15 maggio 2019

Rifugiarsi a Venezia

 

di

22. Fondazione Ugo e Olga Levi
c/o Palazzo Querini, Calle Lunga San Barnaba, 2691
T. + 39 041 7867 77
fondazionelevi.it
organized by UNHCR
Rothko in Lampedusa
Group show, curated by Luca Berta, Francesca Giubilei
11.05 > 24.11.2019
La mappa Venezia Art to Date nasce dall’idea di Untitled Association di fornire una bussola ad appassionati d’arte contemporanea ed esperti del settore attraverso i numerosi eventi che da qui al prossimo novembre si snodano tra le vie della laguna in occasione della 58a Esposizione Internazionale d’Arte, quest’anno intitolata “May You Live In Interesting Times”.
Reperibile all’interno dell’edizione cartacea di Exibart e distribuito da qualche giorno a questa parte, il pieghevole si propone di segnalare gli appuntamenti più interessanti in città, tra i quali oggi raccomandiamo con particolare cura la proposta della Fondazione Ugo e Olga Levi, che da poco ha inaugurato il progetto presentato dall’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, “Rothko in Lampedusa”. L’esibizione si pone il duplice obiettivo di valorizzare il patrimonio creativo che i rifugiati portano con sé nella fuga, dandogli una voce, così come di proporre una narrazione alternativa rispetto a quella prevalente, per fare in modo che chi è costretto a scappare dal proprio paese d’origine non sia considerato come parte di una massa informe, o peggio, come un onere spersonalizzato, bensì un individuo univoco che, come tale, può arricchire la società che lo accoglie nel suo insieme. L’esibizione, curata da Luca Berta e Francesca Giubilei, espone il lavoro di otto artisti affermati, che hanno vissuto personalmente la condizione di rifugiato o hanno reso questo tema il perno della loro indagine artistica, unito a quello di cinque artisti emergenti, oggi rifugiati. È così che l’opera di questi tredici artisti, pur ritraendo esperienze di vita molto diverse l’una dall’altra, disegna un percorso in grado di offrirci una prospettiva nuova rispetto al tema dell’immigrazione, un argomento più che attuale ma troppo spesso affrontato con superficialità ed ignoranza. In questo senso, infatti, lo spettatore viene invitato ad assumere uno sguardo interno al fenomeno, poiché potrà vestire i panni di chi ha vissuto e vive oggi la condizione di rifugiato in prima persona.
Dare spazio a queste voci significa spalancare le porte alla capacità intrinseca dell’arte di aiutarci a comprendere le questioni che l’umanità si trova ad affrontare, in modo totalmente imprevedibile, così com’era imprevedibile che quel ragazzino fuggito dai pogrom russi ed arrivato a Portland nel 1913 sarebbe diventato, un giorno, il Mark Rothko che oggi conosciamo.

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