10 luglio 2019

Women who draw: la nuova piattaforma creativa fatta dalle artiste per le artist*

 

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«Come ogni migliore intuizione, è iniziato tutto al bagno», ha raccontato Julia Rothman, illustratrice di Brooklyn che, sfogliando una rivista, si rese conto che quasi tutte le illustrazioni presenti erano firmate da uomini. Passando in rassegna altri numeri della rivista, Rothman realizzò che su 55 copertine del 2015, solo 4 erano state realizzate da donne. Questo valeva per molti altri libri e giornali. Contattò quindi Wendy MacNaughton, sua amica e collega di San Francisco, e insieme decisero di intervenire. 
È nato così women who draw, piattaforma online che, dal 2017, raccoglie i lavori di illustratrici, artiste e fumettiste provenienti da ogni angolo del globo. Il concetto è molto semplice, lo si intuisce già dal sottotitolo: “women who draw an open directory of female* illustrators”. L’asterisco gioca un ruolo fondamentale per cogliere l’essenza del progetto, che si propone di accogliere nel concetto di “female” anche tutte coloro che spesso ne sono state escluse, come le donne transgender e le persone di genere non binario. 
Nella giungla professionale di artisti e illustratori, Women Who Draw amplifica la voce di chi finora ha avuto poco spazio nel settore creativo. Un modo per rendere il più semplice possibile assumere donne per riviste, giornali, agenzie pubblicitarie ed editori. La piattaforma contribuisce anche all’istituzione di una community creativa che permetta alle artiste di confrontarsi anche dalla distanza e ai semplici appassionati di curiosare nel panorama artistico contemporaneo. 
Attualmente, Women Who Draw conta più di 5mila illustratrici nel suo catalogo e aggiungersi alla community è facilissimo. La piattaforma mette a disposizione alcuni tag facoltativi per conoscere la provenienza delle artiste, l’orientamento sessuale, persino il loro credo religioso. Ma il tutto è estremamente fluido, non intende affatto creare dei muri divisori, e i coloratissimi disegni delle illustratrici pagane, per esempio, dialogano sullo stesso sfondo di quelli realizzati dalle donne agnostiche, e così via. Un modo alternativo di conoscere le identità delle artiste, di celebrare la diversità con un valore positivo. L’obiettivo è quello di generare consapevolezza di un problema reale, spesso sottovalutato. 
Lucida l’osservazione da parte delle fondatrici in un’intervista per Vogue. La gente aspetta altre iniziative come questa, dichiarano. Loro, al contrario, non aspettano altro che il momento in cui queste iniziative non saranno più necessarie. (Yasmin Riyahi)

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