30 aprile 2019

Arte torna donna

 
“Il soggetto imprevisto” a Frigoriferi Milanesi celebra “le artiste”, in maniera rigorosa e scientifica, come una delle forze motrici imprescindibili dei cambiamenti sociali epocali

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La grande mostra “Il Soggetto Imprevisto. 1978 Arte e Femminismo in Italia”, a cura di Marco Scotini e Raffaella Perna, a FM Centro per l’Arte Contemporanea, collocato nello storico complesso industriale dei Frigoriferi Milanesi, colma una lacuna nella storia dell’arte della penisola: negli ultimi decenni molti Paesi hanno dedicato precise indagini al rapporto tra arte e femminismo sul proprio territorio, mentre in Italia questa ricerca ancora mancava. La mostra non solo condensa nel percorso espositivo le esperienze artistiche legate alla militanza femminista degli anni Settanta, ma le contestualizza a livello sociologico. Così aveva spiegato l’istituzione fin dalla presentazione de “Il Soggetto Imprevisto”: «La prima esaustiva indagine dedicata ai rapporti tra arti visive e movimento femminista in Italia. La mostra ricostruisce in modo puntuale un panorama artistico rimasto spesso in ombra nella recente storia dell’arte e quasi assente nel mercato, individuando nel 1978 l’anno catalizzatore di tutte le energie in campo, con opere di oltre 100 artiste italiane e internazionali attive in quegli anni in Italia». 
La data di riferimento scelta, il 1978 appunto, è un anno di intensi e molteplici eventi che segnano in vario modo il rapporto tra femminismo e arte, a partire, in particolare, dalla mostra alla Biennale di Venezia di quell’anno, durante la quale ebbe luogo la mostra di sole artiste – un’ottantina le invitate – “Materializzazione del linguaggio”, a cura di Mirella Bentivoglio.
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Lisetta Carmi, dalla serie Il parto, 1968 (Collezione E. Righi. Courtesy Galleria Martini & Ronchetti, Genova © Lisetta Carmi) e Agnese De Donato, Manifestazione femminista, 1976 (Courtesy Archivio Agnese De Donato © Agnese De Donato)
Il titolo della mostra a FM Centro per l’Arte Contemporanea deriva da una frase di Carla Lonzi, tratta dal suo volume Sputiamo su Hegel (1970): «Riconosciamo in noi stesse la capacità di fare di questo attimo una modificazione totale della vita. Chi non è nella dialettica servo-padrone diventa cosciente e introduce nel mondo il Soggetto Imprevisto» e nel percorso espositivo si incontrano lavori, solo per citare alcune delle artiste più note, di Marina Abramović, Carla Accardi, Paola Agosti, Renate Bertlmann, Tomaso Binga, Dadamaino, Betty Danon, Hanne Darboven, Agnese De Donato, Rebecca Horn, Joan Jonas, Ketty La Rocca, Maria Lai, Marisa Merz, Gina Pane, Carol Rama, VALIE EXPORT, Francesca Woodman, e di collettivi come Gruppo del Mercoledì, Gruppo Femminista Immagine, Gruppo Donne/Immagine/Creatività, Gruppo XX. L’allestimento scorre arioso e leggibile consentendo un approccio diretto e godibile con le oltre 350 opere esposte, che vanno dal collage alla performance, dalla mail art alla grafica, organizzate in tredici sezioni che possono essere condensate in quattro grandi aree tematiche, ci aveva spiegato Marco Scotini in un’intervista il giorno dell’inaugurazione della mostra: «Abbiamo pensato di articolare il percorso espositivo attraverso quattro temi e quattro tipologie di lavoro, cercando di rispondere a questo interrogativo. E cioè quali siano i segni, i codici espressivi, gli enunciati di questo soggetto imprevisto – che non si accontenta solo di rifiutare la prescrizione del visibile e del dicibile imposta dal linguaggio maschile, ma produce specifiche inscrizioni dell’attività artistica nel femminile – è il complesso tentativo che la mostra cerca di articolare, aprendosi non solo all’intera scena artistica italiana di quegli anni, ma a tutte quelle artiste internazionali che allora si trovano ad intervenire, lavorare ed esporre in Italia, senza un piano preventivo, ma solo quale effetto dell’indagine sul campo – è stato possibile raccogliere le molteplici istanze di circa cento artiste in quattro aree tematiche fondamentali che vedono rispettivamente il linguaggio e la scrittura, l’oggetto e il mondo domestico, l’immagine e l’autorappresentazione, il corpo e la performatività, infine. Lontano dall’essere chiuse in se stesse queste aree hanno confini mobili, sono interdipendenti tra loro, con sovrapposizioni in alcuni casi, con disgiunzioni e combinazioni, in altri casi».
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Tomaso Binga, Alfabeto poetico monumentale, 2019 [da Scrittura vivente, 1976] (Courtesy Dior)
La mostra “Il Soggetto Imprevisto”, densa e ricchissima di materiali, convoglia le forze, con ruoli diversi, oltre che dei Frigoriferi Milanesi, di soggetti che hanno prestato materiali o fornito supporto a vario titolo: da collazioni private a molte artiste, da istituzioni pubbliche e musei, come il Mart di Rovereto, il Madre di Napoli, il CAMeC di La Spazia, alla Galleria Frittelli, a Flash Art, fino alla maison Christian Dior che sostiene la mostra. 
La mostra non solo realizza un’indagine inedita per ampiezza e profondità, ma, nel suo sviluppandosi come rigorosa ricerca scientifica, giunge a celebrare l’arte e gli artisti (le artiste, in questo caso) come una delle forze motrici imprescindibili dei cambiamenti epocali.
Silvia Conta

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