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Chiara Castria – Lungo i fiumi di Babilonia
Ispirata ad un rilievo assiro del Museo del VII sec.a.C. l’opera, di ferro dipinto e legno, sarà esposta sulla balconata esterna del Museo, prospiciente via dei Baullari
Comunicato stampa
Segnala l'evento
L’opera di Chiara Castria
LUNGO I FIUMI DI BABILONIA
al Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco dal 20 luglio al 9 ottobre 2011
Ispirata ad un rilievo assiro del Museo
del VII sec.a.C. l'opera, di ferro dipinto e legno, sarà
esposta sulla balconata esterna del Museo, affacciata su via dei Baullari
inaugurazione martedì 19 luglio 2011 ore 18.00
Comunicato stampa
L’opera “Lungo i fiumi di Babilonia” dell’artista Chiara Castria, trae ispirazione da un rilievo assiro del VII secolo a.C. proveniente dal Palazzo di Assurbanipal a Ninive. Lo spirito dei luoghi e dei tempi che evoca reminiscenze da favola, è qui riproposto nelle sue note dolenti rappresentate dalla deportazione di un gruppo di prigioniere babilonesi in un paesaggio scandito da alberi di palma.
Cuore della scultura è l’immagine commovente di una donna che si china verso un bambino, mentre la compagna, che reca con sé le sue poche e povere cose, si volge indietro in un gesto di straziante rimpianto per la terra perduta.
Collocata sulla balconata esterna del Museo, affacciata su via dei Baullari, l’opera, di grande suggestione e di notevole impatto visivo, presenta una serie di sagome in lamiera metallica dipinta di rosso, saldamente ancorate a terra, alte circa 3 metri, che riproducono le figure rappresentate nel rilievo.
L’evento è promosso dall’Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico – Sovraintendenza ai Beni Culturali di Roma Capitale e curato da Maddalena Cima. Servizi museali di Zètema Progetto Cultura.
A dare il titolo all'installazione è il primo verso del salmo 137 che richiama il grido di dolore degli Ebrei deportati a Babilonia dal re Nabucodonosor, ma che può riportare alla mente infinite storie di popoli strappati dalle loro terre: tuttora lungo le stesse rotte geografiche si compie l'eterno dramma dei migranti, realtà di dolore e di speranza che segna la percezione della nostra storia quotidiana.
Intento dell’artista è quello di catturare quelle immagini che la quotidianità e la ripetizione rischiano di banalizzare, e conferire ad esse la capacità di coinvolgere lo spettatore, anche il più distratto, e provocarne la reazione: l'unico sentimento non ammesso è l'indifferenza.
Le casse di legno grezzo su cui poggiano le sagome alludono alla conservazione degli oggetti archeologici nei magazzini dei musei e rinsaldano il legame tra l’opera contemporanea e il suo richiamo all’ antico.
Lungo i fiumi di Babilonia rappresenta un’ottima occasione per richiamare l’attenzione del pubblico sulle opere di scultura antica raccolte da Giovanni Barracco e per approfondire diversi temi e spunti suggeriti dal percorso museale attraverso diverse migliaia di anni di storia del Mediterraneo, anche approfittando delle aperture serali dell’estate romana.
BIOGRAFIA di Chiara Castria
L’esordio di Chiara Castria è con la fotografia nel 2003: questa tecnica rappresenta per l'artista
la possibilità di mettere in luce l'assoluto che si rivela nella realtà che ci circonda. Attraverso la
stampa di fotografie di grande formato l'artista crea i suoi paesaggi della mente, vedute che
propongono una dimensione nuova del quotidiano.
Del 2004 è la serie dei Totem, strutture in rete metallica e tecnica mista (silicone, terracotta e
vernici acriliche), ispirate alla caduta delle torri gemelle e oggi presenti in diverse collezioni private.
Fondamentale è l'incontro nel 2010 con l'archeologia del Vicino Oriente: la spazialità delle grandi
architetture naturali che incorniciano i siti archeologici nella regione di Gaziantep, Turchia, ispira la
sua nuova dimensione artistica, sperimentando le possibilità espressive della land art.
In occasione dell'inaugurazione nell'ottobre 2010 del parco archeologico del sito di Tașlı Geçit
Höyük (Gaziantep, Turchia) l'artista realizza un'installazione di land art con sei tonnellate di
peperoncino sul fondo prosciugato di un lago (con il supporto di Luciano Cuccui, supervisore
esecutivo, ed Elena Rosa, land architect). Omaggio alla tradizione anatolica, il kilim tracciato sul
letto, temporaneamente prosciugato, del lago artificiale intorno al sito, sottolinea la fragilità del
nostro patrimonio artistico: come il kilim cancellato dalla successiva piena del lago così anche il
sito archeologico, ricco di rovine sepolte dalle stratificazioni del tempo, è un tassello della nostra
memoria collettiva oggi in pericolo.
Nell'ambito del medesimo progetto l'artista realizza all'ingresso del parco archeologico
l'opera “Abbandonato ai piedi dei giganti giace incompiuto il sogno dell'aurora”. La scultura, in
ferro dipinto di rosso, è un segno impresso in un paesaggio desolato, perché come afferma Walter
De Maria: "l'isolamento è l'essenza della land art".
Successivamente l'artista continua e sviluppa il binomio archeologia-arte contemporanea con
l'installazione del 2011 “Compianto del tempo” (ferro e juta), realizzata in occasione della mostra
Kinku, nel cortile rinascimentale di Palazzo Ghisilardi-Fava, sede del Museo Civico Medievale di
Bologna. L'installazione comprende sei sagome in ferro ispirate ad alcuni motivi dei sigilli dell'età
del Bronzo in mostra: il ferro suggerisce la consistenza diafana di fantasmi traghettati dalle nebbie
del tempo, mentre i contrappesi sulle basi, realizzati con sacchi di juta, rimandano agli stessi usati
dagli archeologi per contrastare l'erosione delle pareti di terra degli scavi. Il Compianto del Tempo
si fa quindi metafora dell'azione distruttiva del tempo, variabile cardine della ricerca archeologica.
www.chiaracastria.it
LUNGO I FIUMI DI BABILONIA
Ferro dipinto e legno, 2011
di Chiara Castria
Ispirata a un rilievo assiro del VII° secolo a.C. della Collezione del Museo Barracco, l'opera
rappresenta una scena ricca di contrasti: il bambino che tende le braccia alla madre suggerisce
la disposizione a uno scambio giocoso mentre la dolente figura femminile, con la testa
rivolta all'indietro, che stringe una borraccia e un sacco semivuoto, testimonia l'avverso
destino abbattuttosi sul popolo babilonese, costretto dal vincitore assiro a lasciare la propria terra
lussureggiante, il cui emblema è la svettante palma, carica di frutti, al centro della scena.
Nello strazio della separazione forzosa dei babilonesi si legge la condizione dei migranti di
ogni luogo e di ogni tempo che continua a interrogare le coscienze e con particolare urgenza in
una realtà mediatica quale è la nostra.
Spetta all'arte catturare quelle immagini, che la quotidianità e la ripetizione rischiano di
banalizzare, e conferire ad esse la capacità di coinvolgere lo spettatore, anche il più distratto, e
provocarne la reazione: l'unico sentimento non ammesso è l'indifferenza.
A dare il titolo all'installazione è il primo verso del salmo 137 che richiama il grido di dolore degli
Ebrei deportati a Babilonia dal re Nabucodonosor.
Le casse di legno grezzo su cui poggiano le sagome in ferro, in uso nei musei per la conservazione
degli oggetti archeologici, alludono qui ai depositi di frammenti di passato sottratti alla distruzione
del tempo.
LUNGO I FIUMI DI BABILONIA
di Maddalena Cima
Dopo un periodo di gravi disordini interni nel 668 a.C. Assurbanipal (668-627 a.C.), il Sardanapalo dei greci, ricordato dalla Bibbia, salì sul trono dell’Impero Assiro succedendo a suo padre Esarhaddon, morto mentre si recava in Egitto per domare l’ennesima rivolta scoppiata della provincia più occidentale del regno.
Assurbanipal riuscì ancora una volta a sottomettere il popolo egiziano, ma dovette cimentarsi in altre imprese belliche per consolidare il vasto dominio conquistato dai suoi predecessori: combatté contro l’Elam (Iran occidentale) che destabilizzava la bassa Mesopotamia, contro una coalizione di popoli ribelli (siriani, arabi, elamiti, egiziani, babilonesi) fino alla presa e al saccheggio di Babilonia.
La tradizione storica dei popoli vinti descrive Assurbanipal come un re crudele e sanguinario, mentre gli scrittori greci ne fanno il ritratto di un uomo lussurioso e dedito al piacere. I testi e i documenti assiri tratteggiano invece la figura di un uomo colto, fondatore della vastissima biblioteca di Ninive che raccoglieva testi assiri e babilonesi: gli scavi inglesi dell’Ottocento hanno raccolto più di 20.000 tavolette in scrittura cuneiforme (ora al British Museum) che forniscono un panorama di eccezionale importanza sulla cultura mesopotamica.
In un’iscrizione Assurbanipal dice di sé: “Io acquisii l’arcano tesoro di tutta l’arte dello scrivere. Io capisco i presagi del cielo…discuto nella cerchia dei sapienti …so risolvere difficili e impenetrabili problemi di matematica; so leggere i testi scritti con arte nella difficile lingua dei Sumeri e in quella degli Accadi, decifrabile a fatica; ho analizzato le pietre scritte all’epoca del diluvio universale che erano del tutto incomprensibili…Io, m’intendo di ogni dottrina…”
Assurbanipal costruì un grande Palazzo reale sull’acropoli di Ninive: il Palazzo Nord. Le ampie sale di rappresentanza avevano pareti rivestite da grandi lastre di pietra decorate a rilievo con scene che glorificavano la grandezza del re: erano raffigurate magnifiche scene di caccia al leone che celebravano il coraggio del sovrano e scene di battaglia e di sopraffazione sui vinti a ricordo delle campagne militari e del dominio dell’Impero Assiro sui popoli.
Il rilievo del Museo Barracco, appartenente a quest’ultimo tipo, rappresenta un gruppo di donne babilonesi deportate che sfilano, portando con sé le loro poche cose, all’interno di un paesaggio scandito da alberi di palma: l’immagine della donna che si china a prendere in braccio un bambino riassume il dramma di un popolo vinto strappato dalle sue terre.
LUNGO I FIUMI DI BABILONIA
al Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco dal 20 luglio al 9 ottobre 2011
Ispirata ad un rilievo assiro del Museo
del VII sec.a.C. l'opera, di ferro dipinto e legno, sarà
esposta sulla balconata esterna del Museo, affacciata su via dei Baullari
inaugurazione martedì 19 luglio 2011 ore 18.00
Comunicato stampa
L’opera “Lungo i fiumi di Babilonia” dell’artista Chiara Castria, trae ispirazione da un rilievo assiro del VII secolo a.C. proveniente dal Palazzo di Assurbanipal a Ninive. Lo spirito dei luoghi e dei tempi che evoca reminiscenze da favola, è qui riproposto nelle sue note dolenti rappresentate dalla deportazione di un gruppo di prigioniere babilonesi in un paesaggio scandito da alberi di palma.
Cuore della scultura è l’immagine commovente di una donna che si china verso un bambino, mentre la compagna, che reca con sé le sue poche e povere cose, si volge indietro in un gesto di straziante rimpianto per la terra perduta.
Collocata sulla balconata esterna del Museo, affacciata su via dei Baullari, l’opera, di grande suggestione e di notevole impatto visivo, presenta una serie di sagome in lamiera metallica dipinta di rosso, saldamente ancorate a terra, alte circa 3 metri, che riproducono le figure rappresentate nel rilievo.
L’evento è promosso dall’Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico – Sovraintendenza ai Beni Culturali di Roma Capitale e curato da Maddalena Cima. Servizi museali di Zètema Progetto Cultura.
A dare il titolo all'installazione è il primo verso del salmo 137 che richiama il grido di dolore degli Ebrei deportati a Babilonia dal re Nabucodonosor, ma che può riportare alla mente infinite storie di popoli strappati dalle loro terre: tuttora lungo le stesse rotte geografiche si compie l'eterno dramma dei migranti, realtà di dolore e di speranza che segna la percezione della nostra storia quotidiana.
Intento dell’artista è quello di catturare quelle immagini che la quotidianità e la ripetizione rischiano di banalizzare, e conferire ad esse la capacità di coinvolgere lo spettatore, anche il più distratto, e provocarne la reazione: l'unico sentimento non ammesso è l'indifferenza.
Le casse di legno grezzo su cui poggiano le sagome alludono alla conservazione degli oggetti archeologici nei magazzini dei musei e rinsaldano il legame tra l’opera contemporanea e il suo richiamo all’ antico.
Lungo i fiumi di Babilonia rappresenta un’ottima occasione per richiamare l’attenzione del pubblico sulle opere di scultura antica raccolte da Giovanni Barracco e per approfondire diversi temi e spunti suggeriti dal percorso museale attraverso diverse migliaia di anni di storia del Mediterraneo, anche approfittando delle aperture serali dell’estate romana.
BIOGRAFIA di Chiara Castria
L’esordio di Chiara Castria è con la fotografia nel 2003: questa tecnica rappresenta per l'artista
la possibilità di mettere in luce l'assoluto che si rivela nella realtà che ci circonda. Attraverso la
stampa di fotografie di grande formato l'artista crea i suoi paesaggi della mente, vedute che
propongono una dimensione nuova del quotidiano.
Del 2004 è la serie dei Totem, strutture in rete metallica e tecnica mista (silicone, terracotta e
vernici acriliche), ispirate alla caduta delle torri gemelle e oggi presenti in diverse collezioni private.
Fondamentale è l'incontro nel 2010 con l'archeologia del Vicino Oriente: la spazialità delle grandi
architetture naturali che incorniciano i siti archeologici nella regione di Gaziantep, Turchia, ispira la
sua nuova dimensione artistica, sperimentando le possibilità espressive della land art.
In occasione dell'inaugurazione nell'ottobre 2010 del parco archeologico del sito di Tașlı Geçit
Höyük (Gaziantep, Turchia) l'artista realizza un'installazione di land art con sei tonnellate di
peperoncino sul fondo prosciugato di un lago (con il supporto di Luciano Cuccui, supervisore
esecutivo, ed Elena Rosa, land architect). Omaggio alla tradizione anatolica, il kilim tracciato sul
letto, temporaneamente prosciugato, del lago artificiale intorno al sito, sottolinea la fragilità del
nostro patrimonio artistico: come il kilim cancellato dalla successiva piena del lago così anche il
sito archeologico, ricco di rovine sepolte dalle stratificazioni del tempo, è un tassello della nostra
memoria collettiva oggi in pericolo.
Nell'ambito del medesimo progetto l'artista realizza all'ingresso del parco archeologico
l'opera “Abbandonato ai piedi dei giganti giace incompiuto il sogno dell'aurora”. La scultura, in
ferro dipinto di rosso, è un segno impresso in un paesaggio desolato, perché come afferma Walter
De Maria: "l'isolamento è l'essenza della land art".
Successivamente l'artista continua e sviluppa il binomio archeologia-arte contemporanea con
l'installazione del 2011 “Compianto del tempo” (ferro e juta), realizzata in occasione della mostra
Kinku, nel cortile rinascimentale di Palazzo Ghisilardi-Fava, sede del Museo Civico Medievale di
Bologna. L'installazione comprende sei sagome in ferro ispirate ad alcuni motivi dei sigilli dell'età
del Bronzo in mostra: il ferro suggerisce la consistenza diafana di fantasmi traghettati dalle nebbie
del tempo, mentre i contrappesi sulle basi, realizzati con sacchi di juta, rimandano agli stessi usati
dagli archeologi per contrastare l'erosione delle pareti di terra degli scavi. Il Compianto del Tempo
si fa quindi metafora dell'azione distruttiva del tempo, variabile cardine della ricerca archeologica.
www.chiaracastria.it
LUNGO I FIUMI DI BABILONIA
Ferro dipinto e legno, 2011
di Chiara Castria
Ispirata a un rilievo assiro del VII° secolo a.C. della Collezione del Museo Barracco, l'opera
rappresenta una scena ricca di contrasti: il bambino che tende le braccia alla madre suggerisce
la disposizione a uno scambio giocoso mentre la dolente figura femminile, con la testa
rivolta all'indietro, che stringe una borraccia e un sacco semivuoto, testimonia l'avverso
destino abbattuttosi sul popolo babilonese, costretto dal vincitore assiro a lasciare la propria terra
lussureggiante, il cui emblema è la svettante palma, carica di frutti, al centro della scena.
Nello strazio della separazione forzosa dei babilonesi si legge la condizione dei migranti di
ogni luogo e di ogni tempo che continua a interrogare le coscienze e con particolare urgenza in
una realtà mediatica quale è la nostra.
Spetta all'arte catturare quelle immagini, che la quotidianità e la ripetizione rischiano di
banalizzare, e conferire ad esse la capacità di coinvolgere lo spettatore, anche il più distratto, e
provocarne la reazione: l'unico sentimento non ammesso è l'indifferenza.
A dare il titolo all'installazione è il primo verso del salmo 137 che richiama il grido di dolore degli
Ebrei deportati a Babilonia dal re Nabucodonosor.
Le casse di legno grezzo su cui poggiano le sagome in ferro, in uso nei musei per la conservazione
degli oggetti archeologici, alludono qui ai depositi di frammenti di passato sottratti alla distruzione
del tempo.
LUNGO I FIUMI DI BABILONIA
di Maddalena Cima
Dopo un periodo di gravi disordini interni nel 668 a.C. Assurbanipal (668-627 a.C.), il Sardanapalo dei greci, ricordato dalla Bibbia, salì sul trono dell’Impero Assiro succedendo a suo padre Esarhaddon, morto mentre si recava in Egitto per domare l’ennesima rivolta scoppiata della provincia più occidentale del regno.
Assurbanipal riuscì ancora una volta a sottomettere il popolo egiziano, ma dovette cimentarsi in altre imprese belliche per consolidare il vasto dominio conquistato dai suoi predecessori: combatté contro l’Elam (Iran occidentale) che destabilizzava la bassa Mesopotamia, contro una coalizione di popoli ribelli (siriani, arabi, elamiti, egiziani, babilonesi) fino alla presa e al saccheggio di Babilonia.
La tradizione storica dei popoli vinti descrive Assurbanipal come un re crudele e sanguinario, mentre gli scrittori greci ne fanno il ritratto di un uomo lussurioso e dedito al piacere. I testi e i documenti assiri tratteggiano invece la figura di un uomo colto, fondatore della vastissima biblioteca di Ninive che raccoglieva testi assiri e babilonesi: gli scavi inglesi dell’Ottocento hanno raccolto più di 20.000 tavolette in scrittura cuneiforme (ora al British Museum) che forniscono un panorama di eccezionale importanza sulla cultura mesopotamica.
In un’iscrizione Assurbanipal dice di sé: “Io acquisii l’arcano tesoro di tutta l’arte dello scrivere. Io capisco i presagi del cielo…discuto nella cerchia dei sapienti …so risolvere difficili e impenetrabili problemi di matematica; so leggere i testi scritti con arte nella difficile lingua dei Sumeri e in quella degli Accadi, decifrabile a fatica; ho analizzato le pietre scritte all’epoca del diluvio universale che erano del tutto incomprensibili…Io, m’intendo di ogni dottrina…”
Assurbanipal costruì un grande Palazzo reale sull’acropoli di Ninive: il Palazzo Nord. Le ampie sale di rappresentanza avevano pareti rivestite da grandi lastre di pietra decorate a rilievo con scene che glorificavano la grandezza del re: erano raffigurate magnifiche scene di caccia al leone che celebravano il coraggio del sovrano e scene di battaglia e di sopraffazione sui vinti a ricordo delle campagne militari e del dominio dell’Impero Assiro sui popoli.
Il rilievo del Museo Barracco, appartenente a quest’ultimo tipo, rappresenta un gruppo di donne babilonesi deportate che sfilano, portando con sé le loro poche cose, all’interno di un paesaggio scandito da alberi di palma: l’immagine della donna che si china a prendere in braccio un bambino riassume il dramma di un popolo vinto strappato dalle sue terre.
19
luglio 2011
Chiara Castria – Lungo i fiumi di Babilonia
Dal 19 luglio 2011 al 15 gennaio 2012
arte contemporanea
Location
MUSEO BARRACCO
Roma, Corso Vittorio Emanuele Ii, 166a, (Roma)
Roma, Corso Vittorio Emanuele Ii, 166a, (Roma)
Vernissage
19 Luglio 2011, ore 18
Ufficio stampa
ZETEMA
Autore