29 giugno 2007

fino al 24.IX.2007 You have not been honest Napoli, Madre

 
VideoMadre quant’è bello. Dodici incursioni oltre la generazione post Young British Art, per proiettarsi nel presente del filmaking d’Albione. Intanto, il museo s’allarga, e il Brit-pop arriva pure in chiesa…

di

Onesta. Nonostante il titolo affermi il contrario. Non una rassegna di videoarte obbligata, ma una semplice, didascalica carrellata su film e video made in UK, raccolti da Colin Ledwith e Polly Staple, giovani curatori incaricati dal British Council (committente e produttore della mostra) di fare il punto sulle più recenti e significative produzioni dell’era post-Young British Art. Alcune delle quali forse più adatte, vista la lunghezza, ad una sala d’essai che ad una mostra, ma nel complesso chiare e godibili, coerenti con l’approccio narrativo e “cinematografico” scelto da un’istituzione attrattrice di una platea culturalmente eterogenea, accolta in uno snodarsi di stanze foderate di moquette e labirintici corridoi imbottiti di soffice “bugnato” che associa strategie emotive ad esigenze tecniche. Insonorizzazione non ermetica, ma tutto sommato non violenta per la coclea di chi s’immerge in questa molteplice esplorazione di un unico, sfruttatissimo medium. Reportage visionari (le cartoline africane di Mark Aerial Walzer), o lavori attenti tanto alla parola (Ryan Gander) quanto all’estetica (il raffinatissimo Ambassador della coppia Nashashibi – Skaer). Le relazioni meticolose di Margaret Salmon e l’ordinario femminino di Cathy Wilkes appagano la componente intimista e privata. Niente esagerazioni, niente provocazioni, niente forzature: pure il sesso, nei “giochi di mano” di Roger Hiorns, è innocente indagine antropologica, mentre sul versante sociopolitico tira sì aria d’impegno, ma non di rivoluzione, sembrano dire The Otolith Group, Luke Fowler, Duncan Campbell, Phil Collins.
Roger Hiorns, Benign (2005), digital video projection, 11’ 43”, commissioned and produced by Frieze Projects, 2005. Images courtesy the artist and Corvi-Mora, London
Se ne dedurrebbe allora una sorta sorta di rappel à l’ordre, dopo gli eccessi dei ragazzi foraggiati da Sua Pubblicità Saatchi, a dimostrazione che anche l’arte (soprattutto l’arte) non è immune dalla legge cogente nei processi storici: quella dell’eterno ritorno. Una voglia di passato ben espressa da Pablo Bronstein e Simon Martin. Il primo rievoca il mito di Troia a travolgente passo di tango, in un brioso, ironico, sincopato collage pseudopiranesiano di topoi archeologici e rovinisti incalzanti a ritmo di milonga. Più scolastico il ritorno al museo propugnato dal secondo, che fra teche e piedistalli non cerca il capolavoro, bensì il “brutto anatroccolo” bistrattato dalla massa, accollandosi con malinconico, tenero dandysmo la missione eternatrice mercé la degnazione d’uno sguardo. L’antico doc, però, arriva nel finale. Spettacolare, vista la messa in onda di quattro opere nell’altra sede del percorso espositivo (raggiungibile dai cortili interni), l’adiacente chiesa trecentesca di Donnaregina vecchia, aperta al pubblico grazie ad una convenzione con l’Università di Napoli “Federico II” che, destinandola a sede della scuola di restauro della Facoltà di Architettura, ne ha di fatto contrastato il degrado e l’abbandono.
Ryan Gander, Is this guilt in you too – (The study of a car in a field) (2005), computer generated video, sound recording and pure white carpet 17’ 21”. Images courtesy the artist and APT, London © the artist
Un, si auspica, non effimero segnale della più volte promessa riqualificazione dell’intera area limitrofa (i cui tempi, realisticamente, si prospettano tutt’altro che brevi…), racchiuso nella nobile appendice angioina tutta luce e austerità, che le “camerette” di proiezione sono attente a non profanare. Ampiamente giustificati gli avventori che, invece di infilarsi subito nei cubicoli oscuri, preferissero lasciarsi rapire dagli affreschi medievali o dal sepolcro di Maria d’Ungheria scolpito da Tino da Camaino. Benedetti sconfinamenti..

anita pepe
mostra visitata il 24 maggio 2007


dal 24 maggio al 24 settembre 2007
You have not been honest. Film e video contemporanei dal Regno Unito. A cura di Colin Ledwith e Polly Staple . Napoli, Madre – Museo d’Arte Donnaregina, via Settembrini 79 (centro storico). Tel: 081 19313016 (lunedì – domenica: ore 10 – 20). Website: www.museomadre.it – Orario: dal lunedì al giovedì e domenica ore 10 – 21; venerdì e sabato ore 10 – 24. Chiuso il martedì. Biglietti: intero: € 7.00, ridotto: € 3.50. Accessibile ai disabili


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11 Commenti

  1. Piu che video d’artista, dei documentari. Troppo, troppo lunghi…mancavano solo Piero Angela ed il suo fido figlioletto.
    Perchè spacciare un reportage per un “video”?
    Mah!
    …il meglio era proprio la chiesa!

  2. ma perchè un video non può essere documentaristico? e perchè non avete paienza di guardare le cose che durano un po’ di più? Perchè credete che un quadro lo si possa assimilare più velocemente? L’arte ha bisogno di tempo! Sempre!

  3. è una vergogna che un museo tanto ‘pompato’ e ‘foraggiato’ abbia un sito non aggiornato e metà del quale ancora under construction

  4. Caro Giò da Milano, ruolo dell’artista è quello di filtrare la realtà, o almeno di darne un’interpretazione. Filmini da videoamatori è meglio che restino nei cassetti, al massimo che vengano tirati fuori nelle occasioni di festa o di noiosissime riunioni di famiglia! Con questo non voglio assolutamente svilire il ruolo della videoarte, dico solo che non basta prendere in mano una telecamera, riprendere uno spaccato di qualsivoglia realtà, e chiamarla arte… sarà anche interessante, ma resta un documentario!L’arte è tutt’altro!

    Si possono mai vedere 10 ore filate di video in un mueso?? è vero che c’è una morbida moquette, ma il Madre per cuffia da notte e comodi cuscini non si è ancora attrezzato!

  5. Come mai solo le mostredel Madre suscitano tanti commenti? E perché questo atteggiamento di sufficienza se non di ostilità vero un museo che poi nei vostri sondaggi risulta il migliore? Che problema avete con il museo di Napoli e con i suoi curatori?

  6. caro ramarro, tale sei, trovo migliori i filmini amatoriali di tanti, che le quintalate di immondizia di pseudopittori, pseudoscultori, pseudoinstallatori etc etc
    e con questo non significa che non ami la pittura, ma al contrario, la amo così tanto che detesto tutti coloro che inutilmente la inquinano. Comunque al madre di filmini amatoriali non ne ho visti. Ma ho visti tanti bei lavori di artisti che conosco e che ho visto in giro per il mondo. Se non conosci studia, ti do qualche nome: Cathy Wilkes, Luke Fowler, Ryan Gander, Rosalind Nashasshibi. Tra biennali, documenta, e tante altre belle mostre. Io c’ero, tu? Ingnoranti. Credete sempre di poter parlare? Ma se l’arte non vi piace, non la capita, perchè volete per forza frequentarla? E addirittura parlarne? Pensate ad altro.

  7. Perché dai dell’IGNORANTE una persona che la pensa in modo diverso da te? Cos’è? Una sfida tra curriculum? No, grazie. Mi oppongo a questo squallido gioco.
    L’arte è somma democrazia: può piacere o meno…tu hai lo scettro? Sei capace di discernere sul valore assoluto di un artista? Buon per te!

  8. per il ramarro. ma poi chi lo ha detto che il ruolo dell’artista è quello di filtrare la realtà? ma di quali baggianate stiamo parlando.
    Il solito atteggiamento un po’ naive, l’artista filtra la realtà, chi sei per dirmi tu che…… etc etc
    ma mi faccia il piacere!!!!

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