È una rivisitazione delle opere di Mario Martini per mettere in evidenza le sue capacità espressive con le maschere, i gialli acidi, il gesto impulsivo e la vena critica che irride e descrive il potere, le donne, la politica, la società ed anche i ricordi di guerra.
Si professava comunista, cristiano-ortodosso. Le idee non erano chiarissime, ma in fondo non è quello che serve per fare arte.
In un momento in cui la Street art è l’unica forma di pittura riconosciuta dai media e che si organizzano le biennali con la fotografia e le istallazioni, Martini resta conosciuto solo al centro di Roma; è già qualcosa.