25 marzo 2010

fino al 4.IV.2010 Tracey Emin Roma, Lorcan O’Neill

 
Dove la mostra è la messa in mostra di se stessi. Dove non ci sono confini fra intimità pubblica e privata. E dove il dramma dell’aborto viene affrontato in galleria. Mica solo tende e letti disfatti...

di

Con una delicatezza intima e irriverente, Tracey Emin (Londra, 1963) torna per la terza
volta negli spazi trasteverini di Lorcarn O’Neill, affrontando i temi della
morte e della sessualità per metterne in scena il consueto passato biografico
in chiave artistico-contemporanea. Protagonista della sua vita con dolori,
sofferenze ed emozioni, ha sempre messo tutto in discussione con una velatura
poetica che si lacerava alla sola esuberanza della trasgressione di raccontare
tutto quello che non avresti visto se non fossi stata Tracy Emin. A partire
dall’esposizione del proprio letto disfatto e cosparso di pregnanti “ninnoli”
femminili, fino ai neon dai colori pastello, ai video e ai ricami, Emin non si
dissuade dall’utilizzare tutti i media possibili per comunicare le sue
esperienze, impazienti di essere comunicate.
Con Why Be Afraid torna a parlare dell’aborto con una nuova
selezione di otto monoprint su carta che, esposti nel secondo spazio della
galleria, sfruttano il distaccamento dai ricami e dal video, esprimendosi in un
linguaggio chiaro quanto visibilmente frastagliato dalla tecniche adottata:
lembi di segni nerastri strascicano su di un foglio le gambe sottili di un
corpo femminile, dal cui ventre fuoriesce un rigagnolo livido e secco, impresso
dal ricordo dell’inchiostro. Come una bambina che approccia la rappresentazione
del mondo con la naturalezza di un tratto grafico, Emin sembrerebbe voler
comprimere nella passività di quel tratto le esperienze traumatiche che hanno
colpito la sua vita.
Tracey Emin - Why Be Afraid... - veduta della mostra presso la Galleria Lorcan O’Neill, Roma 2010
Non si tratta infatti di schizzi diretti, ma di inchiostro
impresso, in cui il tratto finale dalla matrice passa su carta, quasi a
testimoniarne il ricordo. I corpi esili di Not Feeling Good e Still Dead appaiono in tutta la loro
crudezza, seppur da lontano sembrano addolcire lo sguardo dello spettatore
voyeur che si avvicina per comprenderne la posizione. Non c’è nient’altro da
raccontare se non ciò che già è reso abbastanza esplicito sia dal tratto che
dai titoli.
In galleria invece i ricami su calico come su cotone
lasciano tirare un leggero sospiro di sollievo. La maternità indaga la
psicologia labile dell’artista, che nel video No Love You’re Not Alone posa nuda con il ventre e il
petto coperto da un dolce micio che carezza e tiene stretto in grembo, come una
mamma fa con un neonato. Vicino al video, una serie di piccoli lavori
suggeriscono l’idea di una maternità sfiorata, in cui una figura femminile dal
seno scoperto abbraccia il disegno di piccolo infante.
Tracey Emin - We Sat There - 2010 - ricamo su cotone - cm 21,6x23,6
Ma la prima sala della galleria in realtà serba qualcos’altro,
e questa volta le piccole dimensioni non contano: The Annunciation ricama su calico la stilizzazione
del messaggio divino di Beato Angelico, esaltandone i fiori in centro. Il percorso della
mostra passa così dalla religiosa maternità alla perdita brutale del suo
concepimento. L’acrilico su tela spezza la monocorde linea sottile di nero che
racconta le antitesi della vita di una donna per ricordare le ispirazioni
stilistiche di Emin: anche qui, però, la freddezza essenziale dei tratti
riproduce una donna scarna di quell’espressionismo da cui prende spunto, per
mostrarsi “ancora lì” (I’m Still Here, 2009).
A concludere la mostra non poteva mancare un neon rosa
confetto a suggellare I Think I Love you, sigillando la domanda della mostra, quasi ad
esortare lo spettatore in una vita migliore (della sua?).


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dal 19 febbraio al 4 aprile 2010
Tracy Emin – Why Be Afraid…

Galleria
Lorcan O’Neill

Via Orti
d’Alibert, 1e – 00165 Roma

Orario: da
lunedì a venerdì ore 12-20 e sabato ore 14-20

Ingresso
libero

Info: tel. +39
0668892980;
mail@lorcanoneill.com; www.lorcanoneill.com

[exibart]

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