09 aprile 2010

fino al 30.IV.2010 Matteo Basilè Roma, EmmeOtto

 
Varchi verso mondi fantastici, popolati da personaggi bizzarri. Artificio e natura, visioni spiazzanti e tragitti culturali si intrecciano, da Fellini a Pasolini. È la “fotografia” di Basilé...

di

È al
monito profetico di Saints Are Coming che Matteo Basilè (Roma, 1974) ci aveva abituati. Presentandoci la
comunità dei freak tre anni addietro, l’artista capitolino aveva avviato un
processo di esplorazione perversa alle radici del bello, del sacro e del
profano. Non c’è vena dissacrante nell’esibire barocchi outsider, pose
desadiane e personaggi transgender; la sua è un’operazione calibrata tra
l’umano e l’architettonico, l’individuo e lo spazio.
È una
mutazione quella a cui va incontro in questa occasione che, anziché porre un
punto di arrivo al percorso precedente, ne avvia un altro, porta al bivio e vi
lascia l’osservatore indeciso. Non è un caso che la galleria presenti opere dei
“primi” Saints accanto a quelle più recenti. I santi sono mutati, e così il rapporto
individuo/spazio circostante.
Basilè
sceglie spesso la spiazzante bellezza e l’allure di giovani modelle con le quali
sostituisce l’”uomo comune”, la persona, conosciuta o meno, e il
personaggio che era soggetto privilegiato delle precedenti opere. Matteo Basilé - L’ultimo respiro del moro - 2010 - c-print su alluminio + plexiglas - cm 180x120Mutano gli
spazi di accoglienza, non più luoghi criptici e dimore sfarzose ma orizzonti
aperti, esotici, abbaglianti come la luce artificiale di un flash che rende
patinata la bellezza naturale, umana e non. Tornano alcuni degli elementi che
fungono da ponte nelle varie produzioni, oggetti spiazzanti, animali incoerenti
che appaiono alle spalle del soggetto ritratto.
Come
anticipa l’artista, si prefigura un cambiamento ulteriore: una scena corale che
raccolga all’unisono più soggetti e ampli ancor più gli orizzonti della
visione; un occhio di riferimento agli scenari rinascimentali delle sfrenate
battaglie ritratte da Paolo Uccello. Il grande formato delle fotografie è quindi il mezzo
prediletto per offrire al visitatore l’impressione di una finestra di irrealtà
in cui buttarvisi. La scelta di porre le opere ad altezza uomo giustifica la
prospettiva imposta al visitatore.
Dal
corridoio d’ingresso all’ultima sala si prende visione di uno spazio di
transizione, in cui il soggetto ritratto mostra la cifra dell’evoluzione del
concetto: la bellezza del mostruoso, del femminino, dello stravagante e dunque
estraneo. Tanto apparteneva ai freak di prima maniera quanto ora appartiene al
fascino inconsueto per queste bellissime donne vestite di abiti straordinari,
scenici. Protagonisti anch’essi, con il loro cromatismo simbolico comunicano
meno lo sfarzo del tessuto quanto più agiscono a livello di forma nella
rappresentazione. Ed è, quella di Basilè, a tutti gli effetti una pennellata di
colore digitale.
Bonito
Oliva e Francesco Petrucci riconoscono l’influenza della pittura nelle sue
opere: l’eredità di famiglia (Cascella, ché Basilè) è ben chiara. Basilè la rielabora a
proprio modo: a un approccio fotografico, che ricorda Sam Taylor-Wood, unisce un amore per la pittura
rinascimentale che rende con zelo neobarocco e che fa convivere grazie al
digitale. Come accaduto in precedenza, EmmeOtto sceglie di non esporre
etichette informative e il percorso diventa un aggirarsi in uno spazio di
visioni, tra orizzonti e prese oniriche, si contano le finestre, quanti sono i
quadri per accedere ai differenti paesi delle meraviglie.

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mostra
visitata il 19 marzo 2010


dall’undici marzo al 30 aprile 2010
Matteo
Basilè – The Saints Are Coming. Last act
Galleria EmmeOtto
Via Margutta, 8 – 00187 Roma
Orario: da martedì a sabato ore 11-14 e 15-20
Ingresso libero
Testo critico di Francesco Petrucci
Info: tel. +39 063216540; fax +39 063217155; info@emmeotto.net;
www.emmeotto.net

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13 Commenti

  1. questo surrealismo pop risulta stucchevole al pari (forse piu’) dell’ikea evoluta,propaggine dello smart relativism (forma cool citazione colta). abbiamo veramente bisogno di questi piccole fughe delidenti??? Allora non e’ meglio un buon film? e se vogliamo arredare una parete di casa, ci sono studenti usciti dall’accademia che con photoshop fanno di tutto. Andiamo da loro, risparmiamo e li aiutiamo.

  2. Ahahahahah. Luca Rossi invece di sproloquiare cerca di argomentare. Non è obbligatorio amare Basilé, ma forse invece di inventarsi pseudo critiche pretestuose sarebbe meglio rimanere in silenzio. Con il tuo sistema si può parlare male di chiunque, senza dire realmente niente…

  3. Illustre signor Rossi, questo suo commento ha il medesimo odore di certi anziani chiusi in casa con la vestaglia davanti al televisore.
    Se come ho letto più volte, lei cerca un linguaggio nuovo, questo mi dispiace deluderla, non lo è. Commenti di questo genere li si può ascoltare da anni il lunedì mattino in qualsiasi bar. Non c’è una critica che spiega con parole comprensibili perché a lei questa mostra non è piaciuta.
    Perché queste immagini le risultano stucchevoli.
    Dall’alto della sua cultura dovrebbe anche spiegarmi dove secondo lei bisognerebbe appendere dei quadri, se non alle pareti di casa.

    “Il cinema racchiude in sé molte altre arti; così come ha caratteristiche proprie della letteratura, ugualmente ha connotati propri del teatro, un aspetto filosofico e attributi improntati alla pittura, alla scultura, alla musica.” (Akira Kourosawa)

  4. mi sembrava di aver argomentato. Basile’, in questa mostra, come al padiglione italia 2009, e’ bravissimo nel proporre foto di scena prese dai set di film fantasy e intriganti. Ad oggi questa pratica risulta troppo facile e spuntata rispetto ad un tipo di arte che dovrebbe contenere “tensione”. Le sue opere sono conformi ad un ordine desueto e assimilato. Il contemporaneo deve contenere una sfasatura con il proprio tempo, se no diventa decorazione rassicurante.Allora, sono meglio case vuote.

  5. Veramente per trovare cose fantasy e intriganti basterebbe fermarsi ad alcuni bei trailer cinematografici. Le foto di Basile’,con tutto rispetto, mi sembrano le foto dal set di alcuni film. Le guardo, dico ok, e poi queste foto si mimetizzano e spariscono. E il loro desiderio di mostrarsi non mi sembra consapevole di questo.

  6. Caro Luca Rossi dai commenti che fa lei neanche va a vedere le mostre che commenta con questa aria superiore… parla usando luoghi comuni e non aggiunge nulla e come dice Giovanni… a volte è meglio stare in silenzio…. soprattutto quando parla di photoshop… pop… foto di scena prese dai set di film fantasy, non è obbligato ad amare questo artista, ma credo che commenti come quelli che ha fatto farebbero ridere anche i suoi alunni d’accademia che con photoshop fanno tutto.

  7. Il fatto che un commento faccia ridere può essere positivo, ridere fa bene no?? O dobbiamo piangere ed essere tristi?
    Io ho espresso la mia opinione che non è il vangelo. Mi sembra di averla anche motivata. E non si tratta di commentare questa mostra ma tutto il percorso di un artista. Lo scrivo con rispetto per Basilè che avrà modo di riflettere, un percorso davanti e semmai mi farà ricredere in futuro.

  8. Non ha tutti i torti lucarossi, per me invece sono cose elementari, rivolte al solito pubblico di creduloni e quindi discutibili. Non si discute invece la bruttezza…
    Quindi non importa nemmeno quale tecnica usa se il risultato è questo.

  9. uno è libero di esprimere giudizi, tanto più che si parla di artisti che ci si ritrova sempre sotto agli occhi, la cosa discutibile è che tu pretenda che Basilè, o anche altri artisti, cambi per assecondare il tuo gusto, la tua teoria, la tua visione dell’arte. E’ un attegiamento tipico della critica diciamo affermata(ma anche del mercato) che tu in piccolo, ma senza troppa modestia, ci ripropini.
    Cosa “deve” fare il contemporaneo…Caro Luca c’è già chi da gli ordini ma tu sai stare bene in coda.

  10. non pretendo che nessuno cambi in base al mio volere. Pero’ mi piace raggiungere una maggiore consapevolezza su quello che ci circonda. Io propongo una tesi grezza.Se non esiste un confronto la mia tesi rimane la sola. E siamo tutti piu’ poveri, o piu’ ricchi nel silenzio. bho…

  11. Senza ombra di dubbio alcuni trailer cinematografici sono sicuramente intriganti. Non mi pare un problema e credo che nessuno dovrebbe sentirsi minacciato o sminuito da questo. L’arte, più che mai oggi, ma in realtà da sempre, arriva anche attraverso canali inaspettati. Dentro l’estetica di Basilé c’è sicuramente un immaginario cinematografico, come in mille altri artisti contemporanei (Crewdson, Casebere l’utlimo Erwin Olaf… ) non mi pare questo il problema. Io nel suo lavoro vedo il tentativo di ragionare sull’identità e sulla diversità, ed evidentemente le sue immagini su di me hanno un effetto che smuove qualcosa e mi stimolano continue riflessioni. A Luca Rossi probabilmente no, rimane però la sensazione che abbia deciso di considerarlo un artista poco interessante senza guradarlo con attenzione…Bene non è obbligatorio dedicarsi a Basilé e a nessun artista in generale, ma se si scrive una critica (anche solo sotto forma di commento) si dovrebbe cercare di argomentare un pochino meglio.

  12. la tua tesi rimane la sola che conosci e che ti interessa. Tra l’altro Basilè, che none esalta nemmeno me, è per te facile da criticare perchè non è del “giro” che ti interessa.

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