13 dicembre 2017

Scoprire i musei di Roma attraverso le performance. Si chiude il progetto Mapping The Town

 

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A Roma, e come forse in ogni grande città, ci sono musei che raccontano piccole storie, dove vale la pena andare anche solo per varcare uno studio d’artista o per apprezzare il contrasto, tutto visivo, tra gli ingranaggi di una centrale elettrica del ‘900 e le statue antiche. Il Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco, il Pietro Canonica di Villa Borghese, il Casino Nobile di Villa Torlonia o la Centrale Montemartini, sono luoghi legati al guizzo del collezionista o di chi li abitati, eppure spesso disabitati, in quelle città dove la presenza di tracce artistiche del passato e del presente è decisamente massiva. Per promuovere la scoperta, perché di questo si tratta, di queste storie ci sono diverse possibilità: una è l’ingresso gratuito, attività promossa dal circuito Musei in Comune Roma, l’altra è creare esperienze per incuriosire anche il cittadino che, magari, passandoci davanti ogni giorno, non vi è mai entrato. È quello che sta avvenendo con “Mapping the town. SEI performance nei musei di Roma”, un progetto di Zetèma affidato al curatore Claudio Libero Pisano in collaborazione con Orlando Edizioni. 
«Sono i lavori di sei donne artiste, ma il tema che lega il progetto è la creazione di momenti collegati al racconto delle storie o della vita dei singoli musei», ci racconta il curatore. È così che il duo Grossi Maglioni attraverso un racconto affidato alle cuffie audio, ha guidato il visitatore alla scoperta del Casino Nobile di Villa Torlonia, dove l’arte, l’architettura e l’arredamento parlano del gusto del Principe Alessandro. Così Elena Bellantoni, con La Lucidatrice, ha coinvolto 20 donne nell’accudimento di singole statue nel Museo Pietro Canonica di Villa Borghese. Ivana Spinelli ha fatto risuonare, nelle sale, i marmi collezionati da Giovanni Barracco nel corso dell’800, con la lettura in contemporanea e in 5 lingue delle leggi sul salario minimo dei paesi che producono il Made in Italy. Caterina Silva ha messo in scena gesti di relazione tra le statue silenziose della Centrale Montemartini. 
Ha aperto il ciclo a novembre Myriam Laplante, al Museo MACRO, Carola Spadoni lo chiude questa sera, con una performance alla Galleria d’Arte Moderna che, per l’occasione, ha invitato due artiste storiche e una emergente, Tomaso Binga, Paola Gandolfi e Anna Raimondo, a occupare le stanze del museo che ospita molti lavori del Novecento italiano, ma dove quasi non c’è traccia di opere di donne. Appuntamento alle 19.30, in via Francesco Crispi. (Eleonora Minna
In home: Elena Bellantoni, La Lucidatrice, Museo Pietro Canonica 
In alto: Caterina Silva, Amor Proprio, Centrale Montemartini. Ph Emanuela Barilozzi Caruso

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