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Giuseppe Orsenigo – La vita che vorrei
Giuseppe Orsenigo e le sue opere al Ferrara Art Festival
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Si inaugura sabato 5 luglio alle ore 18,30 a Palazzo della Racchetta, via Vaspergolo 4, 6, 6a la personale di Giuseppe Orsenigo "La vita che vorrei". La mostra proseguirà fino al 24 luglio, tutti i giorni dalle 15.00 alle 19.00 nelle sale Olimpia Morata e Cosmè Tura.
Tre appuntamenti nell’arco di quattro ore, in due luoghi diversi della città: alla Galleria del Rivellino e a Palazzo Racchetta, per cinque mostre e un concerto che caratterizzeranno un altro sabato ricco di contenuti e denso di appuntamenti per il Ferrara Art Festival.
Si comincia alle 17,30 alla Galleria del Rivellino, in via Baruffaldi 6, accanto al Castello Estense, con la mostra di fotografa intitolata “Rifrazioni”, mostra personale della fotografa di Finale Ligure Anna Maria Angelini. Si prosegue al Palazzo della Racchetta, in via Vaspergolo 6, a 100 metri dal Listone, con il vernissage di ben quattro mostre personali: le “Installazioni” dell’artista coreana Kim Sang Lan nel salone Isabella D’Este, all’ultimo piano del palazzo storico, i quadri astratti della pittrice canadese Catherine Schmid con la mostra “Between Structure and Spontaneity” al piano terra nel salone Girolamo Savonarola, le tecniche miste del canturino Giuseppe Orsenigo con la mostra “La vita che vorrei” sempre al piano terra nelle sale Olimpia Morata e Cosmè Tura, e i quadri di maschere e figure grottesche del milanese Gianmaria Battiato al piano nobile (sale Ludovico Ariosto e Messisbugo). Tutte e cinque le mostre sono curate da Virgilio Patarini e ci presentano un ampio spettro delle possibilità espressive dell’arte contemporanea nazionale ed internazionale, dalla fotografia astratta della Angelini alle installazioni di Madame Kim, degne di una Biennale di Venezia, dall’astrazione rigorosa della Schmid, alla figurazione grottesca di Battiato, fino alla contaminazione di fotografia e pittura e tecniche miste di Orsenigo.
Una fotografia astratta fatta solo di luce, quella di Annamaria Angelini. “Luce allo stato puro. Luce – colore. Laddove il colore e la luce sono colti con tale sapienza tecnica e di composizione da sembrare altro da sé. Da sembrare pittura su tela: luce dipinta, stesa velatura dopo velatura sulla tela. Una luce calda, leggera, a tratti friabile, impalpabile. Una luce pulsante, che si irradia dal centro della fotografia, che si irradia e conquista, con fluidità, ogni centimetro quadrato della superficie, con vibrazioni fitte e modulate, inquiete, che sembrano vivere di un afflato vitale, che a tratti si sfaldano, si addensano, si distendono”. Mentre “le installazioni pensate da Kim Sang Lan per il Ferrara Art Festival affrontano uno dei temi prediletti dall’artista coreana degli ultimi anni: la presenza-assenza della figura femminile, evocata da queste silhouettes di abiti femminili fatti di carta intrecciata a amano e la sua moltiplicazione, come in una sorta di riverbero in cui l’immagine femminile viene ripetuta all’infinito, in un gioco di ripetizione differente, di estenuante variazione su tema che ci racconta l’inquieto rapporto tra l’Uno e il Molteplice, nello scorrere immobile e allo stesso momento inquieto del Tempo”. Le opere dell’artista canadese Catherine Schmid invece nascono e si sviluppano “da un’osservazione attenta di elementi della natura o da scorci architettonici, elementi che vengono progressivamente stilizzati e ridotti ai minimi termini, in un processo di astrazione nel senso etimologico del termine che ha lo scopo di trovare nella sintesi la maggior efficacia possibile di espressione. Attraverso questo approccio, per usare una terminologia cara ad Aristotele, il «fenomenon» si trasforma in «noumeno»”… Ogni opera di Giuseppe Orsenigo invece è “l’esplosione di un mondo. Ogni volta un nuovo mondo, in un gioco differente di razionalità ed emozione, di sogni affastellati, scomposti e ricomposti e di concreti, puntuali riferimenti alla realtà. Con colpi di scena e alzate di ingegno uniche e spiazzanti. Come ad esempio nell’opera intitolata «Psicanalisi»: una lastra quadrata di metallo nero, un metallo cangiante alla luce, lucido e opaco allo tempo stesso, con al centro un buco, e dentro quel buco, in profondità di qualche centimetro nel buio, una minuscola superficie di specchio infranto e ricomposto, in cui, non chiunque, ma solo il fruitore più curioso e impertinente, o forse semplicemente più attento, può scorgere se stesso: il proprio volto, il proprio occhio infranto e ricomposto. Un’opera così, che coniuga Fontana e Pistoletto (e che li supera, almeno in sense of humour), basta sola a sancire la statura di un artista”. Infine “le maschere di Gianmaria Battiato sono facce grottesche, come di idoli africani rivisitati in chiave pop, o teste di pupazzi antropomorfi come sculture votive di qualche religione in cui alla seriosità dei riti è stata sostituita una verve dissacrante e sbeffeggiante, volti stilizzati in smorfie di sberleffo: gli occhi appallati, non è chiaro se spiritati o stralunati o strabuzzati di meraviglia, la lingua cacciata fuori forse per affanno, oppure per una libido di ascendenza fantozziana oppure ancora per scherno di lontana reminescenza apotropaica o di più probabile licenziosità infantile. E ci ricordano che spesso anche la vita è un gioco grottesco”.
Sempre a Palazzo Racchetta si conclude la serata, alle 21,30 col concerto dei “Ni-Na” giovane e neonata formazione ferrarese che così descrive Andrea Barbaglia: “ Due voci. Due esseri umani alle spalle. Giacomo Tebaldi. Luca Rizzo. Poi è tutto un tripudio di synth, cavi e processori per quella che nelle intenzioni del nuovo dinamico duo pare essere un lungo viaggio verso luoghi fantastici e irreali che solo un processo di ricostruzione mentale consente di visualizzare nella realtà. Un loop continuo e incessante che si abbatte sull'ascoltatore viziandolo e stuzzicando la sua fantasia. Qualche chitarrina qua e là, giusto per inseguire la linea del basso al solito usato alla perfezione per confezionare ed amalgamare il tutto." Il concerto si inserisce nell’ambito del Racket Festival organizzato da Zamenhof Art di Milano in collaborazione col Cafè degli artisti di Ferrara.
Tutti gli eventi sono a ingresso libero.
I mondi paralleli di Giuseppe Orsenigo
Ogni opera di Orsenigo è l’esplosione di un mondo. Ogni volta un nuovo mondo, in un gioco differente di razionalità ed emozione, di sogni affastellati, scomposti e ricomposti e di concreti, puntuali riferimenti alla realtà. Con colpi di scena e alzate di ingegno uniche e spiazzanti. Come ad esempio nell’opera intitolata «Psicanalisi»: una lastra quadrata di metallo nero, un metallo cangiante alla luce, lucido e opaco allo tempo stesso, con al centro un buco, e dentro quel buco, in profondità di qualche centimetro nel buio, una minuscola superficie di specchio infranto e ricomposto, in cui, non chiunque, ma solo il fruitore più curioso e impertinente, o forse semplicemente più attento, può scorgere se stesso: il proprio volto, il proprio occhio infranto e ricomposto. Un’opera così, che coniuga Fontana e Pistoletto (e che li supera, almeno in sense of humour), basta sola a sancire la statura di un artista.
Virgilio Patarini
Giuseppe Orsenigo
Giuseppe Orsenigo è nato a Cantù nel 1948 ha frequentato l’Istituto d’Arte di Cantù, diplomandosi Maestro d’Arte. La sua attività artistica risale ai primi anni Sessanta, ma sino al 2001 si è rifiutato di esporre in pubblico le sue opere. Per Orsenigo questi «trent’anni di segreto lavoro, quasi al riparo da occhi indiscreti, o da giudizi frettolosi e intempestivi», come scrive il noto critico Morando Morandini, sono serviti per affinare il suo stile pittorico definito « la firma della sua volontà di fare e di esprimersi». Esperto conoscitore delle tecniche della lavorazione del legno, svolge da oltre quarant’anni la professione di designer dirigendo un laboratorio artigiano. Dal 2001 ha esposto le sue opere in numerose personali, tra cui una retrospettiva allo «Spazio Guicciardini» di Milano, ad Aosta in due occasioni alla Saletta d’arte comunale e alla Torre dei signori di Sant’Orso, a Milano al Nuovo Spazio Aleph, Rosso Lacca, Galleria Zamenhof, a PortoVenere alle Fondamenta della Chiesa di San Pietro e al Castello Doria , a La Thuile Albergo Planibel e Spazio Aiat , a Saint-Vincent Salone delle Terme , a Figino Serenza Villa Ferranti , a Cantù palazzo La Permanente Mobili, a Como Spazio Espositivo San Pietro In Atrio , a Mariano Comense Galleria Mauri , a Vertemate con Minoprio Fondazione Minoprio e Rcm Arredamenti, a Menaggio Sala Consiliare, Venezia Palazzo Zenobio , Torino Galleria20. Diverse anche le collettive in IItalia e all’estero: Ferrara Castello degli Estensi, Chiostrino di Sant’Anna, Palazzo della Racchetta, Massa Carrara Castello Malsaspina, Lecce Castello Carlo V, Imperia Pinacoteca, Soleto Porta San Vito, Miilano Galleria Zamenhof, Archivi del 900, Artisti Quartiere Garibaldi, Fondazione Sassetti, La Permanente, Palazzo della Triennale, Palermo I Biennale Internazione d’Arte, Milano Spazio E, Innsbruck, Nimes, Parigi e New York. Di lui si sono interessati quotidiani e televisioni nazionali , fra cui «Rai3», La Stampa, Avvenire, Il Giornale,Magazine di Repubblica America, La Provincia di Como, ,Il Corriere di Como. Le sue opere sono pubblicate nel volume «Post-Avanguardia» dell’Editoriale Giorgio Mondadori (2010) e si trovano presso: Aiat Aosta, Terme di Saint-Vincent, Comune di PortoVenere, Galleria Mauri, nonché , in collezioni private.
Tre appuntamenti nell’arco di quattro ore, in due luoghi diversi della città: alla Galleria del Rivellino e a Palazzo Racchetta, per cinque mostre e un concerto che caratterizzeranno un altro sabato ricco di contenuti e denso di appuntamenti per il Ferrara Art Festival.
Si comincia alle 17,30 alla Galleria del Rivellino, in via Baruffaldi 6, accanto al Castello Estense, con la mostra di fotografa intitolata “Rifrazioni”, mostra personale della fotografa di Finale Ligure Anna Maria Angelini. Si prosegue al Palazzo della Racchetta, in via Vaspergolo 6, a 100 metri dal Listone, con il vernissage di ben quattro mostre personali: le “Installazioni” dell’artista coreana Kim Sang Lan nel salone Isabella D’Este, all’ultimo piano del palazzo storico, i quadri astratti della pittrice canadese Catherine Schmid con la mostra “Between Structure and Spontaneity” al piano terra nel salone Girolamo Savonarola, le tecniche miste del canturino Giuseppe Orsenigo con la mostra “La vita che vorrei” sempre al piano terra nelle sale Olimpia Morata e Cosmè Tura, e i quadri di maschere e figure grottesche del milanese Gianmaria Battiato al piano nobile (sale Ludovico Ariosto e Messisbugo). Tutte e cinque le mostre sono curate da Virgilio Patarini e ci presentano un ampio spettro delle possibilità espressive dell’arte contemporanea nazionale ed internazionale, dalla fotografia astratta della Angelini alle installazioni di Madame Kim, degne di una Biennale di Venezia, dall’astrazione rigorosa della Schmid, alla figurazione grottesca di Battiato, fino alla contaminazione di fotografia e pittura e tecniche miste di Orsenigo.
Una fotografia astratta fatta solo di luce, quella di Annamaria Angelini. “Luce allo stato puro. Luce – colore. Laddove il colore e la luce sono colti con tale sapienza tecnica e di composizione da sembrare altro da sé. Da sembrare pittura su tela: luce dipinta, stesa velatura dopo velatura sulla tela. Una luce calda, leggera, a tratti friabile, impalpabile. Una luce pulsante, che si irradia dal centro della fotografia, che si irradia e conquista, con fluidità, ogni centimetro quadrato della superficie, con vibrazioni fitte e modulate, inquiete, che sembrano vivere di un afflato vitale, che a tratti si sfaldano, si addensano, si distendono”. Mentre “le installazioni pensate da Kim Sang Lan per il Ferrara Art Festival affrontano uno dei temi prediletti dall’artista coreana degli ultimi anni: la presenza-assenza della figura femminile, evocata da queste silhouettes di abiti femminili fatti di carta intrecciata a amano e la sua moltiplicazione, come in una sorta di riverbero in cui l’immagine femminile viene ripetuta all’infinito, in un gioco di ripetizione differente, di estenuante variazione su tema che ci racconta l’inquieto rapporto tra l’Uno e il Molteplice, nello scorrere immobile e allo stesso momento inquieto del Tempo”. Le opere dell’artista canadese Catherine Schmid invece nascono e si sviluppano “da un’osservazione attenta di elementi della natura o da scorci architettonici, elementi che vengono progressivamente stilizzati e ridotti ai minimi termini, in un processo di astrazione nel senso etimologico del termine che ha lo scopo di trovare nella sintesi la maggior efficacia possibile di espressione. Attraverso questo approccio, per usare una terminologia cara ad Aristotele, il «fenomenon» si trasforma in «noumeno»”… Ogni opera di Giuseppe Orsenigo invece è “l’esplosione di un mondo. Ogni volta un nuovo mondo, in un gioco differente di razionalità ed emozione, di sogni affastellati, scomposti e ricomposti e di concreti, puntuali riferimenti alla realtà. Con colpi di scena e alzate di ingegno uniche e spiazzanti. Come ad esempio nell’opera intitolata «Psicanalisi»: una lastra quadrata di metallo nero, un metallo cangiante alla luce, lucido e opaco allo tempo stesso, con al centro un buco, e dentro quel buco, in profondità di qualche centimetro nel buio, una minuscola superficie di specchio infranto e ricomposto, in cui, non chiunque, ma solo il fruitore più curioso e impertinente, o forse semplicemente più attento, può scorgere se stesso: il proprio volto, il proprio occhio infranto e ricomposto. Un’opera così, che coniuga Fontana e Pistoletto (e che li supera, almeno in sense of humour), basta sola a sancire la statura di un artista”. Infine “le maschere di Gianmaria Battiato sono facce grottesche, come di idoli africani rivisitati in chiave pop, o teste di pupazzi antropomorfi come sculture votive di qualche religione in cui alla seriosità dei riti è stata sostituita una verve dissacrante e sbeffeggiante, volti stilizzati in smorfie di sberleffo: gli occhi appallati, non è chiaro se spiritati o stralunati o strabuzzati di meraviglia, la lingua cacciata fuori forse per affanno, oppure per una libido di ascendenza fantozziana oppure ancora per scherno di lontana reminescenza apotropaica o di più probabile licenziosità infantile. E ci ricordano che spesso anche la vita è un gioco grottesco”.
Sempre a Palazzo Racchetta si conclude la serata, alle 21,30 col concerto dei “Ni-Na” giovane e neonata formazione ferrarese che così descrive Andrea Barbaglia: “ Due voci. Due esseri umani alle spalle. Giacomo Tebaldi. Luca Rizzo. Poi è tutto un tripudio di synth, cavi e processori per quella che nelle intenzioni del nuovo dinamico duo pare essere un lungo viaggio verso luoghi fantastici e irreali che solo un processo di ricostruzione mentale consente di visualizzare nella realtà. Un loop continuo e incessante che si abbatte sull'ascoltatore viziandolo e stuzzicando la sua fantasia. Qualche chitarrina qua e là, giusto per inseguire la linea del basso al solito usato alla perfezione per confezionare ed amalgamare il tutto." Il concerto si inserisce nell’ambito del Racket Festival organizzato da Zamenhof Art di Milano in collaborazione col Cafè degli artisti di Ferrara.
Tutti gli eventi sono a ingresso libero.
I mondi paralleli di Giuseppe Orsenigo
Ogni opera di Orsenigo è l’esplosione di un mondo. Ogni volta un nuovo mondo, in un gioco differente di razionalità ed emozione, di sogni affastellati, scomposti e ricomposti e di concreti, puntuali riferimenti alla realtà. Con colpi di scena e alzate di ingegno uniche e spiazzanti. Come ad esempio nell’opera intitolata «Psicanalisi»: una lastra quadrata di metallo nero, un metallo cangiante alla luce, lucido e opaco allo tempo stesso, con al centro un buco, e dentro quel buco, in profondità di qualche centimetro nel buio, una minuscola superficie di specchio infranto e ricomposto, in cui, non chiunque, ma solo il fruitore più curioso e impertinente, o forse semplicemente più attento, può scorgere se stesso: il proprio volto, il proprio occhio infranto e ricomposto. Un’opera così, che coniuga Fontana e Pistoletto (e che li supera, almeno in sense of humour), basta sola a sancire la statura di un artista.
Virgilio Patarini
Giuseppe Orsenigo
Giuseppe Orsenigo è nato a Cantù nel 1948 ha frequentato l’Istituto d’Arte di Cantù, diplomandosi Maestro d’Arte. La sua attività artistica risale ai primi anni Sessanta, ma sino al 2001 si è rifiutato di esporre in pubblico le sue opere. Per Orsenigo questi «trent’anni di segreto lavoro, quasi al riparo da occhi indiscreti, o da giudizi frettolosi e intempestivi», come scrive il noto critico Morando Morandini, sono serviti per affinare il suo stile pittorico definito « la firma della sua volontà di fare e di esprimersi». Esperto conoscitore delle tecniche della lavorazione del legno, svolge da oltre quarant’anni la professione di designer dirigendo un laboratorio artigiano. Dal 2001 ha esposto le sue opere in numerose personali, tra cui una retrospettiva allo «Spazio Guicciardini» di Milano, ad Aosta in due occasioni alla Saletta d’arte comunale e alla Torre dei signori di Sant’Orso, a Milano al Nuovo Spazio Aleph, Rosso Lacca, Galleria Zamenhof, a PortoVenere alle Fondamenta della Chiesa di San Pietro e al Castello Doria , a La Thuile Albergo Planibel e Spazio Aiat , a Saint-Vincent Salone delle Terme , a Figino Serenza Villa Ferranti , a Cantù palazzo La Permanente Mobili, a Como Spazio Espositivo San Pietro In Atrio , a Mariano Comense Galleria Mauri , a Vertemate con Minoprio Fondazione Minoprio e Rcm Arredamenti, a Menaggio Sala Consiliare, Venezia Palazzo Zenobio , Torino Galleria20. Diverse anche le collettive in IItalia e all’estero: Ferrara Castello degli Estensi, Chiostrino di Sant’Anna, Palazzo della Racchetta, Massa Carrara Castello Malsaspina, Lecce Castello Carlo V, Imperia Pinacoteca, Soleto Porta San Vito, Miilano Galleria Zamenhof, Archivi del 900, Artisti Quartiere Garibaldi, Fondazione Sassetti, La Permanente, Palazzo della Triennale, Palermo I Biennale Internazione d’Arte, Milano Spazio E, Innsbruck, Nimes, Parigi e New York. Di lui si sono interessati quotidiani e televisioni nazionali , fra cui «Rai3», La Stampa, Avvenire, Il Giornale,Magazine di Repubblica America, La Provincia di Como, ,Il Corriere di Como. Le sue opere sono pubblicate nel volume «Post-Avanguardia» dell’Editoriale Giorgio Mondadori (2010) e si trovano presso: Aiat Aosta, Terme di Saint-Vincent, Comune di PortoVenere, Galleria Mauri, nonché , in collezioni private.
05
luglio 2014
Giuseppe Orsenigo – La vita che vorrei
Dal 05 al 24 luglio 2014
arte contemporanea
Location
PALAZZO RACCHETTA
Ferrara, Via Vaspergolo, 3, (Ferrara)
Ferrara, Via Vaspergolo, 3, (Ferrara)
Orario di apertura
tutti i giorni ore 15-19
Vernissage
5 Luglio 2014, ore 18.30
Autore
Curatore