15 aprile 2005

fino al 12.VI.2005 Luzzara. Cinquant’anni e più Luzzara, Museo Zavattini

 
Zavattini e Paul Strand, 1955. Zavattini e Berengo Gardin, vent’anni dopo. E nel 2005, trascorso mezzo secolo, Fabrizio Orsi e Marcello Grassi raccolgono il testimone e tornano a Luzzara. Per raccontare cosa è cambiato e cosa permane, nell’Italia degli esempi...

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È trascorso circa un anno da quando nella chiesa anglicana di Alassio si ricordava con un’ottantina di opere l’attività pittorica di Cesare Zavattini (Luzzara, Reggio Emilia 1902 – Roma 1988). Una selezione importante del lavoro, a tratti amaro, dello sceneggiatore e regista cinematografico reggiano, venato fortemente dal riferimento all’arte naive del conterraneo Antonio Ligabue, figura alla quale aveva dedicato nel 1977 il famoso sceneggiato per la televisione.
Si (ri)scopriva allora un lato poco noto d’un campione del Neorealismo. E con la mostra che apre a Luzzara, suo paese natale, si rinverdisce la memoria di un altro tratto importante: il suo amore per la fotografia. È trascorso infatti mezzo secolo da quando , insieme a Paul Strand aveva indagato la realtà luzzarese nell’ormai classico Un paese. E trenta sono gli anni trascorsi da quando lo stesso Zavattini, accompagnato da Gianni Berengo Gardin, ritraeva nuovamente il paese d’origine in Un paese vent’anni dopo. Scomparso il protagonista di quelle indagini, e come a sottolineare -seppur con affetto- che la storia e i progetti proseguono aldilà della permanenza su questa terra dei loro ideatori, ora è la volta di Luzzara. Cinquant’anni e più…. I 110 scatti sono firmati da Fabrizio Orsi (Reggio Emilia, 1961) e Marcello Grassi (Reggio Emilia, 1960), mentre il testo -senza inutili snobismi, un bel testo- reca la firma di Luciano Ligabue. La “gente e i mestieri” di Orsi e “gli spazi e le architetture” di Grassi scansionano così i tratti immutati e immutabili di Luzzara, così come gli inevitabili cambiamenti che hanno invaso con maggior o minore aggressività il paesaggio naturale e urbano, nonché la vita e la composizione etnica del paese.
Un luogo carico di storia, fondato dai longobardi e riassestato dai Gonzaga, nonché patria di artisti come Claudio Parmiggiani. E dove ha sede il Museo Nazionale delle Arti Naïves fondato nel 1967 proprio da Zavattini, con un patrimonio importante di pittura e scultura italiana, sito in un ex convento dei padri agostiniani risalente al Quattrocento.
Marcello Grassi, Gli argini del Po
È lecito tuttavia chiedersi quale rilevanza possa avere un paese come Luzzara, aldilà dei natali che ha dato ad alcuni personaggi importanti per la storia della cultura italiana. Perché Luzzara e non qualunque altro paese d’Italia? Non è certo l’unico centro dove la vita del secondo dopoguerra si basava sull’agricoltura; così come non è l’unico che ha goduto del boom economico degli anni ’60 e sofferto dell’inevitabile contrazione del decennio successivo. Non è il solo luogo dove i volti invecchiano, le strade si asfaltano, le cascine divengono ville e i campi vengono arati con mezzi meccanici, o abbandonati. Non è l’unico tratto del Po ad essere invaso da specie animali non autoctone che distruggono l’ecosistema originario, così come non sono i soli chilometri dove il fiume emana fetori, agevola il formarsi della nebbia e talora si ribella esondando. E ancora, non è certo l’unico comune dove gli extracomunitari si trasferiscono, non essendo in grado di sostenere le locazioni da capogiro delle vicine città.
Ma tutte queste domande, benché lecite, possono con altrettanta legittimità tramutarsi e ribaltarsi in un “perché no?” In fondo nessun esempio, nessun modello è realmente tale. Nasce sempre da una forzatura, da una strutturale semplificazione di alcuni aspetti, da operazioni pregiudiziali che creano l’esemplarità a posteriori. La dinamica è quella delle prove dell’esistenza di Dio di anselmiana memoria. Perché forse non si dovrebbe mai dire “Luzzara, per esempio” Ma ormai si può far poco, la scelta operata da Zavattini oltre mezzo secolo fa ha generato frutti succosi che permettono di esercitare lo sguardo su un’Italia che è cambiata e continua a cambiare. Anche se il sacerdote è quello di trent’anni fa, mentre al circolo degli anziani non si può più fumare. Anche se i giovani indiani giocano a cricket e acquistano dvd provenienti da Bollywood. E i vecchi stentano a comprendere quel risparmio di stoffa sulle gambe, le spalle e le schiene delle ragazze; la nebbia paradossalmente viene attesa perché è una compagna scomoda per la quale però ci si preoccupa se tarda; i ritratti di Stalin in qualche cascina ancora campeggiano, annegati fra le cassette di frutta e verdura; le biciclette vengono ancora riparate in bugigattoli impregnati dall’odore di grasso; una Fiat 126 s’intona col muro poiché il proprietario è sentimentale e coerente.

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marco enrico giacomelli


fino al 12.VI.2005 – Luzzara. Cinquant’anni e più… Fotografie di Fabrizio Orsi e Marcello Grassi – Museo Nazionale “Cesare Zavattini” , Via Villa Superiore, 32 – 42045 Luzzara (RE) – Orario: da martedì a giovedì su prenotazione; da venerdì a domenica e festivi dalle 10 alle 12,30 e dalle 14,30 alle 19
Ingresso: intero € 3,50; ridotto € 2,50 – Info: tel. 0522-977283/977677; fax 0522-224830; artenaif@tin.it; www.naives.it
Catalogo Skira, bilingue itlaiano-inglese, 24×28 cm, 176 pp., ill. a colori, € 30 in mostra (brossura), € 38 in libreria (cartonato) – Testo di Luciano Ligabue. Mostra realizzata dalla Fondazione “Un Paese” col sostegno del Comune di Luzzara e la partecipazione della Regione Emilia Romagna e della Provinvia di Reggio Emilia


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