Elena Di Raddo così introduce la mostra: “In più occasioni Tufano ha dimostrato di voler aprire la sua pratica artistica al fare di altri artisti lasciandosi attraversare da interventi talora anche molto invasivi, che non lasciavano molto spazio alla sua presenza. Non è così per Simona Frillici, sia perché la presenza nello spazio di Tufano della TufanoResidency - struttura decisamente ingombrante sia fisicamente che visivamente - impedisce allo sguardo di individuare spazi “liberi”, sia perché è nella natura stessa dell’opera pensata da Simona Frillici l’idea di insinuarsi negli interstizi dell’esistente. Da un punto di vista spaziale ciò si risolve nell’individuare uno spazio del tutto marginale dell’ambiente, una nicchia nascosta, dove creare un luogo distinto e personale, un campo libero dove creare una propria immagine dell’esistente, dove lasciare una propria traccia. - E’ riuscire a non guardare, a non udire, se non la propria voce, che viene dal pozzo universale, là dove l’artista scava e attinge. Da cui ha origine ogni immagine e parola- spiega l’artista: è la ricerca di un proprio spazio di solitudine e di pienezza da cui trarre nutrimento per la realizzazione di un pensiero.”