25 marzo 2019

Leonardo 500/1. Un genio e poi? La mostra alle Scuderie del Quirinale apre nuove prospettive

 

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In occasione dei 500 anni dalla sua morte, avvenuta il 2 maggio 1519, saranno centinaia le celebrazioni che vedranno esplodere ovunque la sigla di Leonardo. Ma alcune manifestazioni più rigorose vogliono che il suo nome, da sempre sinonimo di genialità, venga quasi ridimensionato, per una proposta più documentata e, quindi, veritiera sulla sua complessa personalità. Ecco che infatti, per questa ricorrenza, si inizia a fare luce sulle sue reali attitudini e sulle scoperte scientifiche, al di là dell’aura mitica che ha iniziato a circolare intorno alla sua figura dal periodo fascista. A partire dalla mostra alle Scuderie del Quirinale di Roma, dove si tenta di ricomporre, in modo definitivo, il vero ruolo di Leonardo, anzitutto come precursore della scienza moderna, ancor prima di Galileo.
Che Leonardo fosse abilissimo nell’arte della pittura è conclamato, meno noto è che la ritenesse una dote secondaria. Che poi avesse capacità da musicista virtuoso o competenze da esploratore del corpo umano, che ne sapesse a fondo di ingegneria idraulica e, infine, che sapesse inventare spaventose macchine da guerra e scenografie per le feste, forse era soltanto la diretta conseguenza del suo acuto spirito indagatore e del momento storico in cui visse, perché tali competenze erano inestricabilmente legate alle vicende delle città dove Leonardo operò, Milano, Firenze, Roma e, per poco, Venezia e Mantova. 
A confermarlo, benché sembri blasfemo, c’è il celebre Cenacolo di Santa Maria delle Grazie a Milano che, appunto, non fu solamente la rappresentazione di un fondamentale momento religioso ma, in realtà, nacque con l’intento di consacrare la famiglia Sforza. Il soggetto trattato, l’ultimo pasto di Cristo e l’annuncio del tradimento, lo ribadisce: trame familiari, misfatti politici e conflitti per le alleanze erano state all’ordine del giorno nelle vicende degli Sforza. Ludovico il Moro, mecenate di Leonardo e committente dell’Ultima Cena, arrivò al potere dopo una serie di uccisioni, a cominciare da Galeazzo Maria, per proseguire con la misteriosa morte di Gian Galeazzo e la delegittimazione di Bona di Savoia. 
L’attitudine alla pittura, quindi, nonostante i ragguardevoli traguardi raggiunti dal fiorentino, era qualcosa che lo occupava solo in maniera marginale e fu più il frutto del caso o dell’opportunismo politico se, in alcuni periodi, ebbe la meglio perché, appunto, per Leonardo era la ricerca scientifica a occupare il primo posto. Non si spiegherebbero diversamente alcune scelte, come quella di non portare a compimento il ritratto di Isabella d’Este, l’abile mecenate della arti che lo richiamò a Mantova tra il 1499 e il 1500, anni che segnano, con il cartone in suo onore, il suo passaggio in città. 
La mostra di Roma, tra le altre tappe che seguiremo nei prossimi appuntamenti dedicati a Leonardo 500, mette il punto sulle straordinarie capacità del Maestro nell’anticipare metodi e tecnologie che solo molto più avanti saranno capite o prese sul serio. Tra decine e decine di disegni, schizzi e bozzetti, c’è in mostra quello che ritrae la cosiddetta “vite aerea”. Questa, anche se rappresenta nei suoi studi un caso isolato, corrisponde al prototipo dell’elicottero che oggi conosciamo. 
E non solo, Leonardo precede anche alcune prassi che diventeranno comuni soltanto più avanti. Ce lo insegna il caso emblematico della Vergine delle rocce. Le fenditure del paesaggio roccioso nello sfondo del dipinto, consentono uno sguardo più in profondità nell’anatomia della terra, aprendo sviluppi sul concetto di questa come organismo vibrante e vivente. Cosi, l’arte qui anticipa la riflessione teorica e scientifica espressa nel codice Leicester. Ma non fu la sola anteprima: l’aspro scontro sul pagamento della pala d’altare (un olio su pioppo) con la committenza milanese, la congregazione laica francescana della chiesa di San Francesco Grande, indusse il maestro e gli allievi a mettere in vendita ad altri l’opera. Precisamente a un amatore d’arte che offriva anche i 100 ducati del costo aggiuntivo. Questo fatto non aveva precedenti, mai prima si era verificato un fatto del genere: la sottrazione di un dipinto di soggetto religioso dalla sua destinazione originaria. La Vergine delle rocce, lo conferma Frank Zollner, uno dei massimi esperti di Leonardo, divenne non solo uno dei primi quadri nella storia dell’arte moderna ad abbandonare la collocazione per cui era nata ma segna l’inizio di un processo che vede perdere nell’opera il suo valore religioso di oggetto di culto a favore del valore estetico di oggetto d’arte. Una rivoluzione non da poco. 
Dalla vasta esposizione romana, sorprende un altro lato di Leonardo, come puro studioso ed esploratore del dato reale eccessivamente razionale. Tra le sue annotazioni, infatti, siano esse rappresentazioni di oggetti o persone, non si abbandona mai ad alcun commento. Il pendu Bernardo Baroncelli, uno dei cinque della congiura dei Pazzi, fino a quel momento sfuggito alla vendetta, viene ritratto in modo freddo nei suoi vestiti, senza alcun accenno al terribile evento dell’impiccagione. Un fatto che rimarca come l’occasione del cinquecentenario abbia aperto nuove prospettive di studio. Se finora di Leonardo sapevamo che era stato il padre di molte future novità scientifiche, come per gli studi sul volo, oltre che inventore di tecniche pittoriche, come lo sfumato, alla luce delle ultime novità ci chiediamo se davvero non si discostava mai dalla resa precisa della realtà naturale, come aveva imparato alla bottega del Verrocchio. 
Prendiamo a esempio la Monna Lisa. Se è ormai accertato che corrisponde al ritratto della moglie di Francesco del Giocondo, quel modo di illuminarne il volto non sembra lontano dal rigore della fonte naturale, visto che proviene da un punto oltre il margine del quadro? 
Tirando le somme, per conoscere il vero volto di Leonardo bisognerà guardare ogni aspetto e anche le vicende politiche legate ai suoi continui spostamenti. Per sfatare miti e leggende occorre andare oltre la sua creatività dilatata, oltre la bellezza fragile dei suoi disegni, oltre la sua scrittura alla mancina che ne custodisce i codici, tutti elementi che creano distanza dalla verità. 
Se volete carpirne i segreti, comprenderne i capolavori ed entrare nelle doti della sua mente, seguiteci in questo viaggio che vi porterà oltre il mito, iniziando a vedere oltre l’etichetta del genio e a scovare sotto la cenere. (Anna de Fazio Siciliano)

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