14 aprile 2019

Alberto Burri nel mirino

 
Dopo l’apertura del “terzo museo” negli Ex Seccatoi del Tabacco di Città di Castello, una nuova mostra (e una nuova sezione) per la più grande fondazione d’artista al mondo

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È il cerchio che si completa. La chiusura di un ciclo che sancisce un’apertura. Verso un patrimonio artistico da scoprire e ammirare – finalmente – offrendo una visione completa dell’opera di un artista immenso come Alberto Burri. Nasceva con queste premesse, ormai due anni fa, il Museo Burri della Grafica. Aggiungendosi, come atto conclusivo, alle varie iniziative compiute in vista del Centenario dell’artista umbro che aveva visto celebrarsi molte tappe importanti: dalla nuova edizione del Catalogo Generale al compimento del Grande Cretto di Gibellina, alla ricostruzione del Teatro Continuo a Milano, solo per citare gli eventi più importanti. 
Ma gli appuntamenti con Burri e gli ex Seccatoi non sono affatto terminati. Anzi, al contrario, viene confermata la linea delle nuove aperture proseguendo con l’iniziativa del “12 marzo”, giorno natale dell’artista, proponendo ogni volta delle novità proprio in quella data. Quest’anno, il 12 marzo, ha preso il via una nuova mostra: “Obiettivi su Burri – Fotografie e fotoritratti di Alberto Burri dal 1954 al 1993”, nella quale la Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri propone e realizza – sotto la cura di Bruno Corà – un evento che non solo ricorda Burri, ma che, per la prima volta, compie una ricognizione esauriente sui maggiori e più assidui professionisti della fotografia che lo hanno ritratto in differenti momenti e circostanze della sua vita. I ritratti, a partire dagli anni Cinquanta, in cui Burri iniziava a consolidare il suo percorso artistico, scrutano e fissano in stampe di grande intensità e valore storico, espressioni, azioni, luoghi, frequentazioni, abitudini e momenti solitari del grande artista per il quale la pittura rappresentò una scelta di vita e un impegno radicale e senza compromessi con l’autenticità della propria vocazione poetica. Per una vera e propria quadratura del cerchio attorno al maestro umbro. 
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Alberto Burri: Monotex 3, 1994; Vinavil e acrilico su cartone; cm. 70×100
Tra i numerosi fotografi individuati, sono presenti in mostra gli scatti di Amendola, Basilico, Bavagnoli, Benelli, Cantini, Colombo, Contino, De Martiis, Drudi, Fabbri, Gatti, Gendel, Gorgoni, Kuni, Lanfranco, Lazarus, Linke, Loy, McHugh, Mihich, Muchnik, Mulas, Parisi, Patellani, Powell, Rossi, Roth, Sanders, Sarisson, Sommelius, Thomas, Vaccaro, Villers, Visca, Vogler, Zavattini.
In occasione di questa esposizione (in programma fino al 12 settembre 2019) vengono aperti al pubblico altri 2.300 metri quadrati di nuovi ambienti museali opportunamente messi a norma presso gli Ex Seccatoi, nei quali avranno luogo, oltre all’evento in programma, future iniziative rivolte ad approfondire lo studio e la conoscenza dell’opera di Burri e l’influenza da lui esercitata sull’arte contemporanea. 
Un nuovo spazio, dunque, che si aggiunge alla collezione permanente degli ex Seccatoi, già impreziositi, due anni fa, dalla nuova sezione, denominata anche Terzo Museo Burri, che accoglie e propone l’intero repertorio grafico e di multipli dell’artista, composto di oltre duecento opere. Si tratta di un altro importante aspetto della produzione artistica dell’artista umbro Burri, che pone in evidenza la sua straordinaria manualità e attitudine alla sperimentazione costante. Attraverso uno stile che oggi potremmo definire ‘multi-canale’.
L’attività grafica di Burri ha inizio nel 1950 e si conclude nel 1994. Una produzione che ha portato all’artista anche un premio, il Feltrinelli per la Grafica, nel 1973, da parte dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Con la motivazione che essa «…si integra perfettamente alla pittura dell’artista, di cui costituisce (…) una vivificazione che accompagna il rigore estremo a una purezza espressiva incomparabile». Nel caso di Burri, in effetti, parlare di grafica non significa parlare di una produzione “minore” rispetto all’opera pittorica. Ma soltanto “di una modalità artistica diversa e parallela, nella concezione e nell’esecuzione, tale insomma da potersi annoverare con assoluto rilievo nella produzione del grande pittore, a fianco di tutti gli altri suoi rivoluzionari pronunciamenti innovativi”, come spiega Corà, Presidente della Fondazione a lui dedicata.
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Alberto Burri: Saffo (Litografia 10) 1973/76; Litografia; Carta Umbria cm. 26×17,7
“Anche nella grafica, Burri ha cercato di superare sfide tecniche e di spingere i confini sia degli strumenti che dei materiali utilizzati. Con esiti di interesse straordinario.” All’interno di questa sezione espositiva, vengono anche proposti due documentari inediti che hanno il merito di raccontare in maniera completa la storia dell’artista, consentendo di comprenderne la poetica e la ricerca espressiva. Oltre a proporre una testimonianza autentica del lavoro avviato dall’artista in Sicilia, tra le rovine dell’antico paese di Gibellina, raso al suolo da un terribile terremoto, dove Burri iniziò la creazione del Grande Cretto: straordinaria opera di Land Art rimasta incompiuta durante la sua vita, a causa di un’interruzione forzata dai lavori, salvo poi essere completata in occasione del centenario dell’artista, come dono alla memoria e alla comunità. Tutto questo, mentre Burri si riprenderà la scena anche a Venezia, grazie alla mostra organizzata a margine della Biennale, con il supporto della stessa Fondazione.  
Alessio Crisantemi

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