo strumento che mette l’uomo costantemente in contatto con il mondo e lo distrae da sé stesso diventa paradossalmente un dispositivo che media la riflessione. L’esperienza si sviluppa attraverso risposte alternative riproposte in chiave digitale, attraverso il linguaggio design, ma con una conclusione del percorso che ribalta il punto di vista. Una “presenza intangibile” guida “personalmente” il visitatore invitato a fare delle scelte che lo accompagnano verso un livello più profondo della sua comprensione. Le domande che precedono la scelta creano separazione che si trasforma al termine del percorso in una nuova “illuminante” domanda. Ti sei mai chiesto se la statuetta della Madonna di Lourdes è un simbolo mistico o solamente un suppellettile di plastica? E l’interruttore è fatto per accendere o spegnere? Gli oggetti raccontano molto di noi e delle nostre scelte. Ma siamo sicuri che stiamo davvero scegliendo? La tua vita è simile ad una risposta ad una domanda chiusa o aperta? Sei in grado di valutare la realtà da un altro punto di vista, più creativo, o preferisci vivere in una realtà pre-pensata?
La scelta, intesa come valutazione condizionata, accompagna nella quotidianità tutti i giudizi e considerazioni. Sono scelte apparentemente libere, ma in realtà derivanti da preconcetti che solitamente non consentono di esplorare nuovi punti di vista. Come spiega il curatore, “viene in mente Christopher Alexander, precursore del cosiddetto “design thinking” quando già a metà degli anni Sessanta sosteneva che ogni percorso cognitivo non sottende a una struttura “ad albero”, ovvero fondata su opzioni rigidamente oppositive, ma a un modello da lui chiamato “a semilattice”, nel quale tutte le variabili sono interconnesse e ogni scelta non implica necessariamente la rinuncia alla sua alternativa. E allora forse il punto non è da dove si inizia, ma la predisposizione a cambiare l’ordine degli elementi, l’apertura a un atto di “inversione”. (Matteo Gnata)

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