29 luglio 2005

fino al 18.IX.2005 Jean Michel Folon Firenze, Forte Di Belvedere e Palazzo Vecchio

 
Al confine fra realtà e fantasia c’è Folon. Con la sua luce inventata, i sui miraggi e le sue figure sacrali. In un luogo che tutto potenzia e tutto annienta...

di

Il percorso nell’universo foloniano inizia nella Sala d’Arme di Palazzo Vecchio, dove la tenuità, la dolcezza e la delicatezza degli acquerelli catapultano il visitatore in un mondo di suggestioni magiche, in cui sogno e realtà si confondono e si potenziano. Un bassorilievo è dedicato all’amico Federico Fellini, altro grande sognatore, le cui immagini spesso ricordano il cammino creativo di Jean Michel Folon (Uccle, Bruxelles, 1934).
L’incantesimo raggiunge l’apice nell’installazione L’Equilibre, dove luce, movimento e musica interagiscono in un’opera di forte suggestione. Il viaggiatore-testimone Folon ha dagli anni Cinquanta un rapporto elettivo con Firenze, città che oggi gli offre il salotto buono di Forte Belvedere per una grande mostra monografica.
La leggerezza è l’anima dell’opera di Folon, ma anche il limite. Soprattutto nelle sculture, fulcro della rassegna, esili e raffinate, che sembrano sottrarsi alla vista sullo sfondo imponente della Firenze rinascimentale. L’artista belga ha cercato di proporre percorsi scultorei che interagissero con l’ambiente circostante, ma l’impatto risulta troppo fragile e quasi fatale per le sue “figure”, che ne vengono risucchiate.

Soltanto dove le forme si infittiscono e gli spazi si riducono si riesce ad apprezzare al meglio il senso delle opere, come in Alleé des penseé installazione di 14 sculture disposte sulla terrazza superiore.
Corpi di uomini normali, “l’homme moyenne” come lo ha definito George Simenon descrivendo i personaggi di Folon.Tutti simili, tutti nella stessa posizione, tutti espressione di un quotidiano condiviso. Solo le teste sono davvero diverse, i pensieri. Così l’architetto ha nella testa i palazzi, il musicista la chitarra, l’uomo che guarda il cielo un occhio come il sole ed uno come la luna. Nelle dieci sale interne i lavori esposti sembrano configurare un racconto completo ed estremamente variegato. Si ritrovano i soggetti cari all’artista: il volo, il viaggio, lo sguardo, gli uccelli, i totem, la testa. Folon li vagheggia nei suoi acquerelli, nelle piccole sculture in bronzo e legno, nelle serigrafie. Ne scaturisce un compendio di luminosità e colore che narra la nostalgia per le terre nordiche di origine e tradisce lo sguardo trasognato con cui osserva l’abbacinante luce del Mediterraneo. Ma la sua è una luce inventata che non “…sarà mai quella che il sole gli può dare. Ha inventato una luce strana, venuta da altrove…”. Così scriveva Federico Fellini in un commento all’opera dell’amico. E come in Amarcord il regista crea una visione del mare tutta sua -che il mare vero mai gli avrebbe mai dato- così Folon costruisce delle “città blu immaginarie…le città che voleva e che le tristi città di oggi non gli avrebbero mai dato”.

articoli correlati
Folon a Lucca
Folon e l’Olivetti

daniela cresti
mostra visitata il 19 giugno 2005


Jean Michel Folon – Dal 12 Maggio al 18 settembre 2005 – Firenze
Forte di Belvedere, Via Di San Leonardo / Sala d’Arme di Palazzo Vecchio, Piazza della Signoria,
orario: (uguali per le due sedi) – lunedì, giovedì, sabato e domenica ore 10/19 – mercoledì e venerdì ore 10/22 – martedì chiuso
biglietto: intero 8 euro, ridotto 5 euro tessera personalizzata di frequenza 11 euro – catalogo: Skira presente al book shop della mostra
Uff. stampa: Davis & Franceschini – tel. 0552347273 – fax:055/2347361
e.mail: davis.franceschini@dada.it


[exibart]

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui