03 marzo 2010

fino al 15.V.2010 Eduard Winklhofer Roma, Maria Grazia del Prete

 
A cavallo tra visione zenitale e frontale, gli “oggetti” di Winklhofer sperimentano il dialogo tra le dimensioni. E offrono nuovi punti di vista. Una serie di lavori che si spinge al di là della ricerca segnica...

di

La fascinazione per lo spazio di Eduard Winklhofer (Voitsberg, 1961) viene da molto
lontano, da quando l’epopea dell’uomo sulla Luna ha marcato un segno indelebile
nel suo immaginario, tanto che è possibile riconoscerne gli influssi anche in
quest’ultima serie di opere, che si sviluppano dallo studio dei rilievi
cartografici delle città europee bombardate durante la Seconda guerra mondiale,
da Dresda a Berlino fino a Verdun. Ma si potrebbe benissimo prenderli per
paesaggi siderali.
I supporti prescelti sono grandi fogli di carta ruvida o
recuperata, lavorati a carboncino o grafite per riprodurre esattamente porzioni
di territorio distrutto dalle granate, quindi bucato, lacerato, anche
fisicamente martoriato dal gesto dell’artista che mira a rievocare, con
l’energia del segno, la tragedia insita in una rappresentazione apparentemente
oggettiva come una carta geografica.
I disegni, esposti uno sopra all’altro come i fogli di un
album, creano una nuova entità tridimensionale e, allo stesso tempo, presentano
solo il primo foglio. Quasi un invito per il visitatore a toccare con mano e a voltare
le pagine di una storia ormai passata, ma che tuttora si rinnova.
L’allestimento ridotto all’osso li presenta appesi con due chiodi alla nuda
parete bianca e immediatamente catalizza l’attenzione verso di loro,
alimentando un’inconscia richiesta di spiegazioni.
Eduard Winklhofer - Dresda - 2010 - disegno a carboncino (a sinistra) / Porto - 2010 - disegno a carboncino (a destra) - courtesy Maria Grazia del Prete, Roma
Realizzandoli in orizzontale dunque, ma esponendoli in
verticale, con un voluto ribaltamento del punto di vista e scegliendo il
monocromo grigio o bianco, Winklhofer ha soprattutto prestato attenzione alla
minima variazione tonale, come un novello Pollock, che ha reso mezzo privilegiato
della sua indagine il segno, tutto teso al momento esecutivo vero e proprio,
senza inutili orpelli o distrazioni.
Ricordo delle recenti installazioni realizzate
dall’artista a Berlino, Vienna, Monaco e Amburgo è lo spazio dedicato agli “oggetti
di uso quotidiano
”,
nella fattispecie una sedia rotante, appesa al soffitto con del fil di ferro, e
una bottiglia molotov, e soprattutto un’opera parietale site specific in cui
Winkhlofer riprende il tema dei tavoli, da lui già indagato, che qui vengono
risparmiati dal fondo dipinto di nero ad acrilico e connessi tra loro a
ricreare una superficie articolata.
Eduard Winklhofer - Senza titolo - 2010 - intervento parietale (acrilico) - courtesy Maria Grazia del Prete, Roma
La reiterazione e l’affastellamento degli elementi non li
svaluta; anzi, l’invito è a scoprire le singole identità degli “oggetti”
esposti, tutti alla ricerca di una propria esistenza nello spazio
tridimensionale e di una propria autodeterminazione.

chiara ciolfi
mostra visitata il 17 febbraio 2010


dall’otto febbraio al 15 maggio 2010
Eduard
Winklhofer
a cura di Aldo Iori
Galleria
Maria Grazia del Prete
Via di Monserrato, 21 (zona Campo de’ Fiori) – 00186 Roma
Orario: da martedì a sabato ore 11-15 e 16-20
Ingresso libero
Info: tel. +39 0668892480; info@galleriadelprete.com;
www.galleriadelprete.com

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