05 settembre 2006

fino al 29.X.2006 Girolamo Romanino Trento, Castello del Buonconsiglio

 
A quarant’anni dall’ultima –e unica- mostra dedicata al Romanino, un articolato percorso espositivo che ha come scenario il più vasto e celebre dei suoi cicli affrescati nel castello di Trento…

di

Dai pianoforti all’archeologia, dal gotico internazionale agli orologi d’epoca, il Castello del Buonconsiglio si riconferma con questa esposizione (da molti considerata tra le mostre-evento dell’estate), come una delle più interessanti sedi espositive del nord Italia. Infatti il percorso, che dopo quarant’anni torna a proporre uno degli artisti più singolari del Rinascimento, Girolamo Romanino (Brescia, 1485 – 1560), è decisamente mozzafiato, e ripercorre con attenzione filologica e piacevolezza estetica il dipanarsi dell’evolversi stilistico dell’artista fin dai suoi esordi giovanili.
Negli anni di formazione il Romanino subì inizialmente l’influsso della pittura veneziana di Giorgione e Tiziano, ma presto se ne affrancò, alla ricerca di soluzioni del tutto personali, anticlassiche, irrequiete. Questo passaggio è segnato dall’interesse per la grafica tedesca che Romanino saccheggiò con discrezione derivandone il pathos, la rinuncia ad ogni idealizzazione, lo sguardo umorale, talvolta al limite del grottesco; inquietudini condivise anche da Altobello Melone, singolare artista in stretti rapporti col Romanino. La fase successiva è segnata da un generale stemperamento dei toni, soprattutto nelle opere religiose, come la Messa di Sant’Apollonio, forte d’una quotidianità tutta lombarda, vicina al Moretto, a Lorenzo Lotto e a Girolamo Savoldo, artisti tutti testimoniati nel percorso.
I modelli tizianeschi, affrancati dall’aspetto più formale, non smetteranno comunque di suscitare interesse nel Romanino, specie a partire dal 1522, quando Tiziano realizzò a Brescia il celebre Polittico Averoldi. Quest’opera venne presa a modello per la Resurrezione della parrocchiale di Capriolo, una delle opere più note del Romanino, emblematico punto di equilibrio tra modelli aulici e umori lombardi: si guardino le figure Girolamo Romanino, Resurrezione, 1523-1525 circa dei soldati, che più che addormentati sembrano reduci da un lauto banchetto innaffiato di vino; si guardi infine il volto stesso del Cristo, pescato anch’esso in una qualunque osteria del Cinquecento. Sentimenti tutt’altro che sacrileghi, volti piuttosto a una religiosità sentita e patita, come dimostrano numerose altre opere, dall’Ecce Homo di Hannover al Cristo crocifisso della Tosio Martinengo, in cui una Maddalena popolana, allucinata dal dolore, mostra cagnesca i denti.
A inframmezzare l’intenso percorso è posta una sezione dedicata alla grafica: si tratta di delicati disegni, per lo più profani, da intendersi non come studi preparatori, bensì come opere compiute. Dal piccolo formato si passa così alle vertigini delle ante d’organo, grandiose e dipinte anche sul recto. L’apice della maestosità si tocca però con il più intenso e celebre dei cicli profani del Romanino, eseguito al Buonconsiglio tra 1531 e 1532 su committenza del principe-vescovo Bernardo Cles: il ciclo testimonia un’assidua attività di freschista che vide impegnato l’artista in numerosi cantieri, soprattutto in area bresciana.

articoli correlati
Il Cinquecento lombardo a Milano
Tiziano e il ritratto di corte
Guerrieri, principi ed eroi al Buonconsiglio

duccio dogheria
mostra visitata il 28 luglio 2006


Romanino. Un pittore in rivolta nel Rinascimento italiano
a cura di Lia Cammerlengo, Ezio Chini, Francesco Frangi e Francesca de Gramatica
Trento, Castello del Buonconsiglio, via Bernardo Clesio 5
mar-dom 10.00-18.00 – ingresso intero € 6,00, ridotto € 3,00, scuole gratuito, visite guidate € 1,00 (ore 11, 14.30 e 16) – Catalogo Silvana Editoriale
tel. 0461.233770, didattica 0461.492811
info@buonconsiglio.itwww.buonconsiglio.it


[exibart]

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui