17 novembre 2005

fino all’8.I.2006 Melina Mulas – Il terzo occhio Modena, Galleria Civica

 
Il mondo dello spirito è stato messo alle porte. Una serie di intensi scatti descrivono l’esilio della comunità tibetana. L’obiettivo finge di non esserci. Così possiamo guardare negli occhi...

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Per il titolo, il contenuto delle immagini e la scelta espositiva, la mostra di Melina Mulas (1960) ha le caratteristiche di un viaggio spirituale. Complice la città di Modena, che il giovedì si trasforma in un paradiso del silenzio; l’atmosfera circostante risulta sospesa e rilassata, consentendo il libero fluire della concentrazione. Già, la concentrazione, punto nodale della preghiera ascetica dei Lama e, allo stesso tempo, capo saldo della frenetica vita occidentale.
E’ proprio di un confronto oriente-occidente si parla nelle sale di Palazzo Santa Margherita. E la Mulas (insigne figlia d’arte), per il suo decennale reportage sul governo esiliato del Dalai Lama, sceglie il formato del ritratto. Questo tipo di inquadratura pone lo spettatore in rapporto diretto con il soggetto fotografato: si crea un dialogo basato sullo scambio di sguardi. L’occhio del pubblico può comunicare senza veli con quello dei monaci, tramite un mediatore invisibile: l’occhio della macchina fotografica (il misterioso “terzo occhio”?).
Per quanto riguarda l’allestimento, occorre notare la scelta di dividere il materiale espositivo in due sale, poste una ad piano superiore rispetto all’altra. Nella sala al primo piano gli scatti sono più vari; qui non è il ritratto a primeggiare, quanto piuttosto la fotografia d’interni. A quale fine? Quello di introdurre ad una civiltà di cui spesso si parla, ma che non si conosce approfonditamente. Sempre in questa sala la sensazione di approccio alla religione è resa particolarmente coinvolgente dalle registrazioni delle preghiere meditative che si diffondono nello spazio e da un video che ritrae i Lama nell’atto di svolgere riti sacri. Melina Mulas, Shivala Rinpoche, “Shantideva” - Scuola Ghelug - Sikkim, fotografia b/n, India, 1993
Il percorso “ascensionale” prosegue nelle nuove sale al secondo piano. Un biancore assoluto accoglie la serie dei ritratti, contenuti in cornici leggere, e con le didascalie poste in basso, ai piedi della parete, per non interferire con la visione. In questi spazi la documentazione è rigorosa. Infilati uno dopo l’altro, i volti dei Lama nelle loro continue reincarnazioni, con testo esplicativo allegato che introduce alla loro vita, per i più anziani, o al loro riconoscimento nel nuovo corpo, per i più giovani. Le espressioni si susseguono alternando compassata meditazione alla più esplicita serenità, in una sintesi di calma interiore tanto contagiosa, quanto difficilmente avvicinabile dalla nostra cultura chiassosa.

claudio musso
mostra visitata il 3 novembre 2005


Melina Mulas, Il terzo occhio
Galleria Civica, Palazzo Santa Margherita, Corso Canalgrande 1003 – 41100 Modena – A cura di Angela Vettese
orari di visita: da martedì a venerdì 10:30/13; 15/18, sabato domenica e festivi 10:30/1 – ingresso: euro 5, ridotto euro 2.50 – per informazioni:
tel. 059 2032911/2032940 – fax 0592032932
www.comune.modena.it/galleria

 
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15 Commenti

  1. le foto saranno pure bellissime ma con questo tibet……..questa dimensione spirituale ( per dirla alla verdone )cioe! avete stufato

  2. ormai la dimensione spirituale tibetana o meglio il mondo esteriore tibetano, l’iconografia, le ritualità sono diventate intrattenimento, mondanità,( vedere lo spettacolo di bartabas per il romaeuropafestival )……………………………..voliamo sulla superficie

  3. lo so che molti non si troveranno d’accordo, ma l’avere abbandonato la NOSTRA cultura cristiana ci porta a subire il fascino di qualsiasi proposta spirituale che si trovi su un catalogo NouvellesFrontieres…e comunque i bambini cinesi sono così carini…

  4. Eh beh, ovvio che ci si aspetta di più. Modena da più di una decina d’anni ha scelto di diventare una delle capitali italiane della fotografia (donazione Vaccari, collezione di 2100 immagini e investimenti per implementarla, infine la nota manifestazione Modena per la fotografia). La Vettese doveva portare qui i big della fotografia contemporanea, credo fosse questo l’obiettivo. Ma se parte tenendo un profilo così basso, nazionalpopolare…

  5. Il libro pubblicato in occasione della mostra/Mulas è in vetrina a Milano, a Venezia, a Parigi. La Fnac lo ha segnalato “coup de coeur”, che è come dire blue chip. A quanti cataloghi di mostre italiane succede?
    Morimura, vecchia pedante conoscenza, non ti avrei mai pensato in versione papaboy. Anzi, visto lo pseudonimo nipponico dietro cui ti nascondi, bigotto-jap.

  6. quello che la Vettese non specifica è che il coup de coeur da FNAC è quello del venditore, non sono un Papa boy, ma se significa essere conscio delle mie radici lo prendo come un complimento…mi complimento per la profondità critica a cui risponde alle accuse che le vengono rivolte, continui pure con le sue piccole mostre carine, vedrà che la storia dell’arte non perderà troppo tempo con lei

  7. Certo che coup de coeur è una nota del venditore. E’ per questo che è prestigiosa.
    Sul Tibet: parlarne è un modo per sottolineare la mancanza di diritti umani in Cina. Il sistema dell’arte, ubriaco dei soldi che vengono da Pechino, sembra essersene dimenticato. La mostra contemporanea di Pistoletto va nella stessa direzione, “love difference” significa per esempio non sopprimere i tibetani e neanche i neonati femmina. La globalizzazione non può essere affrontata in modo ingenuo.
    Morimura per esempio rivendica le sue radici (peraltro: non sarà mica convinto che quelle dell’Europa siano solo cristiane? Forsè è tra quelli che credono che il cannocchiale venga da Galileo e non dagli Arabi).
    Quanto alla storia dell’arte, temo non perderà molto tempo con nessuno di noi: se facessimo cose memorabili non perderemmo tempo in questo blog.

  8. gentile signora Vettese, sono contento che il fatto che un commesso di FNAC abbia apprezzato il suo libro la inorgoglisca, ma probabilmente il mese scorso in quel posto veniva evidenziato un libro di vedute di New York e il prossimo vi sarà una raccolta di foto di gatti…insomma, ottimo per le vendite, non certo qualificato. Per quel che riguarda le radici dell’Europa sta prendendo una gran cantonata che da una studiosa del suo calibro non mi aspettavo, l’algebra viene dall’Arabia, la filosofia dalla Grecia e gli spaghetti dalla Cina, ma per più di mille anni l’unica cultura in questo paese (e in Francia Spagna Germania) è stata quella cristiana…il nome di Giovanni Sobieski le dice niente? Carlo Magno? Sacro Romano Impero?
    Infine,ma lei crede davvero che mostrare un per quanto ben fatto taccuino di viaggio serva davvero a lottare per i diritti civili in Cina? A me sembra francamente ingenuo, per non dire che si vuole dare una valenza al lavoro che non ha. Dimenticavo, per quel che riguarda la storia dell’arte, le assicuro che la si fa maggiormente attraverso la dialettica che in una torre d’avorio, io il mio lo sto facendo e un giorno glielo racconto, lei pensi per se.

  9. che gli spaghetti vengano dalla Cina non è assolutamente una certezza…anzi ci sono documenti scritti di una cassa di pasta secca lasciata in eredità alla figlia di un fornaio nel 1200 prima dei viaggi di Marco Polo…credo infine che la cosa più importante sia che esistono sia gli spaghetti italiani che i noodels cinesi, queste sono le cose che rendono la vita meravigliosa…cerchiamo di essere meno rigidi sù.. lo stesso vale per tutto quello che riguarda la cultura la filosofia le arti..

  10. Gentile Morimura,
    a) fare il libraio è un mestiere con competenze specifiche e mi stupisco che lie chiami commessi dei professionisti. Se poi sui gatti si fanno splendidi libri, buono per i felini.
    b) insisto sull’origine mista della cultura europea. La filosofia greca ce l’abbiamo in gran parte grazie alle traduzioni degli arabi a Cordova; furono gli Arabi ad animare la corte di Federico II. I cristiani per secoli hanno comprensibilmente occultato tutto ciò che di Aristotele e di Platone non era riducibile al monoteismo e alla trascendenza della divinità. Un po’ di Le Goff e un breviario di storia della scienza le aprirà gli occhi su quanto siamo meticci e persino su quanto dobbiamo ai mongoli di Gengis Kahn, alla via della seta, alle Crociate usate come scusa per commerciare in Oriente.
    c) Mi compiaccio che qualcuno in Italia stia scrivendo una storia dell’arte. Questo è un paese che al riguardo è spesso pigro e vile. Spero però che non la firmi Morimura.

  11. Ah si’, ricordo… quando c’era la pangea era tutt’uno. Che tempi! E l’origine meticcia del mondo arabo?
    C’e’ una bella differenza fra origine e appropriazione. Vedo una cosa che mi piace, me ne approprio e penso di essere ORIGINale…
    Scrivere meno pensare di piu’.

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