17 luglio 2018

Commistioni, riletture e nuove generazioni. Al via la 46ma edizione della Biennale Teatro

 

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La manifestazione, nata nel 1934 con l’idea di Renato Simoni di rappresentare i classici di soggetto veneziano nella loro cornice naturale, diventa, già dalla fine degli anni ’40, come vetrina per un teatro nuovo e internazionale, con gli spettacoli di Ionesco e di Cocteau. Dopo il regista teatrale spagnolo Àlex Rigola, dal 2017 la direzione artistica di Biennale Teatro è stata affidata al regista Antonio Latella che, per il quadriennio 2016-2019, ha posto l’accento sul processo creativo dell’opera teatrale: «Spesso, una volta che la creazione è compiuta, l’artista non sa più nulla della sua origine, né di come essa sia maturata o come si sia formata. Mai, o quasi mai, è capace di spiegare come le parole si siano combinate per dar vita a una strofa, come le successioni di immagini sono divenute un atto teatrale; la sola cosa che può aiutarci a comprendere è la possibilità di tentare di segnalare o seguire un processo artistico, capace di condurci in quella zona di mistero che ci avvicina alla creazione di nuovi linguaggi. Per far questo non basta uno spettacolo, non si possono mettere in mostra gli spettacoli, ma bisogna tentare di mettere in mostra i registi e le loro opere. Per questo motivo, pur nel nostro piccolo, tentiamo di creare per ogni regista ospite delle piccole “personali”, che possano aiutare ad avvicinarci ai differenti mondi creativi dei vari artisti». 
Un cambio di rotta messo in evidenza anche dal programma, aperto alle nuove generazioni e alle commistioni. Per il “secondo atto” di Latella, ovvero la 46ma edizione di Biennale, dal 20 luglio al 5 agosto, dal titolo “Attore / Performer”, sono attesi Clement Layes (1978 FR/DE), con studi in coreografia, teatro, arti circensi; Gisèle Vienne (1976 FR/AT), coreografa specializzata nell’arte dei burattini; Simone Aughterlony (1976 NZ/DE/CH), coreografo e artista performativo; Thomas Luz (1982 CH), sperimentatore di una forma personale di teatro musicale; Davy Pieters (1988 NL), regista video tuber che muove gli attori come fossero all’interno di un videotape; Vincent Thomasset (1974 FR), autore, regista e coreografo, che lavora sulle sfaccettature del linguaggio; Jakob Ahlbom (1971 CH/NL), che propone una narrazione teatrale definita physical visual theatre, contigua al cinema di genere hollywoodiano. Gli artisti sono invitati al Festival con più di uno spettacolo, nell’ottica delle mini-personali volute da Latella già lo scorso anno. 
I Leoni sono tutti italiani e apriranno il festival il 20 luglio: la coppia Antonio RezzaFlavia Mastrella, performer-autore l’uno e artista-autrice l’altra, si aggiudica il Leone d’Oro alla Carriera e a Venezia porterà i suoi “quadri di scena”, frutto di un linguaggio figurativo che mischia colori, forme, movimento e parole. Il Leone d’Argento è assegnato agli Anagoor, un collettivo artistico, dove performing art, filosofia, letteratura e scena ipermediale entrano in dialogo e presenteranno in prima assoluta Orestea – Agamennone, Schiavi, Conversio
Il Festival vedrà inoltre il debutto in prima assoluta di Spettri, un classico del teatro secondo la rilettura di Leonardo Lidi, vincitore del primo bando dedicato ai registi italiani under 30 di Biennale College-Teatro. (Giulia Alonzo)

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