17 dicembre 2003

fino al 15.I.2004 Alberto Burri – Tra Materia e Forma Torino, Galleria Mazzoleni

 
Era il foyer di uno storico teatro torinese. Ora sono i tre piani di una galleria altrettanto storica. A Palazzo Panizza, scenario ottocentesco per un maestro del XX secolo…

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Ci raccontava un illustre amico d’infanzia dell’artista che la mamma spesso lo riprendeva bonariamente: “Alberto, perché non fai come Paolo, che studia. E invece di fare il dottore, stai a dipingere!”. Ebbene, sarebbe stato una perdita immane se Alberto Burri (Città di Castello, Perugia 1915 – Nizza 1995) avesse dato ascolto: perché in una fetta importante della storia dell’arte novecentesca c’è la sua firma. Per esempio, quando nel 1951 fonda con Ballocco, Capogrossi e Colla il gruppo Origine, dimostrando quanto l’etichetta di “informale” gli andasse stretta. Oppure quando al suo nome si legò il termine “materico”, derivato dal famoso saggio di Enrico Prampolini. Non è un caso, d’altronde, se a lui sono state dedicate tante monografie e altrettante mostre indimenticabili con curatori d’eccezione. 32719
Tuttavia, a Torino si doveva risalire fino al 1971 per trovare una grande personale, allestita in quell’occasione alla Gam. Vi hanno posto rimedio i Mazzoleni, esponendo ben una cinquantina di lavori, tutt’altro che minori, che coprono l’intero arco della produzione burriana. Si possono così ammirare (quasi) tutti i “periodi” creativi dell’artista umbro: dalle aurorali Tempere (1948) su carta ai Sacchi, che saranno la cifra distintiva e spesso riduttiva della sua opera. Del 1955 sono Combustione legno e Nero C.I.; poi ancora i Ferro del 1958 e del 1959, capolavori come Rosso plastica (1962) e Nero plastica L.A. (1963). È datata 1965 una piccola e potentissima Combustione, che insieme a due Bianco nero del 1968 e del 1969 traghettano verso ben nove esempi magnifici di Cretto bianchi e neri (1970 – 1979). Alcuni Cellotex coprono il decennio 1981-1990 e, infine, un grande risalto viene dato ai Nero e oro del 1993, grazie anche a un inedito.
In genere, e giustamente, non si ama la psicologia dell’arte e soprattutto la psico-biografia. Però pare impossibile e forzato prescindere, nella fattispecie, da un dato: laAlberto Burri - Bianco plastica - 1965 - plastica acrilico combustione su cellotex - cm 100x75 formazione medica di Burri. Il carattere organico che presiede al lavoro dell’artista sin dal 1946, quando nel campo di prigionia di Heresford cominciava a cimentarsi con la pittura, non nasce da una mera volontà di anti-figurazione. Ha ragione Francesco Poli quando ci ricorda che la matericità non è un espediente tecnico, ma l’essenza stessa del gesto pittorico di Burri, senza perciò divenire mero strumento nelle mani di un deus ex machina autoriale. Insomma, per divenire quel “classico del moderno” qual giustamente è riconosciuto, Burri non ha dimenticato la lezione d’anatomia: l’ha incorporata e l’ha incisa sul supporto, suturando sacchi, sfigurando plastiche, cauterizzando cellotex, ammiccando forme ginecologiche e andrologiche. Accenni di sadismo, almeno agli occhi di profani pazienti.

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mostra visitata il 1° novembre 2003


Alberto Burri – Tra Materia e Forma. Opere scelte 1948-1993
A cura di Anna Pia, Giovanni, Davide e Luigi Mazzoleni
Galleria Mazzoleni
Piazza Solferino, 2 – Torino
Orario: dal martedì alla domenica dalle 10 alle 12.30 e dalle 16 alle 19.30
Ingresso gratuito
Informazioni: tel. 011-534473; fax 011-538625
info@mazzoleniarte.it; http://www.mazzoleniarte.it/  
Catalogo a cura di Francesco Poli, € 30
Ufficio stampa: Irma Bianchi Comunicazione – Milano – www.irmabianchi.it


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