26 febbraio 2004

arteatro_focus on Roberto Paci Dalò. Il tecnoartista

 
Eclettico ed eccentrico. Roberto Paci Dalò, fondatore del gruppo Giardini Pensili ha viaggiato attraverso tutti i territori della produzione (tecno)artistica. La sua ultima produzione, Animalie, porta in scena tutto l’universo del suo teatro musicale. Abbiamo approfondito la sua figura ed abbiamo parlato con lui...

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Roberto Paci Dalò, fondatore del gruppo Giardini Pensili, musicista elettronico, creatore di concerti scenici (Local and long distance) di opere radiofoniche (Transfert), di web works (Cosmologie) e di progetti di teatro multimediale (Metamorfosi; Sirene), legato alla tradizione tecno-musicale che da Terry Ryler e Robert Ashley arriva a Laurie Anderson, ai Granular Synthesis, a Carsten Nicolai e ai Dumb Type, è senza dubbio il più internazionale dei (tecno)artisti italiani. Artist-in-residence a Vancouver, i suoi lavori sono prodotti da Transcultures di Bruxelles, Ars Electronica di Linz, Locarno Film Festival, Anomos di Parigi, Hebbel-Theater Berlino.
Prossime produzioni saranno  Gramsci/Leopardi/Pasolini (Genova, Milano, Città del Messico, Vienna); l’installazione video-sonora interattiva Wax and Time con Studio AzzurroRoberto Paci Dalò e la videoambientazione Beck/ett (dedicata a Julian Beck) per il Riccione TTV 2004 . Ma la sua più recente, visionaria performance è  Animalie.
Il progetto Animalie, commentario scenico al testo L’aperto, l’uomo e l’animale del filosofo Giorgio Agamben è nato ad Atene nell’ottobre 2002 come produzione internazionale tra Grecia, Italia, Estonia e Belgio; lo spettacolo incarna l’universo sensitivo del teatro musicale di Paci Dalò: gesti che impegnano micro porzioni del corpo della danzatrice e performer Azzura Migani, suoni minimali che creano interazioni con la scena attraverso il live electronics, immagini catturate in diretta dal palco e disegni del partenopeo  Oreste Zevola proiettati su una superficie di velo. Giocando sulla percezione, fisica e metafisica. Come puntualizza l’artista stesso Animalie è l’irruzione di un mondo tanto più grande e altro che acquista ancora più forza quando appare -come nei sogni che facciamo al riparo della nostra stanzetta- in una quotidianità tanto più misteriosa quanto normale. Lo spettacolo ruota a un concetto molto chiaro e ben espresso da Agamben citando Uexküll: Questa illusione riposa sulla credenza in un mondo unico in cui si situerebbero tutti gli esseri viventi. Uexküll mostra che un tale mondo unitario non esiste, così come non esistono un tempo e uno spazio uguali per tutti i viventi. L’ape, la libellula o la mosca che osserviamo volarci accanto in una giornata di sole, non si muovono nello stesso mondo in cui noi li osserviamo né condividono con noi -o fra loro- lo stesso tempo e lo stesso spazio.

La tua attività è straordinariamente ricca di progetti che spaziano dalle installazioni/performance video-sonore al live cinema. Quale è il denominatore comune?
Le tecnologie non sono un fine nei miei lavori. Però sono molto utili per poter vedere il mondo “analogico” in maniera diversa. Mi piace lavorare con il digitale anche per esplorare l’infinitamente piccolo. Per amplificare ed elaborare suoni altrimenti inaudibili e spostare il rapporto col testo dal significato alla sua presenza acustica e corporea. Il suono è per me il veicolo principale dell’elaborazione drammaturgica ed è grazie all’elettronica e al campionamento che posso creare l’architettura invisibile degli spettacoli. Le mie opere sono create all’insegna di un incontro di tutte le arti e per la definizione di spazi di sensorialità.

Roberto Paci Dalò - AnimalieAlessandro Amaducci, artista e storico del video, afferma che la videoarte non nasce dalla televisione, ma dalla radio. Sono i centri di ricerca radiofonica quelli che ospitano Paik in Germania e Cahen in Francia e sono musicisti i pionieri della videoarte: Paik, S.Wasulka, Bill Viola. Ti senti erede di queste sperimentazioni?
Sono molto d’accordo e spesso cito le origini acustiche di Bill Viola (anche grazie alla sua permanenza in Italia!) per definire il suo lavoro di oggi. Ho una formazione nordamericana prima e legata ai paesi di lingua tedesca poi. John Cage è stato un amico e maestro. Una delle persone che più hanno sostenuto il mio lavoro nei primissimi anni di vita di Giardini Pensili. Nonostante i frequenti viaggi da quelle parti, non ho mai abitato negli USA ma il rapporto con una serie di artisti che da là vengono è stata determinante per la definizione del mio itinerario artistico (tra gli altri Robert Ashley). Poichè viene evocata vorrei dire qualcosa a proposito di radio. L’Arte dell’Ascolto è stato il festival dedicato a radio e media (prodotto da Giardini Pensili con RAI Audiobox e ORF Kunstradio) che curo a Rimini dal 1991. Il Festival ha contribuito a sviluppare ulteriori modalità di relazione tra arte, radio e rete creando progetti che ancor oggi rimangono un riferimento nel mondo di arte e telecomunicazione. Il Festival ha generato, nel 1995, Lada, pionieristica web art radio. E al festival si affianca ora la label L’Arte dell’Ascolto una etichetta che pubblica CD dedicati alla nuova elettronica e alle ricerche sonore più avanzate intrecciate con la drammaturgia e il mondo dela visione.

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anna maria monteverdi

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