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Francesco Messina – Miti e stagioni del Novecento
Attraverso una sessantina di opere, tra marmi, bronzi, terrecotte policrome, bronzi dipinti e alcuni disegni (matite, inchiostri e pastelli), è illustrata l’intera opera di Messina dal 1924 al 1989 valorizzando, come tema centrale della sua ricerca, la figura umana indagata in ogni posizione, in ogni atteggiamento, libera nello spazio
Comunicato stampa
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Ampio apprezzamento da parte del pubblico e della critica per la mostra ‘Francesco Messina, miti e stagioni del Novecento’ allestita nella Villa e nel Giardino Bardini (Costa San Giorgio 2) tanto che l’apertura è stata prorogata a domenica 29 settembre. Il progetto è di Nicola Loi ed è stata realizzata dallo Studio Copernico di Milano, dalla Fondazione Francesco Messina e dalla Fondazione Parchi Monumentali Bardini e Peyron dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze.
Attraverso una sessantina di opere, tra marmi, bronzi, terrecotte policrome, bronzi dipinti e alcuni disegni (matite, inchiostri e pastelli), è illustrata l’intera opera di Messina dal 1924 al 1989 valorizzando, come tema centrale della sua ricerca, la figura umana indagata in ogni posizione, in ogni atteggiamento, libera nello spazio. Uno studio del corpo che lo scultore ha cominciato da ragazzo, presso le botteghe dei marmisti nel Cimitero di Staglieno a Genova, ed è continuata per tutta la vita, a Milano, nel suo studio all’Accademia di Brera – dove era stato professore e direttore – e a San Sisto, nella chiesa che poi è diventata Studio-Museo.
Messina ha studiato a lungo il nudo femminile, l’equilibrio e il dinamismo delle danzatrici (tra questi sono celebri i ritratti di Carla Fracci, Luciana Savignano, Aida Accolla), l’affondo e lo scatto di pugilatori e marciatori, l’argento vivo dei bambini e dei ragazzi sulla spiaggia. Tra i soggetti preferiti ci sono poi i ritratti che lo scultore sente particolarmente, cercando ogni volta di catturare il carattere del ritrattato: tra questi si distinguono i volti di Lucio Fontana, Arturo Tosi, lo scrittore Bacchelli, i poeti Alfonso Gatto e Salvatore Quasimodo, Indro Montanelli, Carla Fracci, Luciana Savignano. Ai ritratti si aggiunge l’interesse per i cavalli –il più noto è il Cavallo morente per la sede della RAI di viale Mazzini a Roma (1966) – che hanno dato vita nel tempo a veri e propri cicli creativi.
Il titolo del’esposizione illustra l’intensa attività di Messina che ha attraversato il secolo, raccontandone a suo modo una storia peculiare. Una storia che passa attraverso l’uomo, misura di tutte le cose e fonte incessante di ispirazione: per l’artista la figura umana è il compasso, la dimensione, il senso di ogni immagine. Da questo punto di vista Messina è erede della scultura classica, dalla Grecia fino all’Ottocento: una tradizione che lui rende viva e palpitante nelle materie diverse che usa per ogni opera.
Il catalogo, a cura di Luigi Marsiglia ed Eliana Princi, è edito da Polistampa di Firenze, include due brevi saggi introduttivi, una ricca sezione fotografica, 184 schede ragionate sulle opere e gli apparati con biografia e bibliografia. Il progetto dell’allestimento è di Luigi Cupellini.
Attraverso una sessantina di opere, tra marmi, bronzi, terrecotte policrome, bronzi dipinti e alcuni disegni (matite, inchiostri e pastelli), è illustrata l’intera opera di Messina dal 1924 al 1989 valorizzando, come tema centrale della sua ricerca, la figura umana indagata in ogni posizione, in ogni atteggiamento, libera nello spazio. Uno studio del corpo che lo scultore ha cominciato da ragazzo, presso le botteghe dei marmisti nel Cimitero di Staglieno a Genova, ed è continuata per tutta la vita, a Milano, nel suo studio all’Accademia di Brera – dove era stato professore e direttore – e a San Sisto, nella chiesa che poi è diventata Studio-Museo.
Messina ha studiato a lungo il nudo femminile, l’equilibrio e il dinamismo delle danzatrici (tra questi sono celebri i ritratti di Carla Fracci, Luciana Savignano, Aida Accolla), l’affondo e lo scatto di pugilatori e marciatori, l’argento vivo dei bambini e dei ragazzi sulla spiaggia. Tra i soggetti preferiti ci sono poi i ritratti che lo scultore sente particolarmente, cercando ogni volta di catturare il carattere del ritrattato: tra questi si distinguono i volti di Lucio Fontana, Arturo Tosi, lo scrittore Bacchelli, i poeti Alfonso Gatto e Salvatore Quasimodo, Indro Montanelli, Carla Fracci, Luciana Savignano. Ai ritratti si aggiunge l’interesse per i cavalli –il più noto è il Cavallo morente per la sede della RAI di viale Mazzini a Roma (1966) – che hanno dato vita nel tempo a veri e propri cicli creativi.
Il titolo del’esposizione illustra l’intensa attività di Messina che ha attraversato il secolo, raccontandone a suo modo una storia peculiare. Una storia che passa attraverso l’uomo, misura di tutte le cose e fonte incessante di ispirazione: per l’artista la figura umana è il compasso, la dimensione, il senso di ogni immagine. Da questo punto di vista Messina è erede della scultura classica, dalla Grecia fino all’Ottocento: una tradizione che lui rende viva e palpitante nelle materie diverse che usa per ogni opera.
Il catalogo, a cura di Luigi Marsiglia ed Eliana Princi, è edito da Polistampa di Firenze, include due brevi saggi introduttivi, una ricca sezione fotografica, 184 schede ragionate sulle opere e gli apparati con biografia e bibliografia. Il progetto dell’allestimento è di Luigi Cupellini.
31
maggio 2013
Francesco Messina – Miti e stagioni del Novecento
Dal 31 maggio al 29 settembre 2013
arte contemporanea
disegno e grafica
disegno e grafica
Location
VILLA BARDINI
Firenze, Costa San Giorgio, 2, (Firenze)
Firenze, Costa San Giorgio, 2, (Firenze)
Orario di apertura
da martedì a domenica 10-19
Editore
POLISTAMPA
Autore
Curatore