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Martine Gutierrez – Humannequin
prima mostra personale in Italia di Martine Gutierrez. La mostra accoglie il video Clubbing e una selezione di fotografie appartenenti a tre differenti serie – Line Ups, Girl Friends e Real Dolls – dell’artista americana che indaga il tema dell’identità personale e collettiva.
Comunicato stampa
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Anna Marra Contemporanea è lieta di presentare Humannequin, prima mostra personale in Italia di Martine Gutierrez, curata da Lorenzo Respi. La mostra accoglie il video Clubbing e una selezione di fotografie appartenenti a tre differenti serie – Line Ups, Girl Friends e Real Dolls – dell’artista americana che indaga il tema dell’identità personale e collettiva.
Gutierrez ha il completo controllo della produzione di ogni lavoro, dallo styling al make up, fino alla determinazione di luci e pose. Nelle foto esposte l’artista ritrae se stessa tra manichini o fingendosi lei stessa manichino. A prima vista, l’osservatore non è in grado di distinguere la figura umana dal manichino.
Nelle 4 fotografie di medio formato della serie Line Ups (2014) Gutierrez è circondata da manichini abbigliati e truccati come l’artista. Sembra di riconoscere in questi scatti la vita mondana di attrici hollywoodiane, pop star e top model. In realtà i set e i costumi sono realizzati con materiali semplici. Rivestendo gli stessi sei manichini nel medesimo studio, l’artista incoraggia lo spettatore a riflettere sulle caratteristiche dello stereotipo femminile, quali glamour, desiderio e sensualità.
Nella serie Girl Friends (2014) l’artista si ritrae mentre interagisce con dei manichini, per esplorare l’intimità e i confini fluidi delle relazione tra tre coppie di donne immaginarie. Questi piccoli scatti in bianco e nero, suddivisi in 3 serie da 7 fotografie ognuna, sembrano essere familiari pur essendo ricostruzioni cinematografiche.
Real Dolls (2013) è composta da 4 serie, ognuna di 4 fotografie a colori di piccolo formato. In queste immagini Gutierrez assume il ruolo di una sex doll a dimensioni reali. Le bambole sono ritratte in ambienti domestici ma in pose inconsuete. Diventano così un alter ego che prende esattamente il posto dell’umano, e svelano una figura femminile sola, priva di vita e confinata nell’ambiente domestico. Le situazioni oscillano tra bellezza e stravaganza, eleganza ed eccentricità, desiderio e brutalità.
Il video Clubbing (2012) mette in scena un gioco eccentrico in bilico tra realtà e fantasia, nel quale l’artista si esibisce tra passi di danza e paillettes, interpretando diverse coppie che simultaneamente interagiscono le une con le altre, esprimendo i ruoli di genere attraverso le pose che ognuno di loro assume.
Negli scatti fotografici e nei video Martine Gutierrez indaga così in profondità il tema dell’identità, personale e collettiva, che giunge quasi a metterne in discussione lo stesso significato, manipolando la sua persona e i manichini che convivono con lei sul set. Senza alcuna possibilità di vivere un’esistenza propria, i manichini hanno storie complesse e nomi comuni (Anita, Marie, Rosella, Palma, Mimi, Raquel). Gutierrez si confonde tra le donne inanimate e fatte di plastica, e diventa una di loro assumendone i medesimi costumi, accessori, trucco, pose del corpo ed espressioni del viso.
Il manichino (uomo o donna) è il mezzo per creare un alter ego dell’artista, la coscienza critica di quello che tutti viviamo, proviamo e condividiamo nella società. Quando Gutierrez si finge un manichino, non sente di impersonare un ruolo vuoto, ma denuncia silenziosamente che la realtà non è sempre come appare e che è necessario andare oltre l’apparenza per comprenderla. Anche le ambientazioni che accolgono i suoi set esistenziali – interni residenziali o esterni antropizzati – sono profondamente malinconiche, e talvolta violente: la finzione ci mette di fronte alla prepotenza delle convenzioni sociali. Ogni scatto fotografico di Martine Gutierrez è la testimonianza di un atto fisico, una trasformazione corporale – una performance o un happening – che l’artista pratica mimeticamente e studia fin nei minimi dettagli per indurci a ripensare sulla complessità delle dinamiche sociali.
La ricerca della propria identità è un diritto fondamentale e inalienabile di ogni persona, e di chiunque stia cercando il suo essere. Segno di civiltà, l’autodeterminazione personale è legittima, anche se oggi è ancora da legittimare.
Gutierrez ha il completo controllo della produzione di ogni lavoro, dallo styling al make up, fino alla determinazione di luci e pose. Nelle foto esposte l’artista ritrae se stessa tra manichini o fingendosi lei stessa manichino. A prima vista, l’osservatore non è in grado di distinguere la figura umana dal manichino.
Nelle 4 fotografie di medio formato della serie Line Ups (2014) Gutierrez è circondata da manichini abbigliati e truccati come l’artista. Sembra di riconoscere in questi scatti la vita mondana di attrici hollywoodiane, pop star e top model. In realtà i set e i costumi sono realizzati con materiali semplici. Rivestendo gli stessi sei manichini nel medesimo studio, l’artista incoraggia lo spettatore a riflettere sulle caratteristiche dello stereotipo femminile, quali glamour, desiderio e sensualità.
Nella serie Girl Friends (2014) l’artista si ritrae mentre interagisce con dei manichini, per esplorare l’intimità e i confini fluidi delle relazione tra tre coppie di donne immaginarie. Questi piccoli scatti in bianco e nero, suddivisi in 3 serie da 7 fotografie ognuna, sembrano essere familiari pur essendo ricostruzioni cinematografiche.
Real Dolls (2013) è composta da 4 serie, ognuna di 4 fotografie a colori di piccolo formato. In queste immagini Gutierrez assume il ruolo di una sex doll a dimensioni reali. Le bambole sono ritratte in ambienti domestici ma in pose inconsuete. Diventano così un alter ego che prende esattamente il posto dell’umano, e svelano una figura femminile sola, priva di vita e confinata nell’ambiente domestico. Le situazioni oscillano tra bellezza e stravaganza, eleganza ed eccentricità, desiderio e brutalità.
Il video Clubbing (2012) mette in scena un gioco eccentrico in bilico tra realtà e fantasia, nel quale l’artista si esibisce tra passi di danza e paillettes, interpretando diverse coppie che simultaneamente interagiscono le une con le altre, esprimendo i ruoli di genere attraverso le pose che ognuno di loro assume.
Negli scatti fotografici e nei video Martine Gutierrez indaga così in profondità il tema dell’identità, personale e collettiva, che giunge quasi a metterne in discussione lo stesso significato, manipolando la sua persona e i manichini che convivono con lei sul set. Senza alcuna possibilità di vivere un’esistenza propria, i manichini hanno storie complesse e nomi comuni (Anita, Marie, Rosella, Palma, Mimi, Raquel). Gutierrez si confonde tra le donne inanimate e fatte di plastica, e diventa una di loro assumendone i medesimi costumi, accessori, trucco, pose del corpo ed espressioni del viso.
Il manichino (uomo o donna) è il mezzo per creare un alter ego dell’artista, la coscienza critica di quello che tutti viviamo, proviamo e condividiamo nella società. Quando Gutierrez si finge un manichino, non sente di impersonare un ruolo vuoto, ma denuncia silenziosamente che la realtà non è sempre come appare e che è necessario andare oltre l’apparenza per comprenderla. Anche le ambientazioni che accolgono i suoi set esistenziali – interni residenziali o esterni antropizzati – sono profondamente malinconiche, e talvolta violente: la finzione ci mette di fronte alla prepotenza delle convenzioni sociali. Ogni scatto fotografico di Martine Gutierrez è la testimonianza di un atto fisico, una trasformazione corporale – una performance o un happening – che l’artista pratica mimeticamente e studia fin nei minimi dettagli per indurci a ripensare sulla complessità delle dinamiche sociali.
La ricerca della propria identità è un diritto fondamentale e inalienabile di ogni persona, e di chiunque stia cercando il suo essere. Segno di civiltà, l’autodeterminazione personale è legittima, anche se oggi è ancora da legittimare.
11
gennaio 2017
Martine Gutierrez – Humannequin
Dall'undici gennaio al 22 febbraio 2017
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
GALLERIA ANNA MARRA
Roma, Via Di Sant'angelo In Peschiera, 32, (Roma)
Roma, Via Di Sant'angelo In Peschiera, 32, (Roma)
Orario di apertura
da martedì a sabato, 15.30 - 19.30
Vernissage
11 Gennaio 2017, ore 18.30
Autore
Curatore