12 maggio 2003

fino al 15.VI.2003 Pietroburgo e l’Italia (1750-1850). Il genio italiano in Russia Roma, Complesso del Vittoriano

 
La città delle “Notti Bianche” e il talento italiano. Tra progetti di palazzi, scenografie sontuose, collezioni di opere d’arte. Ritratto di Pietroburgo, fondata 300 anni fa. A dieci gradi dal circolo polare artico...

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Una Pietroburgo fastosa e aristocratica quella che emerge dalle fantasie degli architetti che la progettarono. Quasi tutti italiani, chiamati in Russia da Pietro il Grande e dai suoi successori, per dotare di un volto classico e insieme sfarzoso la nuova capitale sulla Neva. Fondata nel 1703, a soli 10 gradi dal circolo polare artico, doveva costituire l’avamposto zarista sul Baltico, il contrasto splendente e minaccioso dell’impero all’avanzata svedese. Già nei primi decenni del Settecento le opere architettoniche di Trezzini diedero un saggio di quello che la città poteva diventare a contatto con i grandi modelli italiani; dalla metà del secolo in poi arrivarono Antonio Rinaldi, Francesco Bartolomeo Rastrelli e Giacomo Quarenghi a corredare di edifici vasily semenovic sadonvnikov, veduta del palazzo d sontuosi e imponenti chiese gli ambienti della città russa. Sono esposti al Vittoriano i progetti per i palazzi e i teatri che in cento anni cambiarono il volto del borgo sul baltico in quello ben noto di vera e propria capitale culturale dell’epoca. I disegni di Rastrelli (Palazzo d’Inverno della zarina Elisabetta, 1750 circa; L’Ermitage di Tsarskoe Selo,metà sec. XVIII) e Quarenghi (Teatro dell’Ermitage, 1780 circa; L’Accademia delle Scienze, 1780 circa); gli allestimenti scenici di Pietro Gonzaga, Giuseppe Valeriani e Carlo Galli Bibbiena, tutti caratterizzati da una fervida fantasia, tra rococò e neoclassico. L’esposizione si arricchisce di diverse vedute della città ad opera di artisti russi e dello svedese Petersson, molte provenienti dal Museo della Storia di San Pietroburgo così come i progetti architettonici. Una testimonianza dello splendore urbanistico e paesaggistico che la città pitreo antonio rotari, ritratto della contessa vorontsova, 1760 circa raggiunse dopo l’intervento dei maestri italiani; opere che raramente sono state esposte in Italia e che ci tramandano l’immagine di una Pietroburgo incantata e accattivante. Altri capolavori, arrivati dall’Ermitage, provengono dalle collezioni imperiali e nobiliari del tempo. Qui i nomi italiani sono altisonanti e rievocano l’epoca d’oro del Rinascimento italiano – Tiziano (anche se l’attribuzione è discussa), Palma, Bassano e il Garofalo – ma soprattutto rivelano i gusti del nuovo collezionismo, orientato verso i contemporanei: maestri del Settecento veneto come Pietro Antonio Rotari, Giovan Battista Pittoni e Francesco Fontebasso; ritrattisti come Stefano Torelli, le celebri vedute di Giovanni Paolo Panini; Pompeo Batoni e il visionario Alessandro Magnasco. Una mostra che mette in luce un aspetto delle relazioni artistiche tra i due paesi ancora non del tutto indagato e che corrisponde ad un capitolo importante della nostra storia culturale, quando le relazioni tra l’Italia e l’area baltica cominciarono ad infittirsi, accorciando sempre di più le distanze tra due mondi agli antipodi del continente europeo.

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cristina del ferraro
mostra visitata l’8 maggio 2003


Pietroburgo e l’iItalia
Complesso del Vittoriano, via San Pietro in Carcere (Fori Imperiali), 066780664, lun_gio 9.30 –19.30 ven_sab 9.30 – 23.30 dom_ 9.30 – 20.30, ingresso intero 5 euro, ridotto 4 euro, catalogo Skirà 25 euro


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