07 maggio 2019

Baselitz alle Gallerie dell’Accademia

 

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Alle Galleria dell’Accademia di Venezia inaugura oggi, 7 maggio (sarà aperta al pubblico da domani, 8 maggio), la grande retrospettiva di Georg Baselitz “Baselitz-Academy”, a cura di Kosme deBarañano, che consacra l’artista, nato in Germania nel 1938, primo artista vivente a cui l’istituzione dedica una mostra. Baselitz ha dichiarato alla stampa: «Sono felice di essere stato invitato a presentare il mio lavoro alle Gallerie dell’Accademia a Venezia. Conosco bene la città e il museo ed è un piacere lavorare con Kosme de Barañano a un progetto fortemente originale».
Nel percorso espositivo dipinti, disegni, stampe e sculture di Baselitz allestiti in sette sale, che raccontano la sua ricerca in relazione alla tradizione storico-artistica italiana e all’eredità dell’accademia. Kosme de Barañano ha spiegato alla stampa: «Georg Baselitz è uno degli artisti più significativi della seconda parte del XX secolo e affronta il grande tema della pittura non riducendola alla sua essenza ma piuttosto attaccandone la convenzione. Siamo entusiasti di collaborare di nuovo insieme. Baselitz ha uno stretto legame con l’Italia, l’ha visitata spesso in passato e vi ha stabilito uno studio da diverso tempo. La mostra rifletterà l’influsso che l’Italia ha avuto sul suo lavoro attraverso gli anni».
Abbiamo posto alcune domande a Kosme de Barañano, illustre storico dell’arte e curatore della mostra.
Come è nata questa retrospettiva alle Gallerie dell’Accademia? 
«La mostra è nata da una telefonata che Baselitz mi fece nel 2017 a proposito del grande seguito ottenuto della mostra “Philip Guston & The Poets”. In quell’occasione mi espresse il desiderio di poter avere una mostra di questa natura, più simile a un saggio che a un racconto cronologico. Così, ho sviluppato l’idea di una retrospettiva dal tema “accademico” come il ritratto, che è stato un genere (come il paesaggio, per esempio) tipico delle Belle Arti. In aggiunta abbiamo riflettuto su quattro aspetti dei disegni di Baselitz in relazione ai grandi maestri italiani. Questo progetto è stato poi accolto dall’allora direttrice Paola Marini e dal Comitato Internazionale dell’Accademia. Paola Marini è sempre stata una storica dell’arte di ampie vedute».
Baselitz ha dichiarato che questo progetto espositivo sarà molto originale. Quale sarà l’elemento di originalità più forte? Quale nucleo di opere sarà esposto e come sarà articolato il percorso espositivo? 
«L’originalità sta nel suo essere una retrospettiva con quaranta dipinti con un tema molto particolare quale è il ritratto, dai primi ritratti capovolti di sua moglie Elke e dei suoi amici che risalgono al 1969, ai ritratti dei genitori di sua moglie, in negativo, cioè eseguiti partendo dal nero, nel 2012, e i suoi autoritratti nudo degli anni Settanta. Il mio discorso espositivo mescola tre grandi sale dedicate al ritratto come se fosse musica da camera con il contrappunto di quattro piccole sale in cui sono esposti disegni dell’artista: disegni di copie da Rosso Fiorentino o Pontormo che risalgono a quando aveva vent’anni, passando per i disegni della sua prima mostra a Berlino, sino ai disegni di quando era borsista a Firenze nel 1965 o le sue incisioni d’ispirazione manierista. Qui presentiamo un’opera che segue le idee di Humboldt in merito alla formazione accademica: una ricerca basata su individulità, creatività, integrità e versatilità. Si potrebbe dire che è una retrospettiva non “sinfonica”, ma “da camera” per un solo strumento come il pianoforte, che in questo caso è il ritratto. Allo stesso tempo si mette in luce un processo espositivo che ripercorre la vita dell’artista, dai disegni del 1960 fino a due enormi dipinti della scorsa estate: l’artista, ora anziano, che arriva alla stazione di Venezia».
Quale rapporto si instaura tra i lavori e le opere delle Gallerie? Qual è il rapporto tra il lavoro di Baselitz e la tradizione storico-artistia italiana? 
«Il rapporto con la tradizione visiva italiana si articola in almeno quattro momenti:
– i suoi disegni di studente ventenne della Germania dell’Est, che copiava gli antichi maestri alla Gemäldegalerie di Berlino, alcuni dei quali italiani; 
– i suoi disegni, di quando era già titolare di una borsa di studio a Firenze, attratto dai rilievi in legno di Francesco Pianta nella Scuola di San Rocco a Venezia;
– i suoi riferimenti, in alcuni dipinti, a composizioni, a disegni e allo stile di Pontormo;
– le sue incisioni in legno, nello stile del chiaroscuro di Castiglioni e di altri manieristi.
Al margine di questi riferimenti, che possono esserci o che dimostrano che l’artista ha avuto un evidente sguardo sulla tradizione italiana, vogliamo fare qui una riflessione, con un carattere di saggio, non solo sul discorso storico-artistico su alcuni degli aspetti più personali dell’”estetica” dell’artista tedesco, ma piuttosto indagare il significato del ribaltamento, il senso della partenza dal nero, del negativo, cioè il significato di tutta la sua pittura, come “ri-presentazione” (re-presentación) del mondo, del potere dell’immaginazione di Baselitz».
Baselitz è uno degli artisti più importante della nostra epoca. Quali sono, secondo Lei, le caratteristiche del suo lavoro che lo rendono così significativo e sempre attuale?
«Baselitz introduce il principio di destabilizzazione, attaccando da una parte la concezione spaziale della prospettiva e dall’altra la plasticità fisica stessa: nel momento in cui la figura smette di essere visibile e si trasforma in qualcosa di instabile, in un’immagine che cade, ci obbliga inconsciamente a guardare al contrario. Baselitz è un pittore della storia in quanto mette in atto una critica alla pittura non andando al minimalismo, ma attaccando la convenzione stessa e costruendovi sopra un mondo, convertendola in una tematica, aprendo così la strada a tutta la sua generazione, senza complessi di fronte a pop e minimal, e soprattutto di fronte alla negazione della pittura di Joseph Beuys, negandola con il suo plasma. Anni prima Baselitz aveva dichiarato: “per me la pittura è fisicità, materia, sensualità”. I grandi pittori come Baselitz, come i poeti, ci permettono di scoprire un lato nascosto e ce lo rivelano. Ci mostrano il loro pensiero, che non è filosofico, non è scritto, ma è un pensiero dipinto. Attraverso i suoi dipinti Baselitz ci svela qualcosa (il suo pensiero visivo), perché da un lato accumula elementi dell’immaginario personale o collettivo all’interno di quell’elemento visibile che è l’opera, dall’altro, perché costruisce una realtà specifica sovradimensionata che riproduce visivamente un oggetto dato in natura. In questo modo apre nuovi orizzonti alla storia della pittura». (Silvia Conta)
Georg Baselitz
“Baselitz – Academy”
A cura di Kosme de Barañano
Dall’8 maggio all’8 settembre 2019
Gallerie dell’Accademia
Campo della Carità Dorsoduro 1050, Venezia
Opening: 7 maggio 2018 (su invito)
Orari: lunedì dalle 8:15 alle 14:00, dal martedì alla domenica dalle 8.15 alle 19:15
www.gallerieaccademia.it

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