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Bice Lazzari – L’equilibrio dello spazio
Bice Lazzari è la protagonista del nuovo allestimento del progetto “MACROradici del contemporaneo”: una
delle personalità più singolari dell’astrazione internazionale, che ha attraversato il XX secolo dall’astrattismo lirico degli anni Venti e Trenta alle soluzioni minimal degli anni Sessanta e Settanta, e che in questa occasione viene ripresentata all’attenzione del grande pubblico in tutta l’attualità della sua rigorosa e
pionieristica visione artistica.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
MACRO presenta al pubblico una grande protagonista dell’astrazione internazionale, che ha
attraversato il XX secolo tra razionalismo e minimalismo: un sorprendente e inedito itinerario visivo
attraverso gli straordinari equilibri spaziali di Bice Lazzari.
Bice Lazzari è la protagonista del nuovo allestimento del progetto “MACROradici del contemporaneo”: una
delle personalità più singolari dell’astrazione internazionale, che ha attraversato il XX secolo dall’astrattismo
lirico degli anni Venti e Trenta alle soluzioni minimal degli anni Sessanta e Settanta, e che in questa
occasione viene ripresentata all’attenzione del grande pubblico in tutta l’attualità della sua rigorosa e
pionieristica visione artistica.
Giunto alla quarta edizione, “MACROradici del contemporaneo” intende in questa mostra restituire alla città
di Roma un’artista che qui ha operato in modo straordinario, e condurre il visitatore attraverso le diverse
stagioni del segno e del colore che hanno fatto del lavoro di Lazzari uno dei luoghi visivi più eccezionali e
unici dell’astrattismo europeo. Una mostra costituita da preziose rarità, che come una grande autobiografia
della sua opera ne conferma il ruolo anticipatore attraverso stagioni successive, e ne riscopre l’importante
collocazione internazionale.
Il percorso della mostra si sviluppa attraverso una significativa selezione di opere su tela e su carta, molte
delle quali inedite e mai esposte prima, che provengono dall’Archivio Bice Lazzari. Proprio grazie alla
collaborazione dell’Archivio, è stato possibile restituire per la prima volta questo diario intimo della creatività
dell’artista. Nel percorrere queste immagini segrete, esposte alle pareti o raccolte nelle speciali cassettiere
MACRO, il visitatore viene immerso nell’originale trama biografica e visiva tessuta dalla creatività di Lazzari,
che definisce il suo linguaggio innovatore tra rigore strutturale e raffinata sensibilità cromatica, coniugati in
spazi di intensa umanità.
A partire dall’Autoritratto del 1929, sino ai grandi lavori degli anni Settanta, l’opera di Lazzari è presentata
dal racconto intrecciato di dipinti e disegni, in cui la sua eccezionale vitalità creativa dà forma ed espressione
a continue e straordinarie variazioni di segni e colori, a definire uno spazio sospeso che coniuga la
componente lirica ed espressiva con quella rigorosa e razionale. Uno spazio che è spesso caratterizzato
in senso musicale, definendosi quale grande spartito visivo, come accade ad esempio nelle tre grandi tele
esposte - quasi come un trittico sonoro - sulla parete di fondo: Acrilico n. 3 del 1975, Acrilico n. 9 e Acrilico n.
13 del 1976. Caratteristiche evidenti anche nelle due straordinarie opere dell’artista presenti nelle collezioni
del MACRO – Colonna sonora del 1967 e Superfici e segni n. 2 del 1973 – ed esposte al terzo livello del
museo in relazione alla mostra.
Svelati allo sguardo dalle cassettiere MACRO, altri lavori ci mostrano la multiforme direzione di ricerca
di questa sorprendente pittrice: dagli studi sulle sonorità del colore e della materia nelle opere degli anni
Cinquanta, alle trame sottili dei segni a partire dagli anni Sessanta. Insieme ai disegni, ai bozzetti e ai rari
piccoli dipinti sono presentati alcuni progetti realizzati nell'ambito delle arti applicate, in cui si ritrova il suo
esercizio quotidiano del segno e il legame indissolubile tra linea e colore.
“Quando dipingo un quadro, penso sempre segretamente alla parete su cui in quel momento potrei
dipingere, allo spazio, all’architettura, a cui quel quadro dovrebbe essere destinato. Il che vuol dire forse che
io non credo alla pittura purista, alla pittura che vive da sé, autonoma nel suo astratto isolamento. Questa
è o dovrebbe essere a mio avviso, l’unica possibile umanità della pittura contemporanea”. Così l’artista
definisce la tensione spaziale che fa della sua opera una delle espressioni astratte che più significativamente
anticipano poetiche soluzioni all over che richiamano, ad esempio, il minimalismo sottile e sospeso di
Agnes Martin. Una visione che ha le sue radici e nasce proprio nella relazione con la grande cultura
razionale europea degli anni Venti e Trenta, nei rapporti privilegiati di Lazzari con altre figure cruciali di
quella stagione: dai letterati Aldo Camerino e Carlo Izzo, agli amici artisti come Osvaldo Licini, Giuseppe
Capogrossi, Fausto Melotti, fino agli architetti Giò Ponti e Carlo Scarpa, con i quali instaura dialoghi e
collaborazioni che contaminano il suo linguaggio. Grazie a questi incontri, la scrittura coerente e raffinata di
Lazzari si emancipa dalla tela e dalla carta per diffondersi negli spazi del quotidiano, generando interventi su
grande scala - di cui in mostra ritroviamo alcuni bozzetti preparatori - che danno vita anche fisicamente a un
vero e proprio equilibrio dello spazio, portatore di una precoce modernità.
In questa nuova occasione, MACRO torna a rendere omaggio a un personaggio trasversale capace
di mettere in luce la grande internazionalità della pittura italiana, nel superare i confini dei generi per
sperimentare molteplici linguaggi: dal lirismo del segno, ottenuto attraverso un astrattismo venato di poesia,
che rievoca i movimenti melodici di una musica immaginaria, alle più concrete istanze della materia.
Bice Lazzari (Venezia 1900, Roma 1981) intraprende giovanissima gli studi musicali al Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia,
per poi dedicarsi interamente all’arte frequentando il corso di decorazione all’Accademia di Belle Arti. Liberatasi dalle istanze più
tradizionali, si avvicina precocemente all’astrattismo, focalizzando la sua attenzione sulla ricerca del significato del segno espresso
indifferentemente sulla tela, sulla carta e realizzando anche progetti per stoffe su commissione dell’ENAPI (Ente Nazionale Artigianato
e Piccole Industrie). Alla sua prima esposizione, organizzata a Ca’ Pesaro nel 1925, presenta una serie di pastelli astratti dove è già
evidente l’equilibrio di spazio e forme che determinerà il suo linguaggio maturo.
Lasciata Venezia, nel 1935 si trasferisce a Roma, città con la quale crea un legame speciale interrotto solo nel periodo della guerra. Qui
Lazzari articola il suo linguaggio più caratterizzato: una personale declinazione di astrattismo lirico in cui le dinamiche del segno e del
colore creano spazialità sospese e nuove soluzioni armoniche, in rapporto anche alle strutture del linguaggio musicale, realizzate senza
soluzione di continuità nei suoi dipinti, nelle decorazioni murali come nelle opere di piccolo formato. L’indipendenza dal gusto che regola
le tendenze artistiche del suo tempo e la sua coerenza stilistica non le impediscono di tessere relazioni con altre figure fondamentali
della cultura italiana: dai letterati Aldo Camerino e Carlo Izzo, agli amici artisti come Osvaldo Licini, Giuseppe Capogrossi, Fausto
Melotti, fino agli architetti Giò Ponti e Carlo Scarpa, con i quali instaura un dialogo costruttivo e avvia collaborazioni che la portano a
cimentarsi con opere decorative su grande scala, realizzate tra gli altri, con Attilio Lapadula e Marcello Piacentini.
Il suo percorso artistico è costellato da importanti partecipazioni a diverse edizioni della Triennale di Milano e della Quadriennale
di Roma, nonché alla sezione Arti Decorative della Biennale di Venezia del 1950, dove vince il Premio per il mosaico con l’opera
La Vanità. Sue retrospettive sono state presentate da critici di fama internazionale: nel 1958, in occasione della mostra personale
alla Galleria La Salita di Roma esce la prima monografia a lei dedicata con prefazione di Lionello Venturi e testo di Enrico Crispolti,
mentre nel 1980 Lea Vegine la include nella mostra L’altra metà dell’avanguardia 1910-1940 a Palazzo Reale di Milano. Numerosi
riconoscimenti le sono stati assegnati da musei e istituzioni italiani e internazionali: tra i più recenti, ricordiamo le mostre a lei dedicate
dal National Museum of Women in the Arts di Washington (2004) e dalla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia (2002).
La mostra “Bice Lazzari. L’equilibrio dello spazio” è promossa da Roma Capitale, Assessorato alle
Politiche Culturali e Centro Storico – Sovraintendenza ai Beni Culturali.
Si ringrazia il British Institute of Rome per la collaborazione alla traduzione in inglese dei testi
MACRO
Via Nizza 138, Roma
Orari: martedì - domenica 11-22 (la biglietteria chiude alle 21) Chiuso il lunedì
Biglietto:MACROTICKET: MACRO + MACROTestaccio, Intero: € 11,00; Ridotto: € 9,00. Valido 7 giorni
(acquistando il biglietto al MACRO si ha la possibilità di visitare anche il MACRO TESTACCIO nell'arco di 7 giorni)
Per i cittadini residenti nel Comune di Roma: Intero € 10,00; Ridotto € 8,00
Ufficio Comunicazione MACRO
Massimiliano Moschetta - Nicolò Scialanga
T +39 06 671070443
stampa.macro@comune.roma.it
Ufficio Stampa Zètema Progetto Cultura
Patrizia Morici T +39 06 82077371 +39 348 5486548
p.morici@zetema.it
attraversato il XX secolo tra razionalismo e minimalismo: un sorprendente e inedito itinerario visivo
attraverso gli straordinari equilibri spaziali di Bice Lazzari.
Bice Lazzari è la protagonista del nuovo allestimento del progetto “MACROradici del contemporaneo”: una
delle personalità più singolari dell’astrazione internazionale, che ha attraversato il XX secolo dall’astrattismo
lirico degli anni Venti e Trenta alle soluzioni minimal degli anni Sessanta e Settanta, e che in questa
occasione viene ripresentata all’attenzione del grande pubblico in tutta l’attualità della sua rigorosa e
pionieristica visione artistica.
Giunto alla quarta edizione, “MACROradici del contemporaneo” intende in questa mostra restituire alla città
di Roma un’artista che qui ha operato in modo straordinario, e condurre il visitatore attraverso le diverse
stagioni del segno e del colore che hanno fatto del lavoro di Lazzari uno dei luoghi visivi più eccezionali e
unici dell’astrattismo europeo. Una mostra costituita da preziose rarità, che come una grande autobiografia
della sua opera ne conferma il ruolo anticipatore attraverso stagioni successive, e ne riscopre l’importante
collocazione internazionale.
Il percorso della mostra si sviluppa attraverso una significativa selezione di opere su tela e su carta, molte
delle quali inedite e mai esposte prima, che provengono dall’Archivio Bice Lazzari. Proprio grazie alla
collaborazione dell’Archivio, è stato possibile restituire per la prima volta questo diario intimo della creatività
dell’artista. Nel percorrere queste immagini segrete, esposte alle pareti o raccolte nelle speciali cassettiere
MACRO, il visitatore viene immerso nell’originale trama biografica e visiva tessuta dalla creatività di Lazzari,
che definisce il suo linguaggio innovatore tra rigore strutturale e raffinata sensibilità cromatica, coniugati in
spazi di intensa umanità.
A partire dall’Autoritratto del 1929, sino ai grandi lavori degli anni Settanta, l’opera di Lazzari è presentata
dal racconto intrecciato di dipinti e disegni, in cui la sua eccezionale vitalità creativa dà forma ed espressione
a continue e straordinarie variazioni di segni e colori, a definire uno spazio sospeso che coniuga la
componente lirica ed espressiva con quella rigorosa e razionale. Uno spazio che è spesso caratterizzato
in senso musicale, definendosi quale grande spartito visivo, come accade ad esempio nelle tre grandi tele
esposte - quasi come un trittico sonoro - sulla parete di fondo: Acrilico n. 3 del 1975, Acrilico n. 9 e Acrilico n.
13 del 1976. Caratteristiche evidenti anche nelle due straordinarie opere dell’artista presenti nelle collezioni
del MACRO – Colonna sonora del 1967 e Superfici e segni n. 2 del 1973 – ed esposte al terzo livello del
museo in relazione alla mostra.
Svelati allo sguardo dalle cassettiere MACRO, altri lavori ci mostrano la multiforme direzione di ricerca
di questa sorprendente pittrice: dagli studi sulle sonorità del colore e della materia nelle opere degli anni
Cinquanta, alle trame sottili dei segni a partire dagli anni Sessanta. Insieme ai disegni, ai bozzetti e ai rari
piccoli dipinti sono presentati alcuni progetti realizzati nell'ambito delle arti applicate, in cui si ritrova il suo
esercizio quotidiano del segno e il legame indissolubile tra linea e colore.
“Quando dipingo un quadro, penso sempre segretamente alla parete su cui in quel momento potrei
dipingere, allo spazio, all’architettura, a cui quel quadro dovrebbe essere destinato. Il che vuol dire forse che
io non credo alla pittura purista, alla pittura che vive da sé, autonoma nel suo astratto isolamento. Questa
è o dovrebbe essere a mio avviso, l’unica possibile umanità della pittura contemporanea”. Così l’artista
definisce la tensione spaziale che fa della sua opera una delle espressioni astratte che più significativamente
anticipano poetiche soluzioni all over che richiamano, ad esempio, il minimalismo sottile e sospeso di
Agnes Martin. Una visione che ha le sue radici e nasce proprio nella relazione con la grande cultura
razionale europea degli anni Venti e Trenta, nei rapporti privilegiati di Lazzari con altre figure cruciali di
quella stagione: dai letterati Aldo Camerino e Carlo Izzo, agli amici artisti come Osvaldo Licini, Giuseppe
Capogrossi, Fausto Melotti, fino agli architetti Giò Ponti e Carlo Scarpa, con i quali instaura dialoghi e
collaborazioni che contaminano il suo linguaggio. Grazie a questi incontri, la scrittura coerente e raffinata di
Lazzari si emancipa dalla tela e dalla carta per diffondersi negli spazi del quotidiano, generando interventi su
grande scala - di cui in mostra ritroviamo alcuni bozzetti preparatori - che danno vita anche fisicamente a un
vero e proprio equilibrio dello spazio, portatore di una precoce modernità.
In questa nuova occasione, MACRO torna a rendere omaggio a un personaggio trasversale capace
di mettere in luce la grande internazionalità della pittura italiana, nel superare i confini dei generi per
sperimentare molteplici linguaggi: dal lirismo del segno, ottenuto attraverso un astrattismo venato di poesia,
che rievoca i movimenti melodici di una musica immaginaria, alle più concrete istanze della materia.
Bice Lazzari (Venezia 1900, Roma 1981) intraprende giovanissima gli studi musicali al Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia,
per poi dedicarsi interamente all’arte frequentando il corso di decorazione all’Accademia di Belle Arti. Liberatasi dalle istanze più
tradizionali, si avvicina precocemente all’astrattismo, focalizzando la sua attenzione sulla ricerca del significato del segno espresso
indifferentemente sulla tela, sulla carta e realizzando anche progetti per stoffe su commissione dell’ENAPI (Ente Nazionale Artigianato
e Piccole Industrie). Alla sua prima esposizione, organizzata a Ca’ Pesaro nel 1925, presenta una serie di pastelli astratti dove è già
evidente l’equilibrio di spazio e forme che determinerà il suo linguaggio maturo.
Lasciata Venezia, nel 1935 si trasferisce a Roma, città con la quale crea un legame speciale interrotto solo nel periodo della guerra. Qui
Lazzari articola il suo linguaggio più caratterizzato: una personale declinazione di astrattismo lirico in cui le dinamiche del segno e del
colore creano spazialità sospese e nuove soluzioni armoniche, in rapporto anche alle strutture del linguaggio musicale, realizzate senza
soluzione di continuità nei suoi dipinti, nelle decorazioni murali come nelle opere di piccolo formato. L’indipendenza dal gusto che regola
le tendenze artistiche del suo tempo e la sua coerenza stilistica non le impediscono di tessere relazioni con altre figure fondamentali
della cultura italiana: dai letterati Aldo Camerino e Carlo Izzo, agli amici artisti come Osvaldo Licini, Giuseppe Capogrossi, Fausto
Melotti, fino agli architetti Giò Ponti e Carlo Scarpa, con i quali instaura un dialogo costruttivo e avvia collaborazioni che la portano a
cimentarsi con opere decorative su grande scala, realizzate tra gli altri, con Attilio Lapadula e Marcello Piacentini.
Il suo percorso artistico è costellato da importanti partecipazioni a diverse edizioni della Triennale di Milano e della Quadriennale
di Roma, nonché alla sezione Arti Decorative della Biennale di Venezia del 1950, dove vince il Premio per il mosaico con l’opera
La Vanità. Sue retrospettive sono state presentate da critici di fama internazionale: nel 1958, in occasione della mostra personale
alla Galleria La Salita di Roma esce la prima monografia a lei dedicata con prefazione di Lionello Venturi e testo di Enrico Crispolti,
mentre nel 1980 Lea Vegine la include nella mostra L’altra metà dell’avanguardia 1910-1940 a Palazzo Reale di Milano. Numerosi
riconoscimenti le sono stati assegnati da musei e istituzioni italiani e internazionali: tra i più recenti, ricordiamo le mostre a lei dedicate
dal National Museum of Women in the Arts di Washington (2004) e dalla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia (2002).
La mostra “Bice Lazzari. L’equilibrio dello spazio” è promossa da Roma Capitale, Assessorato alle
Politiche Culturali e Centro Storico – Sovraintendenza ai Beni Culturali.
Si ringrazia il British Institute of Rome per la collaborazione alla traduzione in inglese dei testi
MACRO
Via Nizza 138, Roma
Orari: martedì - domenica 11-22 (la biglietteria chiude alle 21) Chiuso il lunedì
Biglietto:MACROTICKET: MACRO + MACROTestaccio, Intero: € 11,00; Ridotto: € 9,00. Valido 7 giorni
(acquistando il biglietto al MACRO si ha la possibilità di visitare anche il MACRO TESTACCIO nell'arco di 7 giorni)
Per i cittadini residenti nel Comune di Roma: Intero € 10,00; Ridotto € 8,00
Ufficio Comunicazione MACRO
Massimiliano Moschetta - Nicolò Scialanga
T +39 06 671070443
stampa.macro@comune.roma.it
Ufficio Stampa Zètema Progetto Cultura
Patrizia Morici T +39 06 82077371 +39 348 5486548
p.morici@zetema.it
24
giugno 2011
Bice Lazzari – L’equilibrio dello spazio
Dal 24 giugno al 30 ottobre 2011
arte contemporanea
Location
MACRO – MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA DI ROMA
Roma, Via Nizza, 138, (Roma)
Roma, Via Nizza, 138, (Roma)
Biglietti
Biglietto: MACROTICKET: MACRO + MACROTestaccio, Intero: € 11,00; Ridotto: € 9,00. Valido 7 giorni (acquistando il biglietto al MACRO si ha la possibilità di visitare anche il MACRO TESTACCIO nell'arco di 7 giorni). Per i cittadini residenti nel Comune di Roma: Intero € 10,00; Ridotto € 8,00
Orario di apertura
martedì - domenica 11-22 (la biglietteria chiude alle 21) Chiuso il lunedì
Vernissage
24 Giugno 2011, ore 19
Ufficio stampa
ZETEMA
Autore
Curatore