15 maggio 2019

Addio Facebook e arte. Nuove strategie per Unicredit, che abbandona Warhol e i social network

 

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Nell’era dei social network, un click, un account eliminato, un post chiaro e succinto, possono ribaltare le sorti del mondo del business. È proprio questo il caso della banca UniCredit, una delle realtà leader nel settore, in particolare in Europa, con 18 Paesi di competenza, tra cui Italia, Germania, Austria, Croazia, Russia, Serbia, Ungheria e Turchia. UniCredit, infatti, abbandona Facebook e le sue controllate Messenger e Instagram, pur rimanendo su altri social. 
«Valorizzare i canali digitali proprietari per garantire un dialogo riservato e di alta qualità», si legge in un post pubblicato il 3 maggio proprio su Facebook, sulla pagina ufficiale di UniCredit. «In linea con quest’impegno, Unicredit annuncia che a partire dal 1° giugno non sarà più su Facebook, Messenger e Instagram». 
Insomma, un periodo di grandi cambiamenti per l’Istituto bancario che aveva già annunciato la vendita della sua collezione d’arte, per supportare il programma del Social Impact Banking, una iniziativa per il finanziamento di progetti ad alto impatto sociale, già attiva in Italia dal 2018. Un corpus di 60mila opere, da Tintoretto ad Andy Warhol, da Giorgio De Chirico a Renato Guttuso, che abbiamo anche visto in diverse occasioni, per esempio per la mostra al MAMBo nel 2013, oltre che all’Unicredit Pavillion di Milano, anch’esso poi venduto, nel maggio 2018. 
L’abbandono del celebre social sarebbe legato a due motivi: lo scandalo Cambridge Analytica e le modalità di gestione dati dei clienti delle banche. In attesa di verificare se, dopo il caso Cambridge Analytica, il colosso di Mark Zuckerberg fosse stato capace di rassicurare i clienti sul trattamento riservato dei dati, UniCredit aveva già interrotto gli investimenti pubblicitari. 
Un caso che ha suscitato scalpore, pur non essendo l’unico. Sembra, infatti, che gli algoritmi del colosso dei network non siano stati particolarmente graditi anche a Lush, gruppo di cosmetica, che ha dichiarato: «Siamo stanchi di combattere con gli algoritmi e non vogliamo pagare per stare nella vostra newsfeed». 
I media internazionali ipotizzano che UniCredit non abbia gradito la teoria che Facebook stia agendo sottotraccia per creare una propria banca. Ma non solo. L’Istituto potrebbe essere preoccupato anche del fatto che i dati dei clienti possano finire nelle mani di banche concorrenti. 
Anche negli USA, Facebook è nel mirino per un trattamento fin troppo “disinvolto” nella gestione dei dati dei clienti. Chissà che Zuckerberg e il suo team non facciano tesoro dei riscontri negativi di realtà internazionali e replichino con algoritmi nuovi e più sicuri. (Carlotta Casolaro)

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