13 luglio 2019

Nel ventre della balena con Emilio Isgrò, che ci racconta la prossima avventura a Venezia

 

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Emilio Isgrò, artista poliedrico, romanziere, drammaturgo e regista, ha organizzato un incontro nel suo studio in via Martiri Oscuri 5, nel cuore di Nolo, acronimo di Nord di Loreto, distretto cult di Milano. Un appuntamento con giornalisti, critici d’arte e amici galleristi, per raccontare, in un clima informale e con la verve che lo contraddistingue, la sua prossima diversamente antologica alla Fondazione Giorgio Cini a Venezia. La mostra si terrà dal 14 settembre al 24 novembre 2019, a cura di Germano Celant, in collaborazione con l’Archivio Emilio Isgrò, diretto da Scilla Isgrò e il supporto di Marco Bazzini, curatore della sua mostra a Palazzo Reale, Gallerie d’Italia e Casa di Alessandro Manzoni del 2016. 
Proprio a Venezia nacquero le prime cancellature del 1964, quando Isgrò era responsabile delle pagine culturali del “Gazzettino di Venezia” e non a caso la mostra alla Fondazione Cini ruoterà intorno all’intreccio tra arte, informazione, poesia e letteratura, testo e immagine, come linguaggio plurimo che nella cancellatura trova la sua cifra stilistica. Assenza, sottrazione e indeterminazione sono tra i punti fondamentali della sua ricerca in cui la cancellatura diventa “luogo” dell’incertezza. 
L’esposizione comprenderà un centinaio di opere, dalle prime cancellature del 1964 ai lavori del 2019. E sarà anche l’occasione buona per vedere riuniti i lavori provenienti da prestigiose collezioni nazionali ed estere. Tra le altre opere in mostra, è attesa l’imponente installazione Il Cristo cancellatore, 1968, composta da 38 volumi cancellati, dal Centre Pompidou di Parigi, e Carta geografica, 1970, dal Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto. Oltre alle opere citate, dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, sbarcherà a Venezia anche Storico, libro cancellato del 1972. Ovviamente, in questo prestigioso contesto dove la cancellatura è il segno distintivo di apertura e non di negazione, non poteva mancare Weltanshauung, 2007, lunga 9 metri, anche se, bando agli elenchi noiosi per il lettore, le sorprese non finiscono qui. 
Lo studio di Isgrò, ampio, luminoso e distribuito su due piani con tanto di giardino artificiale, è stato progettato da Scilla Velati, moglie e musa dell’artista siciliano di nascita e milanese d’adozione, oltre che suo angelo custode, che ha improvvisato, per i presenti all’anteprima stampa, una visita guidata sui generis, volta a evidenziare quali opere saranno esposte a Venezia e perché sono importanti nel percorso artistico ed estetico del pittore-intellettuale dallo sguardo lucido, profetico e visionario insieme. 
Isgrò quando parla seduce il pubblico, è un affabulatore nato, un ragazzo nato nel 1937, giovane nello sguardo sul mondo, profetico quando racconta del ruolo dell’arte contemporanea nell’epoca complessa della globalizzazione, un tema fondamentale delle sue opere più recenti. Conquista il pubblico la capacità narrativa di un anomalo sognatore mai incosciente, che considera l’arte come la più alta forma di politica, poiché riguarda la polis ma non è per tutti, anche se non esclude nessuno, perché non giudica. L’arte, per l’artista, più che bella deve sconcertare, muovere riflessioni sulla complessità del nostro tempo, da conoscere e non da temere. 
Tornando al percorso espositivo della mostra autunnale in Laguna, oltre alle cancellature comprenderà le poesie visuali su tele emulsionate e le Storie rosse, inoltre saranno esposti i testi cancellati nei volumi storici de L’Enciclopedia Treccani, 1970, un capolavoro che si appresta a festeggiare i 50 anni con una edizione speciale di un catalogo d’autore stampato in occasione della mostra, edito dalla casa editrice Treccani, che include pagine cancellate di Moby Dick, una intervista tra Isgrò e il curatore e un’ampia cronologia che ne illustra e approfondisce il percorso artistico. Questo libro sarà composto con accorgimenti grafici tutti da scoprire. 
Isgrò, tra un aneddoto e l’altro di vita consumata per l’arte, ha evidenziato che questa non sarà la solita mostra antologica, bensì un insolito viaggio sperimentale dentro i codici della sua ricerca artistica, inscenato in maniera spettacolare con una ambientazione architettonica avvolgente, straniante, curata dallo studio Archea Associati Firenze, di Marco Casamonti, e il progetto d’illuminazione di Piero Castiglioni. Le sale dell’Ala Napoleonica della Fondazione Cini saranno completamente trasformate in un ambiente suggestivo attraverso l’inserzione di pareti trasversali e diagonali, elementi utilizzati per spezzare e alterare la percezione dello spazio, quasi linee tracciate su un foglio, messe lì per veicolare una enorme e nuova operazione di cancellatura, condotta ancora una volta su materiale letterario, con l’obiettivo di fare entrare il pubblico dentro un grande libro. 
Sulle pareti di questo ambiente site-specific saranno pubblicate alcune pagine tratte da Moby Dick, romanzo di Herman Melville, con l’intento metaforico di portare lo spettatore all’interno della pancia di un cetaceo e, per estensione, della globalizzazione. Ha dichiarato Isgrò che ‹‹Sarà l’opera cancellata di Melville a contenere quindi tutte le altre e chi entra alla mostra si lascerà accompagnare nel ventre della balena, ovvero il ventre del linguaggio mediatico che copre con il rumore il proprio reale e disperante silenzio››. (Jacqueline Ceresoli)

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