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Cinzia Campagnoni – Giochi di bimba
Giochi di bimba rappresenta il mondo fantastico di ogni bambino, colmo di stranezze, di sogni, di visioni, di innocenza. Cinzia Campagnoni ha sapientemente colto la dimensione fanciullesca traslandola nel mondo dell’arte. Presso Cada.Uno Vintage Street Shop, via S. Maria della Porta, 24 – Macerata
Comunicato stampa
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Giochi di bimba è una mostra d’arte contemporanea, a cura di Punto. Temporary Gallery, in cui verranno esposte le opere di Cinzia Campagnoni. Cada.Uno ospita l’evento artistico rispecchiandone il contenuto e le peculiarità. Le piccole creazioni in carta si ritrovano immerse in un luogo quasi surreale, una grotta sotterranea di un negozio di ricercati ed estrosi abiti vintage.
Un piccolo mondo di bambina accolto in un “involucro” giovane e creativo.Come Alice che si addentra nel Paese delle Meraviglie aprendo una porticina e precipitando in un tunnel brulicante di stranezze, ci si affaccia in questa particolare bottega per scoprire una curiosa bambola dal doppio volto, o insetti minuti, appoggiati accanto ad una stretta scala che conduce ad un intimo antro, in cui piccole stanze d’artista variopinte conducono lo spettatore in una dimensione parallela e misteriosa.
Giochi di bimba rivela una micro realtà fatta di fantasticherie, desideri, esperienze, originalità, inscindibile dall’interpretazione, attraverso la quale la fantasia giocata diventa narrata per comprenderne il significato reale. Tutto diventa simbolo, tutto diventa metalinguaggio, in grado di rivelare la natura del "come se" del gioco e la sua creazione di un’ambientazione quasi illusoria in cui azioni fittizie simulano azioni reali.
Cinzia Campagnoni mette in scena un gioco estetico e d’immaginazione, un gioco di arte (come lo definiva Kant) poiché è proprio in esso che si manifesta la tendenza spontanea all’attività creatrice dell’uomo e si è capaci di decifrare il moto naturale dell’animo. L’artista ricrea, attraverso materiali di recupero come la carta, il legno, la plastica, piccoli oggetti incantati che celano qualcosa di nascosto, un’intrinseca verità che svela l’Io fanciullesco di ogni essere umano.
Nascono così Stanze d’Artista, un grande omaggio alla storia dell’arte, un’esplosione di colori e di genialità artistica. Come le case delle bambole che hanno da sempre fatto parte del corredo ludico di ogni bambina, queste scatole di cartone in miniatura sono riflettori puntati sull’essenza artistica di cinque maestri della pittura, scelti non casualmente ma per la grandezza e la particolarità che li contraddistinguono.
Ciò che colpisce è l’attenzione minuziosa rivolta ai particolari anche minimi. Carta, cartone, legno, sughero, plastica e fil di ferro, assemblati e ricostituiti con maestria, danno origine a micro habitat privati, quasi onirici, estremamente simbolici.
Ecco come la camera da letto di Frida Kahlo diviene colma di tutti gli oggetti che ricorrono nella sua vita (il letto, il busto, i suoi quadri). Il bianco è il colore dominante, simbolo della purezza e della gabbia metaforica che sempre l’ha accompagnata.
I leggendari pigmenti blu rivestono la stanza d’artista dedicata ad Yves Klein, in cui le sue antropometrie sono accostate a piccoli arredi tipici di uno studio (un cavalletto, i barattoli di colore, uno sgabello e un triclinio).
La cucina è il luogo di Henri Rosseau, in cui il verde è la tinta dominante, sugli utensili, sulla dispensa, sui mobili, il verde come colore della natura brulicante di vita.
Vasilij Kandinskiy abita la stanza dei giochi, colma di mille colori scintillanti, tra cui prevalgono il giallo e il viola, rispettivamente simboli del calore e della creatività. Giochi, libri, strane sculture e poltrone invadono un ambiente fatto di sogni e fantasie di bambino.
La Wunderkammer rossa è dedicata a Hieronymus Bosch, la camera delle meraviglie per eccellenza, colma di piccole strutture e accessori di arredo (libri, oggetti rari e preziosi); tutto è emblema della conoscenza, della ricerca e del continuo apprendimento.
Tra le giocose bizzarie di Cinzia Campagnoni compaiono anche strani marchingegni di carta.
I Bacarozzi mobili sono cinque meccanismi corrispondenti a cinque insetti di diversa specie, attivabili tramite piccole manovelle, costruiti attraverso tecniche di intaglio e piegatura della carta. I movimenti sono associabili alle loro specificità naturali, tuttavia appaiono più come un processo meccanico che biologico. Un contrasto accentuato dalla prevalenza del bianco e del nero, nonché da quel movimento robotico che fonde la leggerezza della carta alla “durezza degli ingranaggi”. Anche in quest’opera nulla è lasciato al caso. I bacarozzi hanno un importante valore allegorico, in diverse culture e tradizioni. Presso gli Egizi, nelle leggende Apache, nella tradizione indiana Tamil, questi insetti sono il simbolo del rinnovamento, della ciclicità della vita, della rinascita e della creazione, sono segni dell’abisso dell’inconscio.
Ma il gioco non può essere una modalità per recuperare quella profondità e integrità dell’individuo da riconoscersi innanzitutto nella condizione infantile, in quel tempo in cui tutto è esistente e possibile? Cinzia Campagnoni compie proprio questo atto liberatorio e significante, come visione ulteriore della realtà.
Giochi di bimba è molto più di quello che mostra, è il passaggio, il tramite per raggiungere la libertà e l’espressione della fantasia, il meccanismo di rottura con gli stereotipi e le regole dell’età adulta, la chiave per un ritorno all’innocenza e alla purezza dell’universo fanciullesco. E se le regole pongono il gioco a ridosso del reale, è l’artista a lavorare incessantemente perché il reale assuma le regole del gioco. Così il mondo degli adulti, maschera della convenienza e dell’ottusa acquiescenza, viene smascherato dal bambino-artista, e forse è proprio questo il gioco dell’arte: camuffare per evidenziare e svelare l’ovvio, per arrivare all’essenza più autentica delle cose.
Un piccolo mondo di bambina accolto in un “involucro” giovane e creativo.Come Alice che si addentra nel Paese delle Meraviglie aprendo una porticina e precipitando in un tunnel brulicante di stranezze, ci si affaccia in questa particolare bottega per scoprire una curiosa bambola dal doppio volto, o insetti minuti, appoggiati accanto ad una stretta scala che conduce ad un intimo antro, in cui piccole stanze d’artista variopinte conducono lo spettatore in una dimensione parallela e misteriosa.
Giochi di bimba rivela una micro realtà fatta di fantasticherie, desideri, esperienze, originalità, inscindibile dall’interpretazione, attraverso la quale la fantasia giocata diventa narrata per comprenderne il significato reale. Tutto diventa simbolo, tutto diventa metalinguaggio, in grado di rivelare la natura del "come se" del gioco e la sua creazione di un’ambientazione quasi illusoria in cui azioni fittizie simulano azioni reali.
Cinzia Campagnoni mette in scena un gioco estetico e d’immaginazione, un gioco di arte (come lo definiva Kant) poiché è proprio in esso che si manifesta la tendenza spontanea all’attività creatrice dell’uomo e si è capaci di decifrare il moto naturale dell’animo. L’artista ricrea, attraverso materiali di recupero come la carta, il legno, la plastica, piccoli oggetti incantati che celano qualcosa di nascosto, un’intrinseca verità che svela l’Io fanciullesco di ogni essere umano.
Nascono così Stanze d’Artista, un grande omaggio alla storia dell’arte, un’esplosione di colori e di genialità artistica. Come le case delle bambole che hanno da sempre fatto parte del corredo ludico di ogni bambina, queste scatole di cartone in miniatura sono riflettori puntati sull’essenza artistica di cinque maestri della pittura, scelti non casualmente ma per la grandezza e la particolarità che li contraddistinguono.
Ciò che colpisce è l’attenzione minuziosa rivolta ai particolari anche minimi. Carta, cartone, legno, sughero, plastica e fil di ferro, assemblati e ricostituiti con maestria, danno origine a micro habitat privati, quasi onirici, estremamente simbolici.
Ecco come la camera da letto di Frida Kahlo diviene colma di tutti gli oggetti che ricorrono nella sua vita (il letto, il busto, i suoi quadri). Il bianco è il colore dominante, simbolo della purezza e della gabbia metaforica che sempre l’ha accompagnata.
I leggendari pigmenti blu rivestono la stanza d’artista dedicata ad Yves Klein, in cui le sue antropometrie sono accostate a piccoli arredi tipici di uno studio (un cavalletto, i barattoli di colore, uno sgabello e un triclinio).
La cucina è il luogo di Henri Rosseau, in cui il verde è la tinta dominante, sugli utensili, sulla dispensa, sui mobili, il verde come colore della natura brulicante di vita.
Vasilij Kandinskiy abita la stanza dei giochi, colma di mille colori scintillanti, tra cui prevalgono il giallo e il viola, rispettivamente simboli del calore e della creatività. Giochi, libri, strane sculture e poltrone invadono un ambiente fatto di sogni e fantasie di bambino.
La Wunderkammer rossa è dedicata a Hieronymus Bosch, la camera delle meraviglie per eccellenza, colma di piccole strutture e accessori di arredo (libri, oggetti rari e preziosi); tutto è emblema della conoscenza, della ricerca e del continuo apprendimento.
Tra le giocose bizzarie di Cinzia Campagnoni compaiono anche strani marchingegni di carta.
I Bacarozzi mobili sono cinque meccanismi corrispondenti a cinque insetti di diversa specie, attivabili tramite piccole manovelle, costruiti attraverso tecniche di intaglio e piegatura della carta. I movimenti sono associabili alle loro specificità naturali, tuttavia appaiono più come un processo meccanico che biologico. Un contrasto accentuato dalla prevalenza del bianco e del nero, nonché da quel movimento robotico che fonde la leggerezza della carta alla “durezza degli ingranaggi”. Anche in quest’opera nulla è lasciato al caso. I bacarozzi hanno un importante valore allegorico, in diverse culture e tradizioni. Presso gli Egizi, nelle leggende Apache, nella tradizione indiana Tamil, questi insetti sono il simbolo del rinnovamento, della ciclicità della vita, della rinascita e della creazione, sono segni dell’abisso dell’inconscio.
Ma il gioco non può essere una modalità per recuperare quella profondità e integrità dell’individuo da riconoscersi innanzitutto nella condizione infantile, in quel tempo in cui tutto è esistente e possibile? Cinzia Campagnoni compie proprio questo atto liberatorio e significante, come visione ulteriore della realtà.
Giochi di bimba è molto più di quello che mostra, è il passaggio, il tramite per raggiungere la libertà e l’espressione della fantasia, il meccanismo di rottura con gli stereotipi e le regole dell’età adulta, la chiave per un ritorno all’innocenza e alla purezza dell’universo fanciullesco. E se le regole pongono il gioco a ridosso del reale, è l’artista a lavorare incessantemente perché il reale assuma le regole del gioco. Così il mondo degli adulti, maschera della convenienza e dell’ottusa acquiescenza, viene smascherato dal bambino-artista, e forse è proprio questo il gioco dell’arte: camuffare per evidenziare e svelare l’ovvio, per arrivare all’essenza più autentica delle cose.
09
aprile 2015
Cinzia Campagnoni – Giochi di bimba
Dal 09 al 25 aprile 2015
arte contemporanea
Location
SEDI VARIE – Macerata
Macerata, (Macerata)
Macerata, (Macerata)
Orario di apertura
dal martedì al sabato ore 10-13 e 15.30-20.30
Vernissage
9 Aprile 2015, ore 18
Autore
Curatore