18 aprile 2019

Un’ordinaria distopia. Driant Zeneli presenta il Padiglione Albania per la Biennale di Venezia

 

di

Si avvicina l’inaugurazione della 58ma edizione della Biennale Arte di Venezia, che aprirà le porte l’11 maggio, e incalzano le presentazioni dei Padiglioni, sia negli Stati di appartenenza che all’estero. Oggi, alle 18.30, il Padiglione Albania, affidato dal Ministero della Cultura albanese all’artista Driant Zeneli e alla curatrice Alicia Knock, sarà presentato alla Triennale di Milano, dopo gli eventi, nelle scorse settimane, ad ArTurbina, a Tirana, con l’intervento del Ministro della Cultura Elva Margariti, e alla Cité internationale des arts, a Parigi. Il titolo dell’opera che occuperà l’intero padiglione all’Arsenale è Maybe the cosmos is not so extraordinary (2019) e, come spiega il comunicato stampa, si tratta di «Un’installazione che combina video e scultura, risultante da un progetto multidisciplinare intitolato Beneath a surface there is just another surface, iniziato nel 2015 al Metallurgjik, un complesso industriale distopico, ad Elbasan, Albania. L’opera, e il titolo, derivano dal racconto di fantascienza Sulla via per l’Epsilon Eridani (1983) dello scrittore e fisico albanese Arion Hysenbegas». 
Qui un estratto dell’intervista a Driant Zeneli che apparirà sul numero 105 di Exibart onpaper, interamente dedicato alla Biennale. 
Maybe the cosmos is not so extraordinary fa parte della tua nuova trilogia Beneath a surface there’s just another surface. Qual è la maggior differenza con la precedente trilogia, When dreams become necessity, molto nota e apprezzata? 
«Beneath a surface there’s just another surface è una trilogia parte direttamente dall’incontro con uno o più persone. Nella mia prima precedente trilogia, When dreams become necessity, al centro c’ero io con vari tentativi e fallimenti, ora sento di più la necessità di lavorare direttamente con altre storie e con altri tentativi. Le opere filmiche non sono mai storie reali, ma sono i personaggi che interpretano loro stessi nella rappresentazione dei loro stessi sogni e tentativi reali. Quello che mi interessa non è solo il rapporto dell’uomo con lo spazio o la tecnologia. Tutto viene creato dalla distanza che l’uomo crea con l’altro uomo e trovo molti interessanti la distanza e la tensione che noi creiamo ogni giorno usando lo spazio fisico e virtuale». 
Sei l’artista che quest’anno rappresenterà l’Albania alla Biennale di Venezia. Che cosa pensi della scena artistica albanese contemporanea? 
«La scena artistica albanese è molto fertile, ci sono bravissimi artisti e addetti ai lavori che credono in quello che fanno. Spesso si lavora molto su progetti individuali invece si dovrebbe collaborare di più tra istituzioni e privati, scuole e università. Spesso nascono dei progetti che hanno una grande energia all’inizio e poi all’improvviso svaniscono per vari motivi. Si dovrebbe pensare a progetti a lungo termine anche se come le meteoriti tutto un giorno finisce, ma almeno sarebbe importante lasciarne traccia». (Silvia Conta)

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui