Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Miró! Poesia e luce
La mostra presenta oltre 80 lavori mai giunti prima nel nostro Paese, tra cui 50 olii di sorprendente bellezza e di grande
formato, ma anche terrecotte, bronzi e acquerelli. Si potranno ammirare tra i capolavori, gli olii Donna nella via (1973) e
Senza titolo (1978); i bronzi come Donna (1967); gli schizzi tra cui quello per la decorazione murale per la Harkness
Commons-Harvard University, tutti provenienti da Palma di Maiorca dove la Fundació Pilar i Joan Miró detiene molte
opere dell’artista, concesse in via del tutto straordinaria per l’anteprima italiana
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Era da molti anni che Roma non ospitava una rassegna esaustiva dell’opera di Joan Miró (1893-1983), il grande artista
catalano che lasciò un segno inconfondibile nell’ambito delle avanguardie europee.
La mostra presenta oltre 80 lavori mai giunti prima nel nostro Paese, tra cui 50 olii di sorprendente bellezza e di grande
formato, ma anche terrecotte, bronzi e acquerelli. Si potranno ammirare tra i capolavori, gli olii Donna nella via (1973) e
Senza titolo (1978); i bronzi come Donna (1967); gli schizzi tra cui quello per la decorazione murale per la Harkness
Commons-Harvard University, tutti provenienti da Palma di Maiorca dove la Fundació Pilar i Joan Miró detiene molte
opere dell’artista, concesse in via del tutto straordinaria per l’anteprima italiana.
Con il patrocinio dell’Ambasciata di Spagna, la mostra Miró! Poesia e luce è prodotta e organizzata da Arthemisia
Group, 24 ORE Cultura - Gruppo 24 ORE e DART Chiostro del Bramante, in collaborazione con Fundació Pilar i
Joan Miró. La rassegna si terrà presso il Chiostro del Bramante a Roma dal 16 marzo al 10 giugno 2012.
La curatrice è María Luisa Lax Cacho, ritenuta a livello internazionale tra i maggiori esperti dell’opera di Miró, la quale ha
voluto illustrare l’ultima fase della produzione della lunga vita dell’artista, quando egli finalmente concretizzò a Maiorca
nel 1956 un suo grande sogno: un ampio spazio tutto suo, dove lavorare protetto dal silenzio e dalla pace che solo la
natura poteva offrirgli. In occasione della mostra lo studio tanto desiderato da Miró sarà scenograficamente ricostruito
all’interno degli spazi espositivi.
L’artista
Nato e cresciuto a Barcellona, Miró frequenta la Scuola di Belle Arti della Llotja dove studia con Modest Urgell e Josep
Pascó. Inizia a disegnare piccolissimo e il suo primo olio che si sia conservato è un paesaggio del 1908, la prima opera
di Miró. A 18 anni espone alla VI Mostra Internazionale d’Arte di Barcellona e l’anno successivo inizia a studiare alla
Scuola d’Arte di Francesc di Galí (1912-1915), il quale gli insegna a disegnare dopo aver tastato il modello a occhi chiusi.
Successivamente studia al Círcol Artístic di Sant Lluc dove disegna nudi, ballerine, personaggi del circo, scene di strada
o del porto. Le sue prime opere si rifanno a stili presi dall’impressionismo, dal fauvismo, dal futurismo e dal cubismo. Il
suo primo viaggio a Parigi, nel 1920, tuttavia, lo farà avvicinare al dadaismo e, in seguito, al surrealismo.
Nel 1929 Miró sposa a Palma di Maiorca Pilar Juncosa da cui avrà una figlia. In questi stessi anni inizia la sua
sperimentazione artistica, cimentandosi con la litografia, l’acquaforte e la scultura, con la pittura su carta catramata e il
vetro. Desidera sempre di più la stimolante tranquillità della campagna, di un posto dove potersi dedicare liberamente al
suo lavoro. Per questo, allo scoppio della guerra civile, dopo un esilio in Francia fino al ‘42, trova rifugio a Maiorca, terra
d’origine di sua madre.
Nel 1954 Miró lascia la sua residenza abituale a Barcellona e nel ’56 si trasferisce definitivamente a Son Abrines, dove
aveva predisposto di costruire lo studio tanto desiderato, facendolo progettare dall’intimo amico e architetto Josep Lluís
Sert (Barcellona, 1902 - 1983). Per preservare la proprietà tanto voluta e amata, per lui luogo creativo per eccellenza,
Miró nel 1980 donerà parte di questa alla cittadinanza, e nel 1981 sarà allestita la Fundació Pilar e Joan Miró.
Il 1954 è anche l’anno in cui Miró vince il premio per la grafica alla Biennale di Venezia e nel 1958 il Premio
Internazionale Guggenheim, mentre per i riconoscimenti in patria dovrà attendere gli anni della vecchiaia e la caduta del
franchismo. Così nel 1978 riceve la Medalla d’Or de la Generalitat de Cataluna; nel 1979 l’Università di Barcellona gli
conferisce la laurea honoris causa (l’Università di Harvard aveva già provveduto nel 1968); nel 1980 riceve la Medaglia
d’Oro delle Belle Arti dal re di Spagna Juan Carlos; nell’83 anche la Spagna gli rende un omaggio, organizzato
congiuntamente dal Comune di Barcellona, dalla Generalitat de Cataluna, dal Ministero della Cultura e dalla Fundació
Joan Miró di Barcellona. Morirà poco dopo a Maiorca e sarà sepolto a Barcellona, nel cimitero di Montjuïc.
La mostra
L’esposizione è suddivisa cronologicamente e tematicamente nelle nove sale del percorso, dove si potrà ammirare la
produzione di Joan Miró degli ultimi trent’anni della sua vita a Maiorca. La storia del maestro è indissolubilmente legata a
questo luogo che, come si esplica dalle sue stesse parole, rappresentava per lui poesia e luce.
Ad eccezione del paesaggio eseguito nel 1908 e degli schizzi realizzati per alcuni progetti murali negli anni Quaranta e
Cinquanta, sono presenti in mostra dipinti, disegni e sculture del periodo che va dal 1956 fino alla morte nel 1983.
Sin dal principio della sua attività Miró riteneva che l’obiettivo dell’artista dovesse concernere progetti di grande portata,
come i murali e altri lavori d’arte pubblica che offrivano anche l’opportunità di collaborare con architetti e artigiani,
lasciando alla pittura da cavalletto una posizione secondaria.
I progetti d’arte pubblica di Miró, caratterizzati da una sintesi tra architettura e arti plastiche, derivata anche dalla sua
profonda ammirazione per Antoni Gaudí, sono esemplificati in mostra da opere come Schizzo per la pittura murale del
Terrace Plaza Hotel de Cincinnati (1947) e Schizzo per la pittura murale di Harkness Commons, Graduate Center,
Università di Harvard (1949-1951), e disegni del Progetto per un murale per la sede dell’ONU a New York (1952-1953).
Dal 1956 Miró è a Palma e comincia un intenso periodo di lavoro che lo vede anche riprendere in mano vecchi schizzi e
ridipingerci sopra dopo una dura autocritica. Tra questi dipinti e disegni, in mostra il già citato olio del 1908, il primo di
Miró che si sia conservato, e che l’artista aveva coperto proprio a causa di questa epurazione. L’opera Senza titolo è
diventata così il recto di un olio del 1960.
Sempre appartenente a questo periodo è l’opera Senza titolo, un bellissimo olio e acrilico su tela con un personaggio,
una specie di pupazzo, in cui si inizia a percepire la sparizione dello stile figurativo dell’artista.
Negli anni Sessanta e Settanta, immagini e titoli dei lavori ci rimandano ai suoi temi prediletti come donne, paesaggi e
uccelli. Ma l’iconografia si fa astratta e le figure si amplificano. La convivenza di stili e modi di esecuzione diversi da vita a
opere statiche come Mosaico (1966) e a opere dalle pennellate confuse come Poesia (1966). È questo anche il momento
in cui, messo da parte il cavalletto, Miró dipinge a terra, cammina sulle proprie tele, vi si stende sopra producendo
spruzzi e gocciolamenti come nel Senza titolo, sempre del 1966, un olio, acrilico e carboncino nero con segni di colore
rossi e blu.
Degli anni ’70 sono i paesaggi monocromi, come Senza titolo del 1973, e altri dipinti sostanzialmente monocromatici
come le tele di grande formato e un’altra serie di cinque olii più tardi, del 1978, sfumati, visionari, minimalisti, evanescenti
e movimentati, raccolti in un’unica sala, che evocano la predilezione di Miró per il nero degli espressionisti astratti
americani e la calligrafia orientale.
Gli ultimi anni dell’artista - quando dipingeva con le dita stendendo il colore con i pugni e si cimentava nella pittura
materica, spalmando gli impasti su compensato, cartone e materiali di riciclo -, sono illustrati da opere quali Personaggio,
uccelli del 1976, un olio su carta vetrata, legno e chiodi. Sempre in questa fase ricorrono nella sua produzione i fondi blu,
eterei e modulati, di cui in mostra alcuni esempi, come l’intenso Senza titolo del 1978.
Infine sono esposte alcune sculture, frutto delle sperimentazioni che l’artista fece nell’arco della sua vita con diversi
materiali e tecniche, come collage, “dipinti-oggetto” e altre opere che col passare degli anni traevano ispirazione da ciò
che l’artista collezionava che altrimenti - come egli stesso scrisse - “sarebbero cose morte, da museo”.
In mostra bronzi quale Donna (1966) e L’Equilibrista (1969), assemblaggi quale Personaggio (post 1973) che riunisce
pittura e scultura e discende direttamente dai “dipinti-oggetto” degli anni Trenta, e terrecotte come la maschera (Senza
titolo, 1981) e la testa di ceramica (Senza titolo, 1981) che fanno parte di un insieme di pezzi che Miró realizzò in
collaborazione con Hans Spinner, a Saint-Paul-de-Vence.
Si è già detto dell’importanza del luogo di lavoro per Miró ed è per questo che è stato ricostruito negli spazi espositivi lo
studio in cui egli creò i suoi capolavori. Esposti anche tutti gli oggetti, i pennelli e gli strumenti che Miró usava e che si
sono conservati, sempre grazie all’attività della Fundació Pilar i Joan Miró.
“L’incontro di fantasia e di controllo, di oculatezza e di generosità, che forse si può considerare una caratteristica della
mentalità catalana, può spiegare, in parte almeno, la base fondamentale dell’arte e della personalità di Joan Miró”. Così
ha scritto Gillo Dorfles in un suo saggio sull’artista catalano. È per questo che pare oltremodo opportuna la cornice
rinascimentale del Chiostro del Bramante quale contrappunto allo spirito multiforme di Miró e al suo linguaggio fatto di
macchie, grafismi, spruzzi, impronte, abrasioni, suture e chiodi.
Sponsor tecnici dell’evento sono Samsung, azienda leader nella ricerca e nello sviluppo della tecnologia digitale, e
Acqua Sangemini, acqua ufficiale della mostra.
catalano che lasciò un segno inconfondibile nell’ambito delle avanguardie europee.
La mostra presenta oltre 80 lavori mai giunti prima nel nostro Paese, tra cui 50 olii di sorprendente bellezza e di grande
formato, ma anche terrecotte, bronzi e acquerelli. Si potranno ammirare tra i capolavori, gli olii Donna nella via (1973) e
Senza titolo (1978); i bronzi come Donna (1967); gli schizzi tra cui quello per la decorazione murale per la Harkness
Commons-Harvard University, tutti provenienti da Palma di Maiorca dove la Fundació Pilar i Joan Miró detiene molte
opere dell’artista, concesse in via del tutto straordinaria per l’anteprima italiana.
Con il patrocinio dell’Ambasciata di Spagna, la mostra Miró! Poesia e luce è prodotta e organizzata da Arthemisia
Group, 24 ORE Cultura - Gruppo 24 ORE e DART Chiostro del Bramante, in collaborazione con Fundació Pilar i
Joan Miró. La rassegna si terrà presso il Chiostro del Bramante a Roma dal 16 marzo al 10 giugno 2012.
La curatrice è María Luisa Lax Cacho, ritenuta a livello internazionale tra i maggiori esperti dell’opera di Miró, la quale ha
voluto illustrare l’ultima fase della produzione della lunga vita dell’artista, quando egli finalmente concretizzò a Maiorca
nel 1956 un suo grande sogno: un ampio spazio tutto suo, dove lavorare protetto dal silenzio e dalla pace che solo la
natura poteva offrirgli. In occasione della mostra lo studio tanto desiderato da Miró sarà scenograficamente ricostruito
all’interno degli spazi espositivi.
L’artista
Nato e cresciuto a Barcellona, Miró frequenta la Scuola di Belle Arti della Llotja dove studia con Modest Urgell e Josep
Pascó. Inizia a disegnare piccolissimo e il suo primo olio che si sia conservato è un paesaggio del 1908, la prima opera
di Miró. A 18 anni espone alla VI Mostra Internazionale d’Arte di Barcellona e l’anno successivo inizia a studiare alla
Scuola d’Arte di Francesc di Galí (1912-1915), il quale gli insegna a disegnare dopo aver tastato il modello a occhi chiusi.
Successivamente studia al Círcol Artístic di Sant Lluc dove disegna nudi, ballerine, personaggi del circo, scene di strada
o del porto. Le sue prime opere si rifanno a stili presi dall’impressionismo, dal fauvismo, dal futurismo e dal cubismo. Il
suo primo viaggio a Parigi, nel 1920, tuttavia, lo farà avvicinare al dadaismo e, in seguito, al surrealismo.
Nel 1929 Miró sposa a Palma di Maiorca Pilar Juncosa da cui avrà una figlia. In questi stessi anni inizia la sua
sperimentazione artistica, cimentandosi con la litografia, l’acquaforte e la scultura, con la pittura su carta catramata e il
vetro. Desidera sempre di più la stimolante tranquillità della campagna, di un posto dove potersi dedicare liberamente al
suo lavoro. Per questo, allo scoppio della guerra civile, dopo un esilio in Francia fino al ‘42, trova rifugio a Maiorca, terra
d’origine di sua madre.
Nel 1954 Miró lascia la sua residenza abituale a Barcellona e nel ’56 si trasferisce definitivamente a Son Abrines, dove
aveva predisposto di costruire lo studio tanto desiderato, facendolo progettare dall’intimo amico e architetto Josep Lluís
Sert (Barcellona, 1902 - 1983). Per preservare la proprietà tanto voluta e amata, per lui luogo creativo per eccellenza,
Miró nel 1980 donerà parte di questa alla cittadinanza, e nel 1981 sarà allestita la Fundació Pilar e Joan Miró.
Il 1954 è anche l’anno in cui Miró vince il premio per la grafica alla Biennale di Venezia e nel 1958 il Premio
Internazionale Guggenheim, mentre per i riconoscimenti in patria dovrà attendere gli anni della vecchiaia e la caduta del
franchismo. Così nel 1978 riceve la Medalla d’Or de la Generalitat de Cataluna; nel 1979 l’Università di Barcellona gli
conferisce la laurea honoris causa (l’Università di Harvard aveva già provveduto nel 1968); nel 1980 riceve la Medaglia
d’Oro delle Belle Arti dal re di Spagna Juan Carlos; nell’83 anche la Spagna gli rende un omaggio, organizzato
congiuntamente dal Comune di Barcellona, dalla Generalitat de Cataluna, dal Ministero della Cultura e dalla Fundació
Joan Miró di Barcellona. Morirà poco dopo a Maiorca e sarà sepolto a Barcellona, nel cimitero di Montjuïc.
La mostra
L’esposizione è suddivisa cronologicamente e tematicamente nelle nove sale del percorso, dove si potrà ammirare la
produzione di Joan Miró degli ultimi trent’anni della sua vita a Maiorca. La storia del maestro è indissolubilmente legata a
questo luogo che, come si esplica dalle sue stesse parole, rappresentava per lui poesia e luce.
Ad eccezione del paesaggio eseguito nel 1908 e degli schizzi realizzati per alcuni progetti murali negli anni Quaranta e
Cinquanta, sono presenti in mostra dipinti, disegni e sculture del periodo che va dal 1956 fino alla morte nel 1983.
Sin dal principio della sua attività Miró riteneva che l’obiettivo dell’artista dovesse concernere progetti di grande portata,
come i murali e altri lavori d’arte pubblica che offrivano anche l’opportunità di collaborare con architetti e artigiani,
lasciando alla pittura da cavalletto una posizione secondaria.
I progetti d’arte pubblica di Miró, caratterizzati da una sintesi tra architettura e arti plastiche, derivata anche dalla sua
profonda ammirazione per Antoni Gaudí, sono esemplificati in mostra da opere come Schizzo per la pittura murale del
Terrace Plaza Hotel de Cincinnati (1947) e Schizzo per la pittura murale di Harkness Commons, Graduate Center,
Università di Harvard (1949-1951), e disegni del Progetto per un murale per la sede dell’ONU a New York (1952-1953).
Dal 1956 Miró è a Palma e comincia un intenso periodo di lavoro che lo vede anche riprendere in mano vecchi schizzi e
ridipingerci sopra dopo una dura autocritica. Tra questi dipinti e disegni, in mostra il già citato olio del 1908, il primo di
Miró che si sia conservato, e che l’artista aveva coperto proprio a causa di questa epurazione. L’opera Senza titolo è
diventata così il recto di un olio del 1960.
Sempre appartenente a questo periodo è l’opera Senza titolo, un bellissimo olio e acrilico su tela con un personaggio,
una specie di pupazzo, in cui si inizia a percepire la sparizione dello stile figurativo dell’artista.
Negli anni Sessanta e Settanta, immagini e titoli dei lavori ci rimandano ai suoi temi prediletti come donne, paesaggi e
uccelli. Ma l’iconografia si fa astratta e le figure si amplificano. La convivenza di stili e modi di esecuzione diversi da vita a
opere statiche come Mosaico (1966) e a opere dalle pennellate confuse come Poesia (1966). È questo anche il momento
in cui, messo da parte il cavalletto, Miró dipinge a terra, cammina sulle proprie tele, vi si stende sopra producendo
spruzzi e gocciolamenti come nel Senza titolo, sempre del 1966, un olio, acrilico e carboncino nero con segni di colore
rossi e blu.
Degli anni ’70 sono i paesaggi monocromi, come Senza titolo del 1973, e altri dipinti sostanzialmente monocromatici
come le tele di grande formato e un’altra serie di cinque olii più tardi, del 1978, sfumati, visionari, minimalisti, evanescenti
e movimentati, raccolti in un’unica sala, che evocano la predilezione di Miró per il nero degli espressionisti astratti
americani e la calligrafia orientale.
Gli ultimi anni dell’artista - quando dipingeva con le dita stendendo il colore con i pugni e si cimentava nella pittura
materica, spalmando gli impasti su compensato, cartone e materiali di riciclo -, sono illustrati da opere quali Personaggio,
uccelli del 1976, un olio su carta vetrata, legno e chiodi. Sempre in questa fase ricorrono nella sua produzione i fondi blu,
eterei e modulati, di cui in mostra alcuni esempi, come l’intenso Senza titolo del 1978.
Infine sono esposte alcune sculture, frutto delle sperimentazioni che l’artista fece nell’arco della sua vita con diversi
materiali e tecniche, come collage, “dipinti-oggetto” e altre opere che col passare degli anni traevano ispirazione da ciò
che l’artista collezionava che altrimenti - come egli stesso scrisse - “sarebbero cose morte, da museo”.
In mostra bronzi quale Donna (1966) e L’Equilibrista (1969), assemblaggi quale Personaggio (post 1973) che riunisce
pittura e scultura e discende direttamente dai “dipinti-oggetto” degli anni Trenta, e terrecotte come la maschera (Senza
titolo, 1981) e la testa di ceramica (Senza titolo, 1981) che fanno parte di un insieme di pezzi che Miró realizzò in
collaborazione con Hans Spinner, a Saint-Paul-de-Vence.
Si è già detto dell’importanza del luogo di lavoro per Miró ed è per questo che è stato ricostruito negli spazi espositivi lo
studio in cui egli creò i suoi capolavori. Esposti anche tutti gli oggetti, i pennelli e gli strumenti che Miró usava e che si
sono conservati, sempre grazie all’attività della Fundació Pilar i Joan Miró.
“L’incontro di fantasia e di controllo, di oculatezza e di generosità, che forse si può considerare una caratteristica della
mentalità catalana, può spiegare, in parte almeno, la base fondamentale dell’arte e della personalità di Joan Miró”. Così
ha scritto Gillo Dorfles in un suo saggio sull’artista catalano. È per questo che pare oltremodo opportuna la cornice
rinascimentale del Chiostro del Bramante quale contrappunto allo spirito multiforme di Miró e al suo linguaggio fatto di
macchie, grafismi, spruzzi, impronte, abrasioni, suture e chiodi.
Sponsor tecnici dell’evento sono Samsung, azienda leader nella ricerca e nello sviluppo della tecnologia digitale, e
Acqua Sangemini, acqua ufficiale della mostra.
15
marzo 2012
Miró! Poesia e luce
Dal 15 marzo al 23 agosto 2012
arte contemporanea
Location
CHIOSTRO DEL BRAMANTE
Roma, Arco Della Pace, 5, (Roma)
Roma, Arco Della Pace, 5, (Roma)
Biglietti
Intero € 12,00
Ridotto € 10,00
65 anni compiuti (con documento); ragazzi fino a 18
anni non compiuti; studenti fino a 26 anni non compiuti
(con documento); militari di leva e appartenenti alle
forze dell’ordine; portatori di handicap; ex ridotti legge.
Scuole € 5,00
Famiglia € 30,00
(solo genitori e figli - minimo 3 persone)
Ridotto Gruppi € 10,00
minimo 15 (max 25) paganti (prenotazione obbligatoria).
Gruppi Scuole € 5,00
studenti delle scuole inferiori/superiori solo se in gruppo
Orario di apertura
Tutti i giorni dalle 10,00 alle 20,00
Sabato e domenica dalle 10,00 alle 21,00
(la biglietteria chiude un’ora prima)
Vernissage
15 Marzo 2012, ore 13.30 per la stampa su accredito
Editore
24 ORE CULTURA
Ufficio stampa
ARTHEMISIA
Autore
Curatore