12 dicembre 2017

Jérémy Demester. A Buon Rendere alla galleria Mucciaccia Contemporary

 

di

Opening venerdì 15 dicembre alle ore 18.30 dal 16 dicembre al 20 febbraio

a cura di Natacha Carron Vullierme

Mucciaccia Contemporary inaugura venerdì 15 dicembre alle ore 18.30 la prima personale a Roma di Jérémy Demester dal titolo A Buon Rendere, a cura di Natacha Carron Vullierme.

La galleria Mucciaccia Contemporary rinnova la tradizione romana dell’accoglienza degli artisti in residenza. Oggi, naturalmente, non si tratta più di permettere alle Nazioni di aggiudicarsi il favore dei cesari attraverso la pittura dei loro giovani artisti e tantomeno di una curiosità disinvolta per l’Antico, né di acquisire tecniche ancestrali ritenute necessarie per la palette di un maestro. Si tratta, piuttosto, di offrire agli occhi dell’artista ciò che c’è di assolutamente unico a Roma e ciò che la caratterizza, al di là della sua storia culturale e politica: la luce.

Jérémy Demester è un uomo che reagisce alla luce, nel duplice significato di essere a proprio modo reattivo a essa, ma anche di saperla utilizzare per esprimere le proprie reazioni. Ciò avviene perché egli viaggia in continuazione: un certo spostamento, o addirittura il nomadismo delle sue origini familiari, è infatti indispensabile ad apprendere e comprendere la luce. Questa, nella sua pittura, non si riceve mai, ma si acquisisce. Jérémy stabilisce il suo atelier volta per volta creando uno spazio che gli appartiene, frutto di un processo narrativo che ha origine dal viaggio che si compie attraverso di lui. Ciò che viene realizzato ad ogni tappa è, solo in parte, espressione del sito specifico in cui è stato stabilito l’atelier e si iscrive già all’interno del viaggio che costituisce il progetto artistico.

Poiché parla della luce e dello spostamento che richiede, la pittura di Jérémy Demester narra del tempo, dell’immediatezza, della prova del momento, della fiducia senza la quale è impossibile vivere il momento e la vita stessa. È un’espressione di potenza vitale e positiva, non priva di interrogativi, che non si lascia intimidire e va oltre. Ogni tela rappresenta un movimento respiratorio, in linea con i soffi vitali del mondo circostante. L’anima, come diceva l’apostolo Pietro, non è una sostanza separata dal corpo, ma è il soffio (pneuma) che dà forma alla carne e la anima. I cieli di Jérémy materializzano in particolare questa presa di forma naturale e spirituale del tocco, con la diversità inesauribile delle forme inedite e mutevoli derivate da una natura osservata nel momento stesso in cui se ne respira l’essenza. Le origini del cielo, del mare, della terra e del fuoco sono al tempo stesso uniche e scaturite dalla stessa sorgente. È questo quello che Jérémy rappresenta e dipinge, con un tocco particolare e sensibile.

La superficie della tela vibra, mossa dalla brezza marina al calare del giorno, oppure nubi bianche come il latte sono disegnate in un cielo la cui linea di orizzonte è delicatamente riscaldata dai raggi del sole. I nostri occhi di spettatori, quando diventano scrutatori, si riempiono di luce, o più esattamente dello splendore che emana la superficie. È dunque importante comprendere l’importanza del bianco e dei suoi additivi. L’assenza di colore, il non colore, predomina sul resto, là dove la nostra retina potrebbe non percepire null’altro che un’immagine monocromatica bianca. Ma è in questo preciso momento che l’attenzione di Jérémy si risveglia. Non bisogna lasciarsi assuefare dal bianco. Non bisogna lasciarsi cullare dai dolci elogi di una gracile pittura. La rottura è vitale. Richiede alcuni sacrifici, come ad esempio la testa violentemente assente nella rappresentazione di un cane. Questo tipo di tocco è come il tempo di uno spartito. Il passaggio dall’astratto al figurativo avviene ritmicamente. Il passaggio dall’impressione alla narrazione non è gerarchico, avviene in contrappunto, come nella musica. Un metronomo invisibile si muove sullo sfondo dell’istante e dà accesso alla verità del momento presente e di una natura che è solo apparentemente immediata. Seguendo questo ritmo, le tele a volte si coprono di una vegetazione rigogliosa, invadente e soffocante, che è l’espressione materiale di una vitalità panteistica, forse la sola prospettiva accettabile per il nostro futuro.

La prossima tappa: la residenza di Jérémy Demester a Roma, che segue l’evolversi della Città degli eterni mutamenti.

La mostra sarà accompagnata da un catalogo bilingue illustrato italiano-inglese / (Carlo Cambi Editore), con un intervista all’artista a cura di Natacha Carron Vullierme.

Nato nel 1988 indaga e sperimenta le molteplici possibilità della pittura. Non fa parte di nessun movimento artistico. Figlio di gitani, è impegnato in una ricerca continua guidato dal desiderio di sperimentare. La sua tecnica è molto vicino alla materia pittorica, oscilla tra astrazione e misurazione, unisce da un lato la gestualità delicata della pittura a olio e dall’altro la ruvidezza della spazzola da carrozziere. Il suo percorso ha inizio con un’infanzia nomade caratterizzata dal suo amore per i cani, prosegue con la formazione in diverse scuole d’arte applicata fino all’Accademia di Belle Arti di Parigi. La natura della sua pittura è concepita come una mistura in cui emergono o svaniscono innumerevoli segni esoterici e alchimisti che trasformano qualcosa di completamente impuro in una stupefacente realtà astratta. La nuova residenza della Mucciaccia Contemporary, è una promessa in divenire che amplierà gli orizzonti della sua pratica artistica fissando alcune regole esplicitamente concepite a Roma, che trascendono ogni tipo di convenzione. I suoi lavori attorno alla spettatore sono l’equivalente visivo di un fenomeno scientifico.

Natacha Carron Vullierme

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A Buon Rendere | a cura di Natacha Carron Vullierme

Mucciaccia Contemporary , Piazza Borghese 1/A, 00186 Roma | T. +39 06 68309404

info@mucciacciacontemporary.com | www.mucciacciacontemporary.com

Opening venerdì 15 dicembre 2017 ore 18.30

Apertura al pubblico 16 dicembre 2017 – 20 febbraio 2018 |

Orari martedì – sabato, 10.30 – 19.00; domenica e lunedì chiusi

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