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Lorenzo Lotto
Il “Lorenzo Lotto” delle Scuderie del Quirinale prenderà in considerazione tutta la sua vicenda pittorica ed esistenziale (racchiusa entro il triangolo Treviso, Bergamo e alcune piccole cittadine delle Marche) evidenziando ed esaltando la poetica di un artista che, nato nel Quattrocento, riesce, in modo del tutto originale e autonomo, a conciliare gli elementi tradizionali della grande pittura della sua epoca con elementi già fortemente anticipatori dell’età barocca.
Comunicato stampa
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Nel 1509 giunge a Roma, chiamato da papa Giulio II, il talentuoso ma schivo trentenne Lorenzo Lotto. Si è lasciato alle spalle la tranquilla provincia veneta e marchigiana per il grande cantiere del classicismo rinascimentale in cui erano attivi i lombardi Bramante, Bramantino e Cesare da Sesto, i senesi Sodoma e Domenico Beccafumi, l’eccelso Michelangelo e, soprattutto, Raffaello con i suoi allievi, a fianco del quale il veneziano avrebbe dovuto lavorare.
Dopo neppure un anno, però, colui che si racconterà sessantaduenne “solo, senza fedel governo e molto inquieto nella mente”, abbandonerà ogni incarico, riprendendo quel vagabondare che lo condurrà all’emarginazione, subita in parte, in parte provocata, fino a spegnersi da padre oblato nella Santa Casa di Loreto, nelle Marche. La grande impresa vaticana, intanto, era stata affidata per intero alla responsabilità di Raffaello.
Le Scuderie del Quirinale – dopo le grandi monografiche dedicate a suo tempo a Lorenzo Lotto da Venezia nel 1963 e da Bergamo, Parigi e Washington nel 1998 – si accingono a narrare compiutamente, con un serrato percorso che ne contempli tutta la produzione dalle opere devozionali alle grandi pale d’altare (assenti dalle precedenti esposizioni ), l’arte di questo straordinario artista che visse da solitario in una Roma che non riuscì mai a comprenderlo e ad accoglierlo pienamente.
Il “Lorenzo Lotto” delle Scuderie del Quirinale prenderà in considerazione tutta la sua vicenda pittorica ed esistenziale (racchiusa entro il triangolo Treviso, Bergamo e alcune piccole cittadine delle Marche) evidenziando ed esaltando la poetica di un artista che, nato nel Quattrocento, riesce, in modo del tutto originale e autonomo, a conciliare gli elementi tradizionali della grande pittura della sua epoca con elementi già fortemente anticipatori dell’età barocca.
Lorenzo, infatti, partendo dalle suggestioni compositive di Giovanni Bellini impara da Antonello da Messina (per il tramite di Alvise Vivarini) a guardare l’animo umano per narrarlo in una messa in scena dove a fare da riferimento primo è il grande artista tedesco Albrecht Dürer. Basti pensare a quegli sprazzi di luce fredda o al modo di tagliare i piani prospettici che, per esempio, sono agli antipodi della morbidezza di toni e della fusione coloristica del contemporaneo Giorgione.
La sua composizione si svolge invece secondo ritmi serrati, sottolineati dall’intrecciarsi di sguardi e dalle attitudini variate dei personaggi, spesso immersi in atmosfere trascoloranti ma legate dal realismo dei particolari mentre la sua visione della natura sentita come misteriosa e inquietante ha come probabili riferimenti artisti come Grünewald e Hans Holbein.
Una vicenda umana complessa, in sintesi, quella di Lorenzo Lotto che la mostra alle Scuderie del Quirinale narrerà tramite una scelta di opere chiave (alcune delle quali mai prima viste in Italia), capaci di restituire l’incanto del suo estro e l’intero suo percorso artistico.
LA TECNICA DI LORENZO LOTTO
Come già per Antonello da Messina, per Giovanni Bellini e per Caravaggio alle Scuderie del Quirinale, la mostra sarà anche occasione per un ampio riesame degli stati conservativi e della tecnica delle opere di Lotto. Nel periodo di transizione tra le prassi pittoriche quattrocentesche e quelle che saranno le novità cinquecentesche nell’Italia settentrionale, caratterizzate da personalità quali Leonardo e Giorgione, come pure dall’ultimo Giovanni Bellini, frequenti appaiono infatti le sperimentazioni tecniche. Novità sia in merito all’uso del disegno sottostante, impiegato come base per la costruzione del dettato figurativo, sia, soprattutto, in relazione ai materiali adoperati nella pittura. Studi recenti, condotti su diverse opere di Lorenzo Lotto in collezioni pubbliche in prevalenza straniere, hanno mostrato non solo un uso disinvolto di impasti cromatici atti a ottenere colorazioni “nuove” ma anche l’impiego di pigmenti mai prima documentati in pittura, quali un giallo di antimonio in forma, ancora poco nota, di vetro macinato: probabilmente il “zalolin de vazari” citato nel Libro delle spese diverse ove Lotto annota un po’ di tutto, in un’umile cronaca fatta di commissioni di lavoro, di quadri fatti e venduti, di soldi ricevuti e da ricevere.
Analoghe considerazioni si ritiene possano farsi, alla luce di ampie e nuove campagne di analisi, per altri pigmenti quali il blu di smalto, le lacche rosse, ulteriori qualità di azzurrite e altri pigmenti che gli artisti più attenti provavano sulle loro tavolozze. Pigmenti che saranno parte delle cromie per certi versi rivoluzionarie proprio di Lotto e poi Tiziano, Tintoretto e Veronese.
CITAZIONI:
“Gli occhi dell’Annunciata di Recanati, si pensa di poter dire siano i più commoventi della pittura. Spalancati, con le pupille grandi come laghi cupi nel buio; laghi del cuore, dove un’anima s’affaccia e spaura, timida di confessarsi, torbida quasi per troppa innocenza [...]. Capolavoro della trepidazione, della tristezza: i sentimenti inevitabili del Lotto” - Luciano Arcangeli
“..lo essere superato nel mestiero di dipingere non si accosta punto a non vedersi agguagliare ne l’offizio de la religione. Talché il cielo vi ristorerà d’una gloria che passa del mondo la laude”. Pietro Aretino
‘…la Presentazione al Tempio del Palazzo Apostolico di Loreto, l’ultima sua tela: l’opera più meravigliosa, dal punto di vista psicologico: ed altrettanto si può dire della sua materia pittorica, usata con una modernità che richiama certi modi degli impressionisti’. - Bernhard Berenson.
Dopo neppure un anno, però, colui che si racconterà sessantaduenne “solo, senza fedel governo e molto inquieto nella mente”, abbandonerà ogni incarico, riprendendo quel vagabondare che lo condurrà all’emarginazione, subita in parte, in parte provocata, fino a spegnersi da padre oblato nella Santa Casa di Loreto, nelle Marche. La grande impresa vaticana, intanto, era stata affidata per intero alla responsabilità di Raffaello.
Le Scuderie del Quirinale – dopo le grandi monografiche dedicate a suo tempo a Lorenzo Lotto da Venezia nel 1963 e da Bergamo, Parigi e Washington nel 1998 – si accingono a narrare compiutamente, con un serrato percorso che ne contempli tutta la produzione dalle opere devozionali alle grandi pale d’altare (assenti dalle precedenti esposizioni ), l’arte di questo straordinario artista che visse da solitario in una Roma che non riuscì mai a comprenderlo e ad accoglierlo pienamente.
Il “Lorenzo Lotto” delle Scuderie del Quirinale prenderà in considerazione tutta la sua vicenda pittorica ed esistenziale (racchiusa entro il triangolo Treviso, Bergamo e alcune piccole cittadine delle Marche) evidenziando ed esaltando la poetica di un artista che, nato nel Quattrocento, riesce, in modo del tutto originale e autonomo, a conciliare gli elementi tradizionali della grande pittura della sua epoca con elementi già fortemente anticipatori dell’età barocca.
Lorenzo, infatti, partendo dalle suggestioni compositive di Giovanni Bellini impara da Antonello da Messina (per il tramite di Alvise Vivarini) a guardare l’animo umano per narrarlo in una messa in scena dove a fare da riferimento primo è il grande artista tedesco Albrecht Dürer. Basti pensare a quegli sprazzi di luce fredda o al modo di tagliare i piani prospettici che, per esempio, sono agli antipodi della morbidezza di toni e della fusione coloristica del contemporaneo Giorgione.
La sua composizione si svolge invece secondo ritmi serrati, sottolineati dall’intrecciarsi di sguardi e dalle attitudini variate dei personaggi, spesso immersi in atmosfere trascoloranti ma legate dal realismo dei particolari mentre la sua visione della natura sentita come misteriosa e inquietante ha come probabili riferimenti artisti come Grünewald e Hans Holbein.
Una vicenda umana complessa, in sintesi, quella di Lorenzo Lotto che la mostra alle Scuderie del Quirinale narrerà tramite una scelta di opere chiave (alcune delle quali mai prima viste in Italia), capaci di restituire l’incanto del suo estro e l’intero suo percorso artistico.
LA TECNICA DI LORENZO LOTTO
Come già per Antonello da Messina, per Giovanni Bellini e per Caravaggio alle Scuderie del Quirinale, la mostra sarà anche occasione per un ampio riesame degli stati conservativi e della tecnica delle opere di Lotto. Nel periodo di transizione tra le prassi pittoriche quattrocentesche e quelle che saranno le novità cinquecentesche nell’Italia settentrionale, caratterizzate da personalità quali Leonardo e Giorgione, come pure dall’ultimo Giovanni Bellini, frequenti appaiono infatti le sperimentazioni tecniche. Novità sia in merito all’uso del disegno sottostante, impiegato come base per la costruzione del dettato figurativo, sia, soprattutto, in relazione ai materiali adoperati nella pittura. Studi recenti, condotti su diverse opere di Lorenzo Lotto in collezioni pubbliche in prevalenza straniere, hanno mostrato non solo un uso disinvolto di impasti cromatici atti a ottenere colorazioni “nuove” ma anche l’impiego di pigmenti mai prima documentati in pittura, quali un giallo di antimonio in forma, ancora poco nota, di vetro macinato: probabilmente il “zalolin de vazari” citato nel Libro delle spese diverse ove Lotto annota un po’ di tutto, in un’umile cronaca fatta di commissioni di lavoro, di quadri fatti e venduti, di soldi ricevuti e da ricevere.
Analoghe considerazioni si ritiene possano farsi, alla luce di ampie e nuove campagne di analisi, per altri pigmenti quali il blu di smalto, le lacche rosse, ulteriori qualità di azzurrite e altri pigmenti che gli artisti più attenti provavano sulle loro tavolozze. Pigmenti che saranno parte delle cromie per certi versi rivoluzionarie proprio di Lotto e poi Tiziano, Tintoretto e Veronese.
CITAZIONI:
“Gli occhi dell’Annunciata di Recanati, si pensa di poter dire siano i più commoventi della pittura. Spalancati, con le pupille grandi come laghi cupi nel buio; laghi del cuore, dove un’anima s’affaccia e spaura, timida di confessarsi, torbida quasi per troppa innocenza [...]. Capolavoro della trepidazione, della tristezza: i sentimenti inevitabili del Lotto” - Luciano Arcangeli
“..lo essere superato nel mestiero di dipingere non si accosta punto a non vedersi agguagliare ne l’offizio de la religione. Talché il cielo vi ristorerà d’una gloria che passa del mondo la laude”. Pietro Aretino
‘…la Presentazione al Tempio del Palazzo Apostolico di Loreto, l’ultima sua tela: l’opera più meravigliosa, dal punto di vista psicologico: ed altrettanto si può dire della sua materia pittorica, usata con una modernità che richiama certi modi degli impressionisti’. - Bernhard Berenson.
28
febbraio 2011
Lorenzo Lotto
Dal 28 febbraio al 12 giugno 2011
arte antica
Location
SCUDERIE DEL QUIRINALE
Roma, Via XXIV Maggio, 16, (Roma)
Roma, Via XXIV Maggio, 16, (Roma)
Biglietti
Intero: € 10 - Ridotto: € 7.50 Biglietto integrato Scuderie del Quirinale + Palazzo delle Esposizioni
Intero € 18,00
Ridotto € 15,00
Orario di apertura
Da domenica a giovedì 10-20
venerdì e sabato 10-22.30
L'ingresso è consentito fino a un’ora prima dell’orario di chiusura
Editore
SILVANA EDITORIALE
Ufficio stampa
PALAEXPO
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