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Un hôpital est une maison d’homme
“Un ospedale è una casa per l’uomo, come l’abitazione è la casa per l’uomo“
Le Corbusier a proposito del suo progetto per l’ospedale di Venezia, 1964
Gli ospedali di oggi devono soddisfare le sempre più complesse necessità
del loro stesso organismo e allo stesso tempo assecondare i bisogni specifici
dell’uomo. Quali sono le tipologie e l’architettura in grado di rispondere a queste esigenze?
Due case, sei ospedali, sei risposte.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Tra le iniziative istituzionali del MIBACT per la Biennale di Venezia, una mostra a Palazzo Ducale
affronta il tema dell’architettura degli ospedali contemporanei e dell’esigenza di una dimensione
più umana nella progettazione sanitaria.
Tema cruciale anche in Veneto a fronte degli importanti interventi in discussione.
Nel 1964 Le Corbusier viene chiamato a Venezia per progettare nell'isola un nuovo
ospedale. Visita la città che vuole vedere anche dalla Laguna. Farà alcuni schizzi nel suo taccuino
che raccontano con immagini ed evocazioni il suo intento: vuole legare il progetto al tessuto
della città e vuole che il modo di abitare così caratteristico di Venezia diventi anche quello del suo
ospedale. Non è solo un omaggio ad una città così singolare.
Le Corbusier coglie qualcosa che per lui ha valore universale: la malattia appartiene alla
vita e va abitata così come si abita la propria casa.
In una lettera indirizzata a Carlo Ottolenghi scrive: “un ospedale è una casa per l’uomo come
l’abitazione è la casa per l’uomo”.
Un’affermazione densa di significati, scelta ora da Silvia e Reto Gmür quale emblematico titolo
della mostra che, dal 3 settembre al 23 novembre 2014 a Palazzo Ducale a Venezia, affronta il
delicato tema della moderna edilizia ospedaliera – di grande interesse anche nel Veneto alla
luce dei tanti fronti aperti in questo settore - attraverso una selezione di progetti firmati dallo
studio degli architetti svizzeri in un confronto diretto con il modo in cui è oggi possibile ripensare
non solo gli spazi per la malattia ma anche quelli per l'abitare.
La mostra, promossa dal Mibact-Direzione generale per il paesaggio, le belle arti, l’architettura
e l’arte contemporanee, tra le iniziative istituzionali in occasione della Biennale di Venezia e
dalla Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici di Venezia e laguna, introduce
quindi nella 14ima Mostra Internazionale d’Architettura un tema tornato di grande attualità a
fronte dell’allarme, lanciato da più parti, di un impoverimento sempre più pericoloso delle
architetture per la malattia in relazione soprattutto ai bisogni specifici dell’uomo e della necessità,
in quest’ambito, di “un nuovo umanesimo”.
Gli ospedali contemporanei devono soddisfare le sempre più complesse necessità del loro
stesso organismo - funzionalità, alti livelli tecnologici, ricerca – ma nello stesso tempo devono
assecondare i bisogni specifici dell’uomo, tenendo conto di una dimensione pubblica (luogo
della comunità) e privata (luogo della privacy).
Eppure nelle molte storie dell’architettura del Novecento sono pochissimi i casi significativi di
ospedali, quasi che il tema non abbia avuto in sé un valore architettonico e che la malattia,
il dolore, l’attività terapeutica non potessero esser oggetto di riflessione architettonica ma solo di
decisioni tecnico funzionali.
Silvia Gmür Reto Gmür Architekten, che hanno al loro attivo importanti progetti in diversi
Paesi e in particolare edifici residenziali pubblici e privati, scuole, università, laboratori, edifici
commerciali, ospedali e piani urbani per siti ospedalieri, propongono con questa mostra, già
ospitata all’Università di Harvard e destinata a Parigi, una loro riflessione sulle tipologie
e le architetture capaci di rispondere alla difficile sintesi tra “dimensione funzionale
e dimensione poetica, tra tecnica e speranza” - come l’ha definita Roberto Masiero prof.
Ordinario di Storia dell’Architettura all’Università IUAV di Venezia.
“Più mi addentro nelle esigenze degli ospedali e nelle sfide della loro progettazione – scrive Silvia
Gmür (1939), alla quale dal 2002 al 2005 è stata affidata anche la presidenza della Federazione
degli Architetti Svizzeri (FSA) - più forte si fa la mia convinzione che stiamo lavorando con una
medicina altamente tecnologizzata all’interno di strutture antiquate. Non mi riferisco al loro aspetto,
ma alla loro essenza”.
In mostra sono esposti i progetti di sei strutture ospedaliere - L’ospedale di Soletta, Gli Istituti
di Patologia e Medicina Legale a San Gallo (per altro primo laboratorio in Svizzera ad essere
certificato con gli standard Minergie-Eco, un marchio ecologico di grande importanza nel Paese),
L’ospedale di Zollikerberg, L’Ospedale dell’Università di Basilea, L’Ospedale per bambini
di Losanna e il più recente Ospedale per bambini Biolstanbul in Turchia - e due progetti di
abitazioni: le due case nel Mar Egeo e la Casa ai Pozzi a Minusio in Svizzera.
In un prezioso allestimento, i modelli lignei e le immagini degli edifici e degli ambienti interni
mostrano come l’architettura ospedaliera possa integrare funzioni e valori, ricreando una
connessione dell’ospedale e del malato con la comunità e la realtà urbana e naturale in cui
è inserita; ponendo attenzione alla vivibilità e al benessere fisico e psicologico nella scelta
dei materiali, della dimensione luminosa, della centralità dell’essere e talvolta evocando le
caratteristiche di una residenza familiare, l’idea di abitazione.
Forse Le Corbusier avrebbe approvato.
affronta il tema dell’architettura degli ospedali contemporanei e dell’esigenza di una dimensione
più umana nella progettazione sanitaria.
Tema cruciale anche in Veneto a fronte degli importanti interventi in discussione.
Nel 1964 Le Corbusier viene chiamato a Venezia per progettare nell'isola un nuovo
ospedale. Visita la città che vuole vedere anche dalla Laguna. Farà alcuni schizzi nel suo taccuino
che raccontano con immagini ed evocazioni il suo intento: vuole legare il progetto al tessuto
della città e vuole che il modo di abitare così caratteristico di Venezia diventi anche quello del suo
ospedale. Non è solo un omaggio ad una città così singolare.
Le Corbusier coglie qualcosa che per lui ha valore universale: la malattia appartiene alla
vita e va abitata così come si abita la propria casa.
In una lettera indirizzata a Carlo Ottolenghi scrive: “un ospedale è una casa per l’uomo come
l’abitazione è la casa per l’uomo”.
Un’affermazione densa di significati, scelta ora da Silvia e Reto Gmür quale emblematico titolo
della mostra che, dal 3 settembre al 23 novembre 2014 a Palazzo Ducale a Venezia, affronta il
delicato tema della moderna edilizia ospedaliera – di grande interesse anche nel Veneto alla
luce dei tanti fronti aperti in questo settore - attraverso una selezione di progetti firmati dallo
studio degli architetti svizzeri in un confronto diretto con il modo in cui è oggi possibile ripensare
non solo gli spazi per la malattia ma anche quelli per l'abitare.
La mostra, promossa dal Mibact-Direzione generale per il paesaggio, le belle arti, l’architettura
e l’arte contemporanee, tra le iniziative istituzionali in occasione della Biennale di Venezia e
dalla Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici di Venezia e laguna, introduce
quindi nella 14ima Mostra Internazionale d’Architettura un tema tornato di grande attualità a
fronte dell’allarme, lanciato da più parti, di un impoverimento sempre più pericoloso delle
architetture per la malattia in relazione soprattutto ai bisogni specifici dell’uomo e della necessità,
in quest’ambito, di “un nuovo umanesimo”.
Gli ospedali contemporanei devono soddisfare le sempre più complesse necessità del loro
stesso organismo - funzionalità, alti livelli tecnologici, ricerca – ma nello stesso tempo devono
assecondare i bisogni specifici dell’uomo, tenendo conto di una dimensione pubblica (luogo
della comunità) e privata (luogo della privacy).
Eppure nelle molte storie dell’architettura del Novecento sono pochissimi i casi significativi di
ospedali, quasi che il tema non abbia avuto in sé un valore architettonico e che la malattia,
il dolore, l’attività terapeutica non potessero esser oggetto di riflessione architettonica ma solo di
decisioni tecnico funzionali.
Silvia Gmür Reto Gmür Architekten, che hanno al loro attivo importanti progetti in diversi
Paesi e in particolare edifici residenziali pubblici e privati, scuole, università, laboratori, edifici
commerciali, ospedali e piani urbani per siti ospedalieri, propongono con questa mostra, già
ospitata all’Università di Harvard e destinata a Parigi, una loro riflessione sulle tipologie
e le architetture capaci di rispondere alla difficile sintesi tra “dimensione funzionale
e dimensione poetica, tra tecnica e speranza” - come l’ha definita Roberto Masiero prof.
Ordinario di Storia dell’Architettura all’Università IUAV di Venezia.
“Più mi addentro nelle esigenze degli ospedali e nelle sfide della loro progettazione – scrive Silvia
Gmür (1939), alla quale dal 2002 al 2005 è stata affidata anche la presidenza della Federazione
degli Architetti Svizzeri (FSA) - più forte si fa la mia convinzione che stiamo lavorando con una
medicina altamente tecnologizzata all’interno di strutture antiquate. Non mi riferisco al loro aspetto,
ma alla loro essenza”.
In mostra sono esposti i progetti di sei strutture ospedaliere - L’ospedale di Soletta, Gli Istituti
di Patologia e Medicina Legale a San Gallo (per altro primo laboratorio in Svizzera ad essere
certificato con gli standard Minergie-Eco, un marchio ecologico di grande importanza nel Paese),
L’ospedale di Zollikerberg, L’Ospedale dell’Università di Basilea, L’Ospedale per bambini
di Losanna e il più recente Ospedale per bambini Biolstanbul in Turchia - e due progetti di
abitazioni: le due case nel Mar Egeo e la Casa ai Pozzi a Minusio in Svizzera.
In un prezioso allestimento, i modelli lignei e le immagini degli edifici e degli ambienti interni
mostrano come l’architettura ospedaliera possa integrare funzioni e valori, ricreando una
connessione dell’ospedale e del malato con la comunità e la realtà urbana e naturale in cui
è inserita; ponendo attenzione alla vivibilità e al benessere fisico e psicologico nella scelta
dei materiali, della dimensione luminosa, della centralità dell’essere e talvolta evocando le
caratteristiche di una residenza familiare, l’idea di abitazione.
Forse Le Corbusier avrebbe approvato.
02
settembre 2014
Un hôpital est une maison d’homme
Dal 02 settembre al 23 novembre 2014
architettura
Location
PALAZZO DUCALE
Venezia, San Marco, 1, (Venezia)
Venezia, San Marco, 1, (Venezia)
Vernissage
2 Settembre 2014, ore 17.00
Ufficio stampa
VILLAGGIO GLOBALE