30 novembre 2007

fino al 7.I.2008 Lorenzo Scotto di Luzio Napoli, Madre

 
Non sparate sull’artista. Gira la ruota e Lorenzo il prolifico Scopre di Tutto, Scatta col Trucco e... Sbotta di Brutto. Niente di personale, ma con le migliori intenzioni. Dando un corpo al cerchio e uno alle botte...

di

Non credo ci voglia granché per diventare un pagliaccio bugiardo. E per essere artista? L’iter non è stato disagevole per Lorenzo Scotto di Luzio (Pozzuoli, 1972; vive a Napoli e Berlino), baciato dalla ribalta museale a 35 anni. Giovane lui, dipende dai parametri. Non così giovani, invece, le opere. Eppure sarebbe stato ragionevole aspettarsi maggior audacia da un autore dichiaratamente in debito verso le Avanguardie Storiche, ma avverso allo spauracchio della banalità. E a tal punto concentratosi su questa personale da diradare, negli ultimi tempi, gli impegni espositivi. Tra i frutti di questo training certosino, i mandala “disegnati” incollando capelli femminili su scolastici quadretti. Una tricofilia à la vogue confermata nelle foto dove, tra folte chiome viste di nuca, spuntano occhiacci di carta, un po’ King Kong incazzato un po’ gorgonico cugino It.
Rivoltando magrittianamente la frittata umana, il flegreo resta dentro gli schemi dello sfalsamento percettivo, puntellandosi su un’ironia arricchita -precisa la critica- da un nocciolo di malinconia. Anche per un passato del quale, contrariamente a quanto promettono le videocassette Scotch, non resterà traccia: irrisione al conato eternatore tanto della tecnologia quanto dell’arte, che preserva sotto teca un variopinto mucchio di elastici e un copertone di bicicletta moscio, plasmati in vile plastilina. Fallacia, manipolazione: il concettuale (ben)servito dall’artigianato. S(ine) nob(ilitate).
Lorenzo Scotto di Luzio - Senza titolo - 2007 - plastilina in teca di plexiglas - cm 10x80x80 - courtesy Galleria Fonti, Napoli
Gira gira, una cigolante “macchina celibe” assoda una gran bella verità: siamo tutti nipotini di Duchamp, e vogliamo bene pure a zio Tinguely. Da un lato l’elefantino di peluche impiccato sulla vecchia tinozza, dall’altro il cannone a mantice che ogni quarto d’ora spara palle di fumo: metaforico?
Superando la meccanica del ready-made, LSdL s’attiva personalmente nei video. Con una faccia da Bacon flashato in Whoever However Wherever, convulsa denuncia del disagio della civiltà ritmata dalle suonerie dei cellulari, analoga ai precedenti attacchi di panico. O nei panni vagamente Sixties del “giustiziere” di Babbi Natale in Non credo ci voglia granché per diventare un pagliaccio bugiardo, sit-com di un’esecuzione con contrappasso, giacché il rubicondo fantoccio -che, a guisa di topo d’appartamento, s’appresta a scalare la facciata d’un palazzo- viene eliminato con un fucile giocattolo, la cui detonazione western amplifica la ridicolaggine dell’impresa (a quando l’auspicato sterminio dei nani da giardino?).
Lorenzo Scotto di Luzio - Non credo ci voglia granché per diventare un pagliaccio bugiardo - 2007 - fotogramma da video - 2'52'' - courtesy Galleria Fonti, Napoli
Il gioco si fa duro quando il virus della violenza entra nel corpo della cultura: accade in Tableaux vivants, prova di maggior sostanza, nella quale l’irruzione di un gruppo di terroristi nel Madre innesca una lotta “danzata” tra centauri e lapiti postmoderni, a tratti bloccati in pose plastiche evocanti cinema, media, pittura e scultura. Una ferocia “pulita” e irreale, intelligentemente depotenziata dalla ricercatezza estetica e dalla disciplina marziale. Un lavoro che ha sollevato, o avrebbe voluto sollevare, scontate polemiche. Chissà, forse la vera provocazione di Scotto di Luzio, attesa a prescindere da pubblico e critica ormai traviati da anni di cattelanismo, è consistita in questa capziosa induzione al martirio dell’artista. Maramaldesco.

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anita pepe
mostra visitata il 27 ottobre 2007


dal 27 ottobre 2007 al 7 gennaio 2008
Lorenzo Scotto di Luzio
Madre – Museo d’Arte Donna REgina
Via Settembrini, 79 (zona Duomo) – 80139 Napoli
Orario: lunedì, mercoledì, giovedì e domenica ore 10-21; venerdì e sabato ore 10-24
Ingresso: intero € 7; ridotto € 3,50; lunedì gratuito
Info: tel. +39 08119313016; www.museomadre.it

[exibart]

32 Commenti

  1. ecco – come accadrà a trevisani, vascellari, gobbetto, cattaneo e de pedro(chi?) – un artista inconsistente che ci si è dovuti sorbire per circa cinque anni, prima che l’italietta della critica capisse che non doveva nemmeno incominciare (anche se non è detto che lo vorrà capire)

  2. Duchamp è andato un attimo a pagare il conto, e Bacon si sta sistemando allo specchio in bagno; appena tornano gli faccio vedere il ricambio che cercavano per il loro tandem.

  3. è un ottimo artista che da anni fà un buon lavoro, magari fuori contesto, ma ha sempre avuto buone idee…

    criticare è facile!

  4. anche scrivere è fàcile. se questo è lo spessore dei suoi supporters, Scotto di Luzio ha poco da stare allegro

  5. Mi trovo quasi sempre in sintonia con anita, ma su lorenzo scoto di luzio nn sarei così duro. Anzi. Purtroppo nn ho avuto modo di vedere la mostra di napoli, ma sia nelle opere in fiera ad artissima sia in una sua vecchia copertina x exibart, sia nella foto che tempo fa stava sul sito di trussardi ho sempre trovato una deliziosa vena disincantata, che forse pecca un po’ di nazional popolarismo, ma nn mi sembra affatto male.

  6. anita pepe si è montata la testa. La trovo veloce e sbrigativa nella lettura. Ricordate l’inizio della recensione A Rachel Whiteread: “te piace o’ presepio”. a sottolineare che la scultura paesaggio poteva ricordare un presepe. Ebbene? E se pure lo ricordasse? Perchè tale velocità? Non si guarda così l’arte, ci vuole meno presunzione. Ed Ora Scotto di Luzio che assomiglierebbe a Tinguely, a Duchamp (e chi non ha preso da duchamp(?)). E poi Cattelanismo. Cara Anita, esci dalla redazione del Roma, guardati attorno, invece di prendere subito la Circumvesuviana per tornare a casa. vai a riguardare le mostre, respira profondamente, pensaci un po’ di più e fai meno il personaggio controcorrente.
    Il mio è un elogio alla lentezza. All’analogico, alla riflessione, al non appiattimento.
    Mio modesto parere

  7. Meu deus, troppo onore… occhi anonimi mi scrutano nel buio, mi osservano a distanza, conoscono le mie abitudini (a quanto pare, non abbastanza, visto che non mi hanno ancora frugato nelle tasche per contare il danno che ho fatto al Madre in termini di numerosi biglietti gratuiti)… c’è davvero di che montarsi la testa! Mi chiedo: ma un detrattore anonimo ha lo stesso valore di mercato di un ammiratore segreto? E può tessere l’elogio della lentezza una persona che ha tempo e memoria lunghi, ma non trova cinque minuti in più per apporre la propria firmetta?

  8. la lentezza? bleah!
    lo dice pure Nietzsche (“mai fidarsi dei pensieri che vengono da seduti”)

  9. scusate, ma perchè non fate semmai una critica costruttiva sull’articolo anzichè sparare a zero – parlando di fatti privati che non c’entrano nulla sul rendiconto di una mostra – contro una persona che sta semplicemente svolgendo il proprio lavoro, ossia il critico d’arte?
    è poi una colpa muoversi coi mezzi pubblici? influisce sul comprendere o meno una mostra?!
    pregiudica lavorare per una testata locale? si è meno seri per questo?
    non credo proprio!

  10. vado via da Napoli, mi collego a exibart per vedere che succede nella mia città e trovo lo stesso veleno di sempre.
    Questa non è critica e non è arte, è solo un massacro sintomo di una smisurata frustrazione.
    Se da un lato il concettuale ci ha rotto le balle, dall’altro anche la critica feroce contro tutto ciò che è pubblico ha stufato.

  11. Capisco che è scomodo essere altrettanto “sinceri” quando si tratta di critiare mostre private perchè si alterano i rapporti economici o di amicizia con il giornale (e quindi per il giornalista sono dolori !)però pur condividendo l’articolo, non posso dar torto a chi visti i precedenti lo reputa fazioso.E comunque che la giornalista prende il tram o la funicolare e che l’artista sia tristo o vecchieggiante non ce ne frega un beneamato a nessuno.

  12. Cosa mi tocca leggere! Un vero e proprio attacco ad personam! Complimenti all’anonimo commentatore per la critica perfettamente argomentata! Guarda, davvero volevamo metterci tutta la buona volontà per apprezzare la mostra di Lorenzo Scotto di Luzio. Se un artista autoctono riesce a fare un buon lavoro sul suo territorio e per giunta in uno spazio pubblico, noi non possiamo che esserne orgogliosi. Ma in questa occasione ci si aspettava di più, e non a torto, vista la valida produzione precedente. Per fortuna esiste ancora uno spazio di libertà in cui poter esprimere un dissenso.
    Caro detrattore, si sa che l’onestà intellettuale è ormai cosa rara a questo mondo, ma c’è ancora qualcuno che può vantarla. Anacronistico? Può darsi, visto che oggi è molto più semplice e redditizio fare buon viso a cattivo gioco.
    Vedi, in fondo la nostra è una piccola comunità dove si intrecciano relazioni ed amicizie e credimi, non è semplice mantenersi lucidi e distaccati quando si fa una critica. Dunque, tanto di cappello a chi ci riesce e con ottimi argomenti!
    Anita cara, resta orgogliosa della tua onestà e ‘non ti curar di loro ma guarda e passa’…

  13. Riprendo la parola per ringraziare i colleghi che in questi giorni mi hanno espresso, sinceramente e affettuosamente, la propria solidarietà. Il che non vuol dire un appiattimento su posizioni critiche opinabili e confutabili, ma semplicemente la constatazione di un clima asfissiante o, quanto meno, preoccupante e triste, visto che gli unici argomenti opposti a quello che è un normalissimo articolo, e non il responso dell’oracolo delfico, si risolvano nel codardo motteggio di una routine quotidiana che, come giustamente ha scritto un lettore, non suscita alcun interesse. Spiace che la sezione Commenti di Exibart, teoricamente piazza di scambio e confronto di idee, sia diventata una palestra per oziosi traboccanti livore, i quali, sprovvisti di rispetto per l’altrui e il proprio lavoro, di meglio non trovano che paragonare il loro prossimo a se stessi. Spiace anche per Lorenzo Scotto di Luzio, cui certo non fanno onore ‘paladini’ di tal risma (che ritengo abbiano agito a sua insaputa), la cui meschinità lascia passare in secondo piano il dibattito critico sulla sua personale, che invece sarebbe stato auspicabile. Così come spiace che una semplice mostra – che è, come tutti sanno, semplicemente un episodio nella carriera di un artista, vecchio o giovane che sia – abbia perso la funzione cui naturalmente sarebbe destinata – ovvero quella di occasione Culturale – per diventare casus belli in un’aia di galli (o galline) da combattimento che si spennano e si beccano in un frullar d’ali, tacchini dal collo così gonfio da strozzar nella glottide qualsivoglia parola di senso compiuto, santuffiziali pronti a scagliare interdetti. Dov’è finita la benedetta pars costruens? E magari sono gli stessi ipocritamente pronti a stracciarsi le vesti sfogliando ‘La Casta’, grilli da blog fuori e gattopardi dentro. A chi mi accusa di faziosità o, peggio, di familiarità col deprecabile vizio partenopeo di azzannare le istituzioni oppongo, invece di inutili chiacchiere, alcune recensioni precedenti, a meno di non ipotizzare che siano state scritte da un soggetto schizoide o dedito a insane pratiche di alienazione chimica (ma qui, purtroppo, si scade di nuovo nel personale). In ragione di ciò, appare retorica la domanda: in chi si annida il vero pregiudizio (senza l’orgoglio della firma), nella sottoscritta o in chi nella sottoscritta crede di vedere COMUNQUE un ‘personaggio’ (e non una persona) per forza contro? Come ha scritto giustamente Mara, se un napoletano fa qualcosa di buono, o se a Napoli si fa qualcosa di buono (e soprattutto si riesce ad esportarlo) ne godiamo tutti. Il disfattismo lo lasciamo ad altri, ovvero ai detentori di questa “mentalità” ciecamente elitaria e boriosa, i quali, piuttosto che pensare a costruire il sistema dell’arte, pensano a salvaguardare ‘o sistema. Senza occuparsi dell’arte.

  14. Solidarietà ad Anita Pepe. A me mi sembra (a me mi non si dice ma però ecc.) che qui ci sia solo la pecoreccia volontà di fare il bastian contrario per il volgare ma diffuso motivo di avere i wharoliani 15 minuti di celebrità. E se uno si accanisce in questo modo contro chi si è conquistato col suo lavoro la stima di un pubblico e il prestigio in un settore, ancora meglio. Se critica ha da esse, ha da esse costruttiva. E qui non lo è. DIMOSTRATELO che la mostra era ottima e la critica fallace, esattamente come Anita ha dimostrato il contrario. E fatelo con nome e cognome, visto che in questo caso la pur ammissibile provocazione dell’anonimato perde valore, dato che gli attacchi vanno sul personale. Altrimenti queste alzate di voce sanno tanto di black bloc, che vogliono farsi vedere spaccando vetrine, ma poi pensano bene di non farsi riconoscere mettendosi dei passamontagna. E ahimé intorno all’arte di questa turpe marmaglia ce n’è pure troppa.

  15. No, proprio no. Un attacco personale che menziona abitudini e particolari privati è davvero INACCETTABILE. Un’odiosa e INGIUSTIFICABILE invasione di campo, un INTOLLERABILE travalicamento dei confini. Ma ben al sicuro dietro l’anonimato! Rispetto e lealtà non sono solo parole, sono presupposti irrinunciabili, di cui evidentemente l’anonimo commentatore non conosce e non pratica il significato.

  16. ma che cosa è tutto sto casino! Che levata di scudi! Ma che avrà detto mai l’anonimo IO.
    Poi: vi scandalizzate dell’anonimato. Ma se su exibart i comenti, per il 90%, da sempre, sono anonimi.
    E ripeto ma cosa è stato detto di così grave? Che se critica negativa ci deve essere deve essere argomentata senza dire questo sembra quello e quello sembra questo. Gli artisti mica sono inventori. E’ un’opinione. Null’altro.
    Madonna a Napoli quante chiacchiere che vi piace fare. A me Io è simpatico. Ha tirato un bel sasso nello stagno (evidentemente)
    Mamma mia! Relax!
    Deve essere dura la città. O no?

  17. Il tentativo non era di screditare nessuno, ma di entrare all’interno del merito di un modo di leggere e di vedere l’arte. Riguardo i mezzi pubblici, nessuno spia nessuno o condanna chi li usa, era un modo per sottolineare il fatto che a volte, tra il tanto lavoro di redazione e la voglia di ritornarsenae in fretta a casa perchè giustamente stanchi, si finisce per essere un po’ veloci nel giudizio e di dimenticare di fare alcune cose, tra cui riguardare con calma ed in solitudine, non nel casino del post conferenza stampa, una mostra.
    Mi meraviglia che tutti stiano a discutere (tutte principalmente) dell’esempio riguardo mezzo di trasporto e dell’invasione nella vita privata di qualcuno – cosa minima, utilizzata giusto per sottolineare un concetto – e nessun altro della velocità con cui si stroncano gli artisti e le cose che si fanno in questa città.
    Scotto di Luzio è un artista che lavora da un po’ e gode di tanto rispetto in Italia e comincia a goderne anche all’estero e sarebbe opportuno, a mio modesto parere, argomentare di più e con più dedizione, anche citando, come ipotesi di confronto critico, altre sue esperienze e lavori e mostre etc etc.
    Mentre, cosa tipicamente all’italiana, appena cacci un po’ la testa, bum, cercano di tagliartela. Non sono né il cugino né il fratello di Scotto, non lo conosco, conosco e mi piace l’arte, sono solo uno un po’ stufo delle stroncature tout court.
    Soprattutto se, in un’Italia dell’arte così spostata al nord l’unico artista che finalmente e con tante difficoltà riesce un po’ ad emergere viene buttato così in fretta giù dalla torre.
    Non è Scotto di Luzio, solo perchè a esposto nel Museo più odiato di Napoli, che deve essere messo così sotto la lente d’ingrandimento.
    E alle pseudocritichine d’arte che hanno commentato così inviperite, sorprese, etc etc., dico: avreste fatto bene (sfogliando un po’ exibart e vedendo di cosa si sono occupate) ad essere dure e rigorose con molti degli artisti recensiti in passato.
    Riguardo l’anonimato, su exibart conta il pensiero! I commenti anonimi hanno fatto parte della fortuna e della diffusione di questo giornale

  18. mi sembra che i riferimenti alle precedenti esperienze di scotto di luzio non manchino. mi sembra anche, caro ‘io’, che tu abbia letto frettolosamente l’articolo, perché non è una stroncatura impietosa, a differenza di ciò che è stato fatto da buona parte della stampa locale (vedi il Mattino).mi sembra che tu definisca troppo sbrigativamente il Madre ‘il museo più odiato di Napoli’:basta col vittimismo e, se è vero, chiediti il perché… forse perché è un carrozzone mangiasoldi gestito in modo clientelare che propone mostre vecchie,inutili e dispendiose in un’area falcidiata dal degrado.non esporta né produce cultura ed è desolatamente vuoto.ovviamente di questo non gioisce nessuno,perché se ci fosse la REALE capacità di far prosperare il Madre se ne gioverebbe una buona fetta della città.la verità è che del Madre non gliene frega niente a nessuno e che è stato mollato pure da Bassolino,che in questo momento ha altro per la testa.
    non è detto che critici e giornalisti, come evidentemente fai tu, vedano le mostre solo nel giorno dell’inaugurazione,ma di questo non devono dar conto a te.
    ma soprattutto è inaccettabile che tu dica che sono stati i commenti la fortuna di Exibart,perché in questo modo sminuisci il lavoro di tanti collaboratori che da anni lavorano per assicurare alla testata una copertura ampia e rigorosa degli eventi. critichine comprese.

  19. Ma che noia stare difendere un artista a prescindere, perché “finora ha fatto bene” o -peggio- perché “è uno del sud”. Chissenefrega, dai. E poi l’artista non è mica un operaio. L’artista deve lasciare il segno e deve farlo con la mostra in questione. Altrimenti pollice verso. Come succede in tutto il mondo.

  20. Lo vedi dove sbagli, Io? Confondi la forma con la sostanza. In questo sei identico a quel tizio che ha fatto morire il cane perché secondo lui così faceva “arte”, che nobile scopo! Io non sono permalosa, semplicemente faccio questa differenza. Distinguo la forma dalla sostanza. L’attacco ad personam richiede non solo delle motivazioni assolutamente valide, ma anche dei comportamenti adeguati. Come firmarsi, pena essere tacciati di vigliaccheria. Mi spiace ma è così, indipendentemente dal fatto che Scotto di Luzio sia un genio o no. E’ evidente che sei una persona totalmente priva di qualsiasi capacità argomentativa, se definisci l’intrusione nella vita privata di una persona “cosa minima, utilizzata giusto per sottolineare un concetto”. Eticamente è importante il fatto che non si sia rispettata una regola, guiridicamente è importante quale regola non si sia rispettata. Io sono una cittadina, e non una giudice della corte suprema, per cui a me non me ne frega niente se la cosa è minima: quello che mi frega e che ti sei permesso di invadere la vita privata di una persona con i tuoi commenti, e questo per tua informazione è alquanto disdicevole. Un altra cosa di cui, in questo caso Anita, ha fatto bene a fregarsene è questa: “Scotto di Luzio è un artista che lavora da un po’ e gode di tanto rispetto in Italia e comincia a goderne anche all’estero e sarebbe opportuno, a mio modesto parere, argomentare di più e con più dedizione, anche citando, come ipotesi di confronto critico, altre sue esperienze e lavori e mostre etc etc.” Una mostra va valutata come tale, punto. Se ti interessano le ricognizioni storiche, comprati un libro e stattene a casa a leggere, invece di collegarti a Internet e sproloquiare su Exibart. Tra l’altro affermi: “Soprattutto se, in un’Italia dell’arte così spostata al nord l’unico artista che finalmente e con tante difficoltà riesce un po’ ad emergere viene buttato così in fretta giù dalla torre.” Vorrei informarti, così en passant, che le “pseudocritichine d’arte” non sono razziste come te, e se ne fregano se un artista è del nord o del sud. Stupito?. Stai a fa’ a gara, va a gioca’ a calcio. Altra cosa: “avreste fatto bene (sfogliando un po’ exibart e vedendo di cosa si sono occupate) ad essere dure e rigorose con molti degli artisti recensiti in passato”. E’ chiaro che non ti rendi conto di quale durezza e rigorosità si opera già nel fatto di scegliere di recensirli. Se vuoi qualcuno che raccatti monnezza “artistica” in giro per poi fare una specie di arena di gladiatori in cui tu ti diverti a prendere le parti come al circo massimo, vatti a cercare qualche altro portale, ce ne sono tanti sulla rete… Qui le persone cercano di fare le cose sul serio, che tu ci creda o no. E soprattutto, se pensi che “riguardo l’anonimato, su exibart conta il pensiero”, conta il pensiero in senso elevato, non tutte le meschine cattiverie che tu pensi delle persone. Secondo me, devi essere uno che pagherebbe per fare lo “pseudocritichino d’arte”; mi spiace dirtelo, ma solo perché a te piace l’arte non significa che tu piaccia a lei.

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