08 febbraio 2011

fino all’8.V.2011 Roma e l’Antico Roma, Fondazione Roma

 
Il vero e l’immaginazione del vero si fondono e confondono. Suggestive gigantografie che affacciano su via del Corso e frecce rosse a terra conducono a un viaggio attraverso la Roma settecentesca...

di

La raffinata ed erudita mostra,
che racchiude un misto di opere d’arte e archeologia, privilegia studiosi e
appassionati, ed evoca l’importanza e la centralità di Roma nella cultura del
Settecento, offrendo spunti di riflessione sul valore del patrimonio
archeologico e sulla sua conservazione e restauro, temi oggi più che mai
attuali, sottolineati da efficaci pannelli informativi.

Nella penombra che accoglie
all’entrata, vedute e scorci ideali, “capricci”, più che visioni reali,
raffiguranti non Roma, ma l’idea di
Roma, una Roma sognata, arcadica e maestosa, introducono nell’atmosfera
dell’epoca. Sembra quasi di entrare nella Galleria
immaginaria con le vedute di Roma antica
di Giovanni Paolo Panini, di cui sono esposte alcune opere, come Rovine con statua equestre di Marco Aurelio.

Ci si aggira fra l’antico e il
moderno dell’epoca, moderno che con l’antico si confronta e si confonde, tra l’Erma di Pericle, rinvenuta presso Tivoli
sotto il pontificato di Pio VI, e una copia settecentesca formato souvenir del Laocoonte, considerato la summa della
scultura classica.

Tavole incise e acquerellate
conservano il ricordo delle magnifiche pitture della Domus Aurea, che con la
loro grazia influenzarono fortemente il gusto dell’epoca; grazie a queste
tavole è stata realizzata una suggestiva ricostruzione virtuale, ideata da
Stefano Borghini e Raffaele Carlani, della mitica dimora di Nerone, così come
doveva essere all’epoca in cui era abitata dall’imperatore, inondata di luce
radente che faceva scintillare le volte affrescate e intarsiate di pietre
preziose.

Prestigiosi sono i prestiti per
questa mostra, che hanno consentito ad alcune opere, come la meravigliosa Minerva d’Orsay, in onice dorato del
Louvre, divenuta icona della mostra, o la Testa
di Serapide
del Prado, o l’Athena Lemnia di Dresda, di rientrare a Roma dopo ben 200 anni. L’amore per
l’antico portò non solo allo studio e al restauro dei vetusti reperti, ma anche
alla falsificazione e al commercio: lo Stato Pontificio vietava l’esportazione
di opere, ma malgrado le misure adottate non si riuscì a impedire la
dispersione delle collezioni della nobiltà romana, che oggi ritroviamo in
diversi musei del mondo.

Esempio di commercio e
riproduzione in serie di opere antiche sono Giovanni Battista Piranesi e Bartolomeo
Cavaceppi. Dalla bottega del primo
provengono i due monumentali vasi esposti in mostra, realizzati con frammenti
antichi di cui era collezionista; del secondo sono in mostra alcune terrecotte
raffiguranti opere antiche da replicare: ogni viaggiatore voleva un po’ di Roma
antica da portare via con sé nel prosieguo del Grand Tour.

La mania della classicità è
evidente nell’incredibile Deser,
realizzato da Luigi Valdier, e acquistato da Carlo IV di
Spagna: un grandioso centrotavola formato da una sorta di foro in miniatura,
realizzato in marmi antichi colorati e pietre dure.

Il viaggio si conclude con
coloro che presero l’antico come modello, come Batoni e “l’emolo di Fidia
Canova. L’Amore Alato dell’Ermitage saluta il visitatore e lo lascia tornare al
presente, da un mondo onirico e raffinato, con un vago senso di nostalgia.

rosalia de rubeis

mostra visitata il 7 dicembre
2010


dal 29
novembre 2010 all’otto maggio 2011

Roma e
l’Antico. Realtà e visione nel ‘700

a cura di Carolina Brook e Valter Curzi

Fondazione Roma MuseoPalazzo Sciarra Colonna

Via Marco
Minghetti, 22 – 00187 Roma

Orario: da martedì a domenica ore 10-20 (la biglietteria
chiude un’ora prima)

Ingresso: intero € 10; ridotto € 8

Catalogo Skira

Info: tel. +39 06697645599; info@fondazioneromamuseo.it; www.fondazioneromamuseo.it

[exibart]

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