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Marta Bohorquez – Corpo presente
Mostra personale
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La percezione della nitidezza visuale di un'immagine raramente corrisponde alla comprensione
immediata dell'insieme di complessità che ne hanno determinato la nascita. Alcune creazioni talvolta
sembrano apparire più come frutto di un processo di sottrazione di materiale, che rivela l'essenza di
immagine già contenuta nel supporto visivo, com'è proprio della scultura; o dal processo di corrosione
dell'acido di un'acquaforte che marca, ferendo, anche lì per sottrazione, la matrice, delimitando con
precisione solo lo spazio che è stato precedentemente liberato dall'oscurità. Dialettica quindi fra
corpi inanimati e corpi che vedono la vita (attraverso la visione), fra azione del buio e della luce. Così
immagino il procedere artistico di Marta Bohorquez, un processo dialettico che mai si compone, e
che riesce a trovare un istante di precario equilibrio nel tratto metallico che incide con aggressività
la carta e si chiarifica dunque nella specificità dell'azione. Il disegno è lo scheletro di una visione, di
un progetto che si temporalizza e che non smette di ispirare e trarre ispirazione come un materiale
fotosensibile impressionato dalla luce, che nel momento in cui si fissa acquista la sua essenza di
immagine e quindi di tempo passato in movimento verso il futuro, che esclude il presente.
La multimedialità dell'installazione di Corpo presente ha la precisa intenzione di cogliere/accogliere e
fissare, per moltiplicare e dimostrare la potenza del movimento, che sia esso prettamente tecnico-
artistico, performato, sonoro, del ricordo, del sogno o del simbolo, tensione fra passato e presente,
energia del corpo capace di tracciare il percorso inverso fino alla struttura essenziale del momento/
movimento primordiale. L'apparizione delle gitane, figure forti e solide, esprime l'affermazione di un
mito dell'originario personale e collettivo che continua ad essere attivo nella contemporaneità. Le
gitane dai tratti del viso così diversi tra loro ci parlano con un lessico visivo ibrido. La natura ne è il
polo di attrazione. Ma si tratta di una natura tanto evidente quanto simbolica. L'albero è una
personificazione dell'artista, dialogante ma stilisticamente incoerente, per farne un'affermazione
soggettiva, rispetto al resto della composizione. L'albero come condensazione temporale di istantanee
provenienti da mondi temporali diversi, in cui la cattura del momento presente attraverso la visione
appartiene già, per sua stessa struttura, a passati diversi. La donna toro, figura del piacere
masochista dell'essere posseduti da un potere indifferente, enfatizza la sua stratificazione di
immagine significante, in cui una lettura del potere aderente a dinamiche biopolitiche assolutamente
attuali, si riversa nella rappresentazione di un ibrido dal sapore tradizionale. La corrida vista come
lotta fra uomo e natura, viene completamente cambiata nei suoi segni essenziali: i tradizionali
protagonisti uomini diventano qui donne, alla lotta si sostituisce una volontà di possedimento, alla
crudezza della natura ferina un ibrido mascherato. Si tratta di un'immagine di transizione, che se ha il
suo completamento positivo nella gitana che interagisce con l'albero e con cui ha un legame
compositivo diretto, sembra derivare le sue forme sensuali dalla donna-fantoccio ancora
completamente ricoperta dal bozzolo di stoffa a pois rossa e bianca, che caratterizza visivamente a
sua volta i dolci pupazzi dall'attitudine apatica. Il segno/simbolo originario trovato nella fattura tipica
della stoffa delle vesti andaluse chiude un percorso. Un concretissimo fil rouge ne rilancia
immediatamente un altro, che attraversa l'epidermide a pois dei fantocci, della donna-pupazzo,
attraversa una schiena cucita da una mano estranea e si trasforma in rosse catene alle caviglie. I
piedi schiavi sembrano essere la vera immagine di un potere debole, com'è quello della gitana con la
donna-toro (potrebbero essere i suoi piedi) e che trova un riscatto e una nuova dimensione di
esistenza nella riflessione della figura statuaria che interagisce con i fili che pendono dai rami
dell'albero, come linfa vitale, come vene di sangue. La testualità complessa di Corpo presente gioca
sulla ripetizione e sulla ridondanza per sporcare l'idea consolidata di una fruizione pulita e neutra
dell'opera d'arte e delle processualità che vi sono legate. Le polaroid associate ad ogni opera grafica
assumono la funzione di narrazione atemporale. La loro importanza risiede nella possibilità creativa
data dalla performanza di un discorso, di un particolare tipo di enunciazione che si lega senza
soluzione di continuità attraverso il corpo all'opera esposta, condividendone ancora, e quindi
aggiungendo un ulteriore strato a quella temporalità complessa di cui si diceva sopra. Polaroid come
istantanee analogiche, che sembrerebbero assumere una funzione veridittiva, di testimonianza di un
istante non precisamente collocato. E sebbene non si possa negare il loro ruolo, la falsificazione
tecnologica di fotografie digitali a loro volta manipolate in forma di polaroid, apre una porta su una
maniera di fare e utilizzare l'arte che pur di affermare un'idea, si assume la responsabilità di
distorcerne i canali consolidati di fruizione e percezione. Performanza del discorso che diventa corpo
collettivo presente capace di far partecipare l'evento artistico come ostensione di opere,
documentazione progettuale, corpi creativi dalle relazioni plurime, in cui il legame generatore fra
l'artista e il critico, determinato dall'alternanza di fasi di conquista e perdita di potere, si trasforma in
una relazione comunicativa nel momento in cui diventa aperta verso il fuori. L'attaccamento all'idea
di enunciare continuamente un possibile momento presente fallisce in una parodia della
rappresentazione e delle sue possibili derivazioni. Ciò che rimane è il presente come pura linea di
separazione tra ciò che non è più e ciò che non è ancora. Linea di separazione simile a quella che
delimita i corpi solarizzati di Man Ray; una linea usata da Marta Bohorquez per estrarre un dato reale
e portarlo alla dignità astratta di un'assenza presente, di una enunciazione istantanea del corpo.
Marta Bohorquez
Corpo presente a cura di Rossella Iorio
fotografa: Romina Antico
performers: Marta Bohorquez, Romina Antico, Rossella Iorio
vernissage sabato 9 marzo ore 18.00
dal 9 al 23 marzo 2013
Inangolo
Strada Pultone 2 - 65017 Penne (PE)
venerdì e sabato dalle 18.00 alle 20.00
altri giorni su appuntamento telefonico:
Di Bernardo 3397502234
Rietti 3385309912
Toppeta 3803439565
immediata dell'insieme di complessità che ne hanno determinato la nascita. Alcune creazioni talvolta
sembrano apparire più come frutto di un processo di sottrazione di materiale, che rivela l'essenza di
immagine già contenuta nel supporto visivo, com'è proprio della scultura; o dal processo di corrosione
dell'acido di un'acquaforte che marca, ferendo, anche lì per sottrazione, la matrice, delimitando con
precisione solo lo spazio che è stato precedentemente liberato dall'oscurità. Dialettica quindi fra
corpi inanimati e corpi che vedono la vita (attraverso la visione), fra azione del buio e della luce. Così
immagino il procedere artistico di Marta Bohorquez, un processo dialettico che mai si compone, e
che riesce a trovare un istante di precario equilibrio nel tratto metallico che incide con aggressività
la carta e si chiarifica dunque nella specificità dell'azione. Il disegno è lo scheletro di una visione, di
un progetto che si temporalizza e che non smette di ispirare e trarre ispirazione come un materiale
fotosensibile impressionato dalla luce, che nel momento in cui si fissa acquista la sua essenza di
immagine e quindi di tempo passato in movimento verso il futuro, che esclude il presente.
La multimedialità dell'installazione di Corpo presente ha la precisa intenzione di cogliere/accogliere e
fissare, per moltiplicare e dimostrare la potenza del movimento, che sia esso prettamente tecnico-
artistico, performato, sonoro, del ricordo, del sogno o del simbolo, tensione fra passato e presente,
energia del corpo capace di tracciare il percorso inverso fino alla struttura essenziale del momento/
movimento primordiale. L'apparizione delle gitane, figure forti e solide, esprime l'affermazione di un
mito dell'originario personale e collettivo che continua ad essere attivo nella contemporaneità. Le
gitane dai tratti del viso così diversi tra loro ci parlano con un lessico visivo ibrido. La natura ne è il
polo di attrazione. Ma si tratta di una natura tanto evidente quanto simbolica. L'albero è una
personificazione dell'artista, dialogante ma stilisticamente incoerente, per farne un'affermazione
soggettiva, rispetto al resto della composizione. L'albero come condensazione temporale di istantanee
provenienti da mondi temporali diversi, in cui la cattura del momento presente attraverso la visione
appartiene già, per sua stessa struttura, a passati diversi. La donna toro, figura del piacere
masochista dell'essere posseduti da un potere indifferente, enfatizza la sua stratificazione di
immagine significante, in cui una lettura del potere aderente a dinamiche biopolitiche assolutamente
attuali, si riversa nella rappresentazione di un ibrido dal sapore tradizionale. La corrida vista come
lotta fra uomo e natura, viene completamente cambiata nei suoi segni essenziali: i tradizionali
protagonisti uomini diventano qui donne, alla lotta si sostituisce una volontà di possedimento, alla
crudezza della natura ferina un ibrido mascherato. Si tratta di un'immagine di transizione, che se ha il
suo completamento positivo nella gitana che interagisce con l'albero e con cui ha un legame
compositivo diretto, sembra derivare le sue forme sensuali dalla donna-fantoccio ancora
completamente ricoperta dal bozzolo di stoffa a pois rossa e bianca, che caratterizza visivamente a
sua volta i dolci pupazzi dall'attitudine apatica. Il segno/simbolo originario trovato nella fattura tipica
della stoffa delle vesti andaluse chiude un percorso. Un concretissimo fil rouge ne rilancia
immediatamente un altro, che attraversa l'epidermide a pois dei fantocci, della donna-pupazzo,
attraversa una schiena cucita da una mano estranea e si trasforma in rosse catene alle caviglie. I
piedi schiavi sembrano essere la vera immagine di un potere debole, com'è quello della gitana con la
donna-toro (potrebbero essere i suoi piedi) e che trova un riscatto e una nuova dimensione di
esistenza nella riflessione della figura statuaria che interagisce con i fili che pendono dai rami
dell'albero, come linfa vitale, come vene di sangue. La testualità complessa di Corpo presente gioca
sulla ripetizione e sulla ridondanza per sporcare l'idea consolidata di una fruizione pulita e neutra
dell'opera d'arte e delle processualità che vi sono legate. Le polaroid associate ad ogni opera grafica
assumono la funzione di narrazione atemporale. La loro importanza risiede nella possibilità creativa
data dalla performanza di un discorso, di un particolare tipo di enunciazione che si lega senza
soluzione di continuità attraverso il corpo all'opera esposta, condividendone ancora, e quindi
aggiungendo un ulteriore strato a quella temporalità complessa di cui si diceva sopra. Polaroid come
istantanee analogiche, che sembrerebbero assumere una funzione veridittiva, di testimonianza di un
istante non precisamente collocato. E sebbene non si possa negare il loro ruolo, la falsificazione
tecnologica di fotografie digitali a loro volta manipolate in forma di polaroid, apre una porta su una
maniera di fare e utilizzare l'arte che pur di affermare un'idea, si assume la responsabilità di
distorcerne i canali consolidati di fruizione e percezione. Performanza del discorso che diventa corpo
collettivo presente capace di far partecipare l'evento artistico come ostensione di opere,
documentazione progettuale, corpi creativi dalle relazioni plurime, in cui il legame generatore fra
l'artista e il critico, determinato dall'alternanza di fasi di conquista e perdita di potere, si trasforma in
una relazione comunicativa nel momento in cui diventa aperta verso il fuori. L'attaccamento all'idea
di enunciare continuamente un possibile momento presente fallisce in una parodia della
rappresentazione e delle sue possibili derivazioni. Ciò che rimane è il presente come pura linea di
separazione tra ciò che non è più e ciò che non è ancora. Linea di separazione simile a quella che
delimita i corpi solarizzati di Man Ray; una linea usata da Marta Bohorquez per estrarre un dato reale
e portarlo alla dignità astratta di un'assenza presente, di una enunciazione istantanea del corpo.
Marta Bohorquez
Corpo presente a cura di Rossella Iorio
fotografa: Romina Antico
performers: Marta Bohorquez, Romina Antico, Rossella Iorio
vernissage sabato 9 marzo ore 18.00
dal 9 al 23 marzo 2013
Inangolo
Strada Pultone 2 - 65017 Penne (PE)
venerdì e sabato dalle 18.00 alle 20.00
altri giorni su appuntamento telefonico:
Di Bernardo 3397502234
Rietti 3385309912
Toppeta 3803439565
09
marzo 2013
Marta Bohorquez – Corpo presente
Dal 09 al 23 marzo 2013
arte contemporanea
Location
INANGOLO
Penne, Strada Pultone, 2, (Pescara)
Penne, Strada Pultone, 2, (Pescara)
Orario di apertura
venerdì e sabato dalle 18.00 alle 20.00 (altri giorni su appuntamento)
Vernissage
9 Marzo 2013, ore 18
Autore
Curatore