29 aprile 2019

L’Uzbekistan apre il suo primo centro d’arte contemporanea. Che parte dai talenti emergenti

 

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Nella geografia dell’arte contemporanea, che ormai da qualche tempo sta costantemente ampliando i propri confini, dal Sudamerica all’estremo oriente, fa il suo ingresso in grande stile anche l’Uzbekistan. A Tashkent, la capitale e la città più grande dello Stato dell’Asia Centrale, con 2,3 milioni di abitanti, ha appena aperto il CCAT-Centre for Contemporary Art, la prima istituzione uzbeka interamente dedicata al contemporaneo. Il nuovo spazio è situato in un edificio del 1912, progettato dall’architetto Wilhelm Heinzelmann e originariamente destinato alla funzione di centrale elettrica, per fornire energia alla prima linea tranviaria della città.
Curato da Gayane Umerova, vice direttore esecutivo della Fondazione per lo sviluppo culturale, organo afferente al Ministero della cultura, il programma inaugurale del centro si svolgerà fino al 1 giugno, tra spettacoli, conferenze, workshop e proiezioni di film e documentari come Manifesto, di Julian Rosefeldt, e Boom for Real: The Late Teenage Years of Jean-Michel Basquiat, di Sara Driver. «Il nostro focus iniziale è centrato sull’interdisciplinarietà, con progetti su cinema e teatro ma anche con iniziative educative e produzioni sperimentali, tra laboratori per bambini e residenze d’arte, formule che per noi sono nuove e che getteranno le basi per il futuro», ha dichiarato Umerova ad Artoforum.
Ma l’attenzione è puntata su “Qo’rg’on Chiroq” (Light on the Hill), ampia personale dedicata a Saodat Ismailova, originaria di Tashkent e considerata tra le artiste più rappresentative della scena emergente dell’Asia Centrale, una generazione cresciuta in un’epoca ormai post sovietica e che avrà sicuramente molto da dire. In Italia, abbiamo visto Ismailova in occasione della 55ma Biennale di Venezia, nel 2013, quando presentò Zukhra, una poetica e delicata installazione video dedicata al tema della femminilità uzbeka, per il Padiglione dell’Asia Centrale. L’esposizione uzbeka può contare su un team dal respiro internazionale, curata da Andrea Lissoni, senior curator della Tate Modern di Londra, e dallo studio di architettura GRACE di Milano e Mosca, diretto da Ekaterina Golovatyuk e Giacomo Cantoni.
Significativo poi che a dare una mano sia stato il Garage Museum of Contemporary Art di Mosca, spazio fondato da Dasha Zhukova e Roman Abramovich, che fornirà gratuitamente un articolato piano di consulenze. «Stiamo cercando di costruire una rete di centri d’arte indipendenti senza finanziamenti ma con il nostro sostegno. Dopo la partecipazione all’Expo 2017 ad Astana, la collaborazione per il Centro per la cultura contemporanea in Kazakistan e la Summer School curatoriale in Uzbekistan, Garage continua a collaborare con le istituzioni nei paesi post-sovietici», ha dichiarato a The Art Newspaper Anton Belov, direttore del museo moscovita.

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