14 luglio 2019

Musei di Terni: adesso è il vero Caos. Gara deserta per la gestione del complesso museale. Ed è polemica

 

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Il Caos non lo vuole nessuno. La gara pubblica indetta da Comune di Terni per l’assegnazione del polo museale cittadino è andata deserta. Per un’imbarazzante “apertura delle buste”, che non si è mai verificata, proprio a causa della mancanza delle buste. Nessuna offerta: neppure da parte dell’attuale gestore (Indisciplinarte), il cui contratto è in scadenza il prossimo ottobre. Per un vuoto che diventa, a questo punto, difficile da riempire. Lo sa bene l’assessore alla cultura del Comune di Terni, Andrea Giuli, il quale dice di aver “appreso con rammarico” che il bando per affidare la gestione del polo museale-teatrale del Caos è andata deserto, “nonostante i sei sopralluoghi effettuati da altrettanti soggetti, anche importanti”.

Tutta colpa della spending review a cui è costretta l’amministrazione locale, in seguito al commissariamento di qualche tempo fa (con la precedente giunta) dovuto al dissesto economico che offre pochi spazi di manovra, secondo Giuli.

“Sapevamo che la cifra annuale messa a disposizione per la concessione di servizi di durata quinquennale era contenuta, ma onestamente e oggettivamente,  le finanze ingessate e drammatiche de Comune in questo momento non ci permettevano altro”, spiega lo stesso assessore, nonché vicesindaco. Ammettendo che “l’importo a base d’asta era certamente non paragonabile a quello del contratto attuale”, ma precisando che in questo bando, rispetto al precedente, era stato rimosso il “cespite oneroso” di Carsulae (il parco archeologico romanico che pure un peso non dovrebbe essere, ma tant’è), erano stati ridotti i giorni di apertura dei due musei e retrocesse la metà delle giornate a disposizione del Comune per quanto riguarda l’utilizzo del teatro Secci (annesso al Museo Caos), oltre ad aver avviato i lavori di efficientamento energetico in grado di produrre dei risparmi sulle utenze, pensando così di agevolare gli oneri per l’eventuale aggiudicatario.

Ma tutto ciò non è bastato. Al punto da creare il vuoto di cui sopra, decisamente difficile da riempire, ora.

“A questo punto ragioneremo subito sul da farsi – aggiunge Giuli – non escludendo in teoria alcuna soluzione, considerando che l’attuale appalto scade il 31 ottobre prossimo, a meno di eventuali  altre possibilità previste dalle norme”.

Anche se le possibilità consentite sembrano davvero poche, visti i tempi. E le pressioni, pure, che certo non mancano: con l’opposizione che ha subito alzato la voce, parlando di “risultato già scritto”, vista la cifra offerta dall’amministrazione che non poteva bastare neppure a coprire i costi fissi di gestione. L’unica opzione realisticamente possibile sembra essere quella di una proroga tecnica da concedere all’attuale gestore (la cui durata è ancora tutta da verificare), in modo da avere del tempo in più per ragionare su una nuova gara. O su una gestione alternativa. Anche se l’ipotesi di internalizzare la gestione del polo museale, anche solo parzialmente, appare surreale, tenendo conto delle difficoltà già esistenti nella gestione de personale e delle altre strutture pubbliche.

Il punto, in effetti, è proprio quello dei costi. Come del resto ha voluto mettere nero su bianco anche l’attuale gestore che in una nota pubblica ha scoperto le carte spiegando che “il Caos è uno spazio di circa 6.000 metri quadri aperto per circa 80 ore settimanali, il cui costo complessivo è stato negli ultimi 5 anni di circa 850mila euro annui, di cui solo 350mila (Iva inclusa) a carico del Comune di Terni”.

Ragion per cui, secondo Indisciplinarte, diventa impossibile Poter partecipare a una gara così come formulata dal Comune di Terni. Da qui il rifiuto a partecipare. Sia pure nel più ampio rammarico palesato dai suoi rappresentanti. “lo abbiamo fatto per dire no a un bando di gara che riconosce a malapena la copertura dei costi di utenze della struttura, un bando che non chiede più progettualità ma solo servizi, un bando che riduce le ore di apertura del museo a poche decine, che non valorizza il ruolo e le competenze dell’operatore culturale, che non ritiene necessario un coordinamento manageriale degli spazi, che riduce drasticamente l’impegno nella formazione del pubblico e delle nuove generazioni”, scrive Indisciplinarte.

“Un bando che non valorizza la curiosità dei cittadini, desiderosi di un luogo sempre attivo e in fermento in cui le attività offerte vanno oltre l’apertura della porta di un museo, che non può attrarre se non animato, un pubblico numeroso”.

Un bando che presenta una base d’asta di 700mila euro in 5 anni, è “un bando miope”, secondo gli attuali gestori, ma anche oggettivamente “sbagliato”, soffermandosi proprio sul dato rivesto dall’assessore, riguardo ai 6 sopralluoghi effettuato da parte di 6 soggetti diversi tra loro che non ha portato a nessuna offerta.

Ora il Comune ha in mano una patata bollente e una spada di Damocle sopra alla testa dettata dalla scadenza di ottobre. Entro i prossimi giorni dovrà prendere una decisione, puntando a una proroga tecnica per guadagnare tempo e pensare a un “piano b”: ad oggi, a quanto pare, inesistente.

Secondo Indisciplinarte una gara sostenibile dovrebbe prevedere un contributo di almeno 1.8milioni di euro in 5 anni. Mente quello che si è appena chiuso è “un bando che facilita la dequalificazione del lavoro culturale, che non valorizza le competenze, che non premia il merito, che ignora la progettualità, che non tiene in considerazione la sostenibilità economica e umana”.

Per un frattura che sembra ormai netta e, forse, difficilmente riducibile. Con una crisi che si aggiunge alla già ricorrente crisi economica. Ma se è vero che in ogni crisi si nasconde un’opportunità, magari a sommarsi potrebbero essere anche le possibili soluzioni. Per il momento, l’unica certezza è il caos. Ma stavolta, quello con la minuscola. (Alessio Crisantemi)

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