09 dicembre 2010

fino al 20.III.2011 Osvaldo Licini Torino, Gam

 
Una sensibilità antica, sospesa tra magia e astrattismo. Uno dei principali artisti italiani del Novecento. Ecco la sua esemplare parabola artistica. A Torino...

di

Spesso nella cultura
italiana ritorna il mito dell’artista notturno, stravagante e isolato, che
lavora solitario nella casa paterna, nascosto tra le case del suo antico borgo.
È una figura che ritorna spesso, soprattutto negli anni che precedono la Seconda
guerra mondiale e che rimane come substrato della vita della provincia italiana
per lungo tempo, fino agli anni ‘90 e forse fino a oggi. Sono figure che spesso
vantano nei loro primi anni di attività la militanza in qualche movimento
d’avanguardia, Futurismo in testa, e che raggiungono in vita, dopo un
volontario isolamento, importanti premi e riconoscimenti, venendo a
simboleggiare nella cultura italiana del dopoguerra l’incarnazione del mito
dell’artista pensoso.

La lista dei nomi
potrebbe essere molto lunga: Ottone
Rosai
, Carlo Levi, Scipione… E tra questi la parabola
artistica di Osvaldo Licini (Monte Vidon Corrado, Ascoli Piceno, 1894-1958):
adesione al Futurismo, partenza volontario per la Prima guerra mondiale, soggiorno
a Parigi, ritiro nell’Appennino marchigiano, militanza nell’astrattismo,
partecipazione alle mostre della Galleria il Milione di Milano, premi ed
esposizioni alla Biennale di Venezia.

La mostra alla Gam
di Torino, a lui dedicata, si sofferma sui cambiamenti di stile e di soggetto:
dai Draghi degli anni ‘30, dipinti astratti in cui su campi di colore
uniforme stanno segni e linee che richiamano metallo e allegri congegni
meccanici, per arrivare all’evoluzione del suo astrattismo lirico, sempre più
carico di visioni fantastiche e di poesia, tra la serie degli Angeli Ribelli
e degli Olandesi volanti.

È un segno, quello
di Licini, comune a molti artisti e intellettuali marchigiani, in primis
Leopardi, che il pittore amava, e che giunge fino a Enzo Cucchi, parlandoci sempre di visioni metafisiche e oniriche. Atmosfere
surreali, forse suggerite dal mare e dalle morbide colline. Questa sensibilità
fantastica va formandosi in Licini fin dagli anni della guerra, ed esplode a
partire dagli anni ’50, con la serie delle Amalassunte, lune umane dai
pensierosi faccioni, che sognano sospese in un mare astratto e in un cielo
rosso o blu.

La figura che ci
consegna questa mostra è quella di una sensibilità antica, cristallizzata in un
Italia oggi incomprensibile e forse molto distante. Nonostante il tentativo di
indagarne il mondo e l’attitudine, proponendo una presentazione di suoi libri e
letture, il suo gusto rimane distante e non evocato, difficilmente in sintonia
con la sensibilità contemporanea.

Questa distanza con
l’oggi è però forse un problema comune a molti artisti di quegli anni, di cui
forse, solo Giorgio Morandi, anche grazie all’attenzione
riservatagli da alcuni artisti internazionali, sembra essersi miracolosamente
salvato.

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dal 23 ottobre 2010 al 20 marzo 2011

Osvaldo Licini – I capolavori

GAM – Galleria d’Arte Moderna e
contemporanea

Via Magenta, 31 (zona Politecnico) – 10128 Torino

Orario: da martedì a domenica ore 10-18; giovedì ore 10-22 (la biglietteria
chiude un’ora prima)

Ingresso: intero € 7,50; ridotto € 6; gratuito il primo martedì del mese

Catalogo Electa

Info: tel. +39 0114429518; fax +39
0114429550; gam@fondazionetorinomusei.it;
www.gamtorino.it

[exibart]

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