16 maggio 2019

Anish Kapoor sarà il primo artista a esporre nella Città Proibita di Pechino

 

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Anish Kapoor ci ha abituato a imprese veramente sorprendenti, con le sue grandi e spettacolari installazioni allestite in luoghi suggestivi, dalla superficie ipnotica di Cloud Gate, al centro della AT&T Plaza nel Millennium Park a Chicago, alla tensostruttura rossa di Dismembrement Site, nel parco della Gibbs Farm, in Nuova Zelanda. Ma la sua prossima opera avrà il fascino del proibito, nel senso letterale della parola, visto che sarà il primo artista occidentale a installare i suoi lavori sulla soglia della Città Proibita di Pechino. In contemporanea, una mostra di altre sue opere sarà vistabile anche negli spazi museali dell’Accademia Centrale di Belle Arti della Capitale cinese. 
Ormai sono molti gli artisti occidentali che hanno esposto in Cina e diverse sono le gallerie europee e americane che lì hanno trovato la loro sede, tra le quali l’italiana Galleria Continua che, giusto un anno fa, presentò un lavoro a quattro mani di Kapoor e Daniel Buren. Ma nessuno aveva mai potuto spingersi così vicino all’antico Palazzo Imperiale della dinastia Ming e Qing, usato per 500 anni come residenza degli imperatori e delle loro famiglie e come centro del cerimoniale politico del governo cinese. 
Dettagli sulle mostre non sono stati ancora annunciati ma le opere saranno sicuramente scelte tra quelle più rappresentative della ricerca di Kapoor, dai primi pezzi neri alle sculture riflettenti, che hanno dato notorietà internazionale all’artista nato a Bombay nel 1954, cresciuto a Londra e, nel 2018, inserito nella lista delle 1000 persone più ricche in Gran Bretagna. Da notare che, in questa classifica, è presente solo un altro artista, Damien Hirst. Il progetto sarà curato da Zhang Zikang, vicedirettore del NAMOC-National Art Museum of China, in collaborazione con Fan Di’an, presidente dell’Accademia, e Hans Ulrich Obrist, direttore artistico delle Serpentine Galleries di Londra.
Insomma, Kapoor potrà godere di appoggi ufficiali, nonostante il suo rapporto con la Cina non sia stato sempre idilliaco. Nel 2015, denunciò un caso di plagio, quando a Karamay, nella Cina nord-occidentale, fu presentata una opera praticamente identica a Cloud Gate, mentre l’anno seguente minacciò di boicottare la Biennale inaugurale di Yinchaun, venuto a sapere che le opere di Ai Weiwei sarebbero state censurate. 
Nel frattempo, ha appena aperto una personale alla Lisson Gallery di Londra, la sua nuova galleria di riferimento, dopo la Goodman Gallery. In mostra, una nuova serie di opere che non hanno mancato di far discutere per la loro crudezza, pericolosamente vicina agli effetti speciali di un film splatter. Per questa serie, infatti, Kapoor ha ragionato sul significato del sangue e sui rituali a esso collegati, con un riferimento particolare al tema delle mestruazioni.

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