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Io Dalí
Dalla costruzione di un mito, all’immortalità. Per la prima volta in Italia una mostra che svela l’immaginario di Salvador Dalí, portando i visitatori nella Vita segreta del genio poliedrico.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Dalla costruzione di un mito, all’immortalità. Per la prima volta in Italia una mostra che svela l’immaginario di Salvador Dalí, portando i visitatori nella Vita segreta del genio poliedrico. “Io Dalí” al PAN |Palazzo delle Arti Napoli dal 1 marzo al 10 giugno 2018, passerà in rassegna, attraverso dipinti, disegni, video, fotografie e riviste, il modo in cui il pittore è stato capace di creare il proprio personaggio rendendo opera d'arte ogni suo gesto; indagando e rivelando l’altra vita dell’artista catalano, quella meno conosciuta, fondamentale per comprendere la sua incredibile personalità.
La mostra è stata fortemente voluta dal Comune di Napoli – Assessorato alla Cultura e al Turismo, nelle persone del Sindaco di Napoli Luigi de Magistris e dell'Assessore Nino Daniele e nasce in collaborazione con la Fundació Gala-Salvador Dalí nella persona di Montse Aguer, Direttrice dei Musei Dalí. La direzione generale è di Alessandro Nicosia Presidente di C.O.R. Creare Organizzare Realizzare che l’ha realizzata e co-organizzata. Inoltre è supportata dal Ministero della Cultura spagnolo, con il patrocinio dell’Ambasciata di Spagna in Italia e l’Istituto Cervantes.
L'esposizione è curata da Laura Bartolomé e Lucia Moni per la Fundació Gala-Salvador Dalí e da Francesca Villanti direttore scientifico di C.O.R. Creare Organizzare Realizzare, con la consulenza scientifica di Montse Aguer e di Rosa Maria Maurell.
“Dalí non solo arriva alla genialità - scrive Laura Bartolomé - ma assicura anche un’eccezionale immortalità al suo genio”.
Salvador Dalí è un creatore nel senso più ampio del termine, un artista che travalica l’ambito ristretto della pittura. Dalí è pittore, disegnatore, pensatore, scrittore, amante delle scienze, catalizzatore delle correnti d’avanguardia, illustratore, designer, cineasta, scenografo. È un artista che si cimenta in tutti i campi della creazione, compresi i più innovativi quali le installazioni e le performance. Elabora la propria opera partendo tanto da linguaggi artistici complessi ed eterogenei, quanto dalla costruzione del proprio personaggio. Lo fa in maniera sistematica, quasi programmatica, con il desiderio di suggestionare la società di massa.
Dai primi autoritratti, pitture e disegni degli anni '20 e '40, è evidente il desidero dell’artista di presentarsi al mondo con la sua genialità. Nella mostra vediamo l’Autoritratto con il collo raffaellesco (1921) e diversi disegni per la sua autobiografia Vita segreta, pubblicata nel 1942. Dalí è il genio, il personaggio, l’artista che trasforma se stesso in una delle sue creazioni più celebri, diventando riferimento naturale di artisti del calibro di Andy Warhol.
“Per Dalí – spiega Francesca Villanti - l’uso dei media diventa, come l’utilizzo di una lingua, un atto performativo, che può produrre risultati altissimi, uno degli strumenti più potenti a disposizione del singolo per la messa in scena di se stesso, per la narrazione e, soprattutto, per la propaganda di sé. Dalí inizia a pensare a se stesso in termini di un brand da promuovere e controllare. Scopre che l’immagine mediale è sì comunicazione, ma soprattutto un processo creativo”.
Nell’esposizione del PAN si vedranno anche i filmati, le performance e le frequenti apparizioni, tutt’altro che improvvisate, nei mezzi di comunicazione: dalle copertine della riviste - tra cui il Time del 1936 - alla sua partecipazione in veste di ospite a un concorso televisivo americano di grande popolarità come What’s My Line? trasmesso nel 1957 dall’emittente CBS.
Pronto ad affrontare qualsiasi sfida, fosse quella di disegnare un oggetto di design, di creare la copertina di una rivista, di collaborare con una scenografia a una scena teatrale, di immaginare abiti per un ballo, Dalí era sempre attento anche alle novità del mondo scientifico. Tanto da confrontarsi con la ricerca della terza dimensione, anticipando quello che sarebbe stato il 3d. Nucleo centrale, attorno al quale gira l’esposizione, sono i suoi capolavori della fine degli anni Sessanta e di tutti i Settanta: opere stereoscopiche che permettono di vedere la pittura in tre dimensioni. Questi dipinti, che saranno esposti con attrezzature per consentirne di valutarne gli effetti tridimensionali, rappresentano perfettamente l’interesse di Dalí per le nuove frontiere della visione.
E poi ci saranno le fotografie: straordinarie quelle di Philippe Halsman che hanno come soggetto i suoi celeberrimi baffi. Se qui Dalí è in posa, in altri scatti assistiamo a momenti della sua vita quotidiana; una quotidianità, la sua, resa tutte le volte straordinaria. Ogni fotografia, ogni evento, erano vissuti come una performance. Si deve a lui l’invenzione dell’artista come divo, che si impegna affinché il suo aspetto e il suo comportamento vengano considerati surrealisti, come la sua arte.
“Man mano che la popolarità di Dalí aumenta, – scrive Lucia Moni – l’artista diventa consapevole di dover adottare alcuni semplici e precisi attributi che lo identifichino agli occhi del grande pubblico, qualcosa che possa resistere al tempo, che sia facilmente riconoscibile e che lo aiuti a rendere la sua immagine eterna, immortale. Ecco quindi il perché di baffi e occhi sgranati, che fissano l’obiettivo, sia fotografico che televisivo, uno sguardo penetrante che arriva allo spettatore e che rimane impresso nella mente e nella memoria collettiva.
Si tratta di un grande viaggio nella mente di uno dei più geniali interpreti del XX secolo di cui la mostra farà comprendere l’attualità, il talento, l’unicità. Alla fine si capirà realmente il significato della parola genio.
“Con Dalí ci addentriamo - scrive Montse Aguer - in un universo singolare, complesso e sconvolgente, che ci affascina e inquieta, ci interroga e ci invita a sognare, nel senso più ampio del termine”.
Si ringraziano per la partecipazione: La Reggia Designer Outlet, Aeroporto Internazionale di Napoli, Autouno Volkswagen, Istituto Luce Cinecittà, In Più Broker e Siat Assicurazioni.
Conferenza Stampa Mostra Io Dalí. Ore 11.30
Alessandro Nicosia, presidente C.O.R. Creare Organizzare Realizzare: "Ci tengo a dire che questa mostra è stata costruita e pensata per la città di Napoli. È un’esposizione di grande prestigio e spessore, ha un concept e una doppia chiave di lettura, non solo per gli addetti ai lavori, ma anche per il grande pubblico. Dalí è un artista complesso, l’intenzione è quella di far capire come nasce questo grande mito di cui lui stesso è promotore e costruttore. Questo artista è il primo che si rende conto di quanto sia importante la comunicazione di massa".
Nino Daniele, Assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli: "Dalí, tra gli artisti del ‘900 ha un posto speciale, ha fatto di tutta la sua vita un’opera che tende all’immortalità. È la prima volta che la Fundació Gala-Salvador Dalí organizza una mostra nel Mezzogiorno d’Italia. Ci muoviamo verso grandi successi, spero che riusciremo a mantenere questi primati e credo che con questa mostra siamo nella giusta direzione. Contestualmente, abbiamo intrapreso anche un progetto per i bambini che unisce diverse associazioni, si chiama Pan Kids ed è un ulteriore angolazione di questo evento. Vogliamo avvicinare le scuole al grande artista spagnolo. Questo è il Palazzo delle Arti di Napoli da Dalí al Pan Kids sarà Napoli europea, la città del cambiamento, che vuole indagare i diversi punti della cultura e dell’arte e ricostruire il proprio riscatto e la propria prospettiva per il futuro delle nuove generazioni.
Jesús Manuel Gracia Aldaz S.E. l’Ambasciatore di Spagna: “Sono molto onorato e lieto di essere stato invitato a questa conferenza stampa per la presentazione della mostra di Salvador Dalí. Vorrei ringraziare innanzitutto il sindaco di Napoli per essere venuto qui in un giorno così impegnativo per i napoletani con la neve, come diciamo in Spagna “Anno di neve anno per bene”. È una grande occasione per noi fare questa mostra in una città come Napoli, così legata alla storia della Spagna, della Catalogna, degli Aragonesi. Diceva Benedetto Croce che la Spagna e l'Italia hanno vissuto vite quasi comuni per oltre due Secoli. Gli scambi migratori tra i nostri paesi hanno portato un fermento per la cultura e la vita. Dalí è rappresentativo della vita culturale del mio paese. Ha frequentato agli inizi del ‘900 grandi artisti che hanno dato una grossa spinta per l’arte spagnola nel mondo. Hanno approfittato della poesia della pittura per creare la figura di un artista contemporaneo, Dalí è un cosmopolita che ha vissuto più degli altri questa visione di arte universale e completa. Vi racconto la mia esperienza, in una Spagna più povera rispetto a quello che è adesso, vedevo in tv Dalí e vedevo uno spagnolo che lavorava in Francia e faceva la pubblicità della cioccolata “Lanvin”, poi lo guardavi a New York per una grande premiere e capivi che l’arte è universale, non appartiene alla singola nazione. Pensavi che Salvador Dalí fosse un sogno, e lo era anche per me. Ha fatto tanto per conoscere l’arte universale e ha usato tutti i mezzi a propria disposizione, perché fosse aperta al mondo.
Montse Aguer, direttrice dei Musei Dalí: "Questa mostra nasce con una domanda: 'Tutti quanti conoscono i baffi e lo sguardo intenso di Dalí, ma cosa c’è dietro?' Abbiamo cercato di dare una risposta attraverso questa esposizione, ma non ce n’è una sola, ogni visitatore darà la sua. Dalí ha costruito questo suo personaggio che coincide con la sua grande opera. È un personaggio che nasce già quando aveva 15 anni e scriveva sul suo diario: “Io sarò un genio, e il mondo mi ammirerà. Forse sarò disprezzato o incompreso ma sarò un genio, un grande genio, ne sono sicuro”. Questo artista, è sempre stato un gran provocatore e noi, come spettatori, dobbiamo mantenere vivo il desiderio di essere provocati, solo così vi divertirete veramente a guardare la mostra. Dalí ha visitato l’Italia e Napoli. Il Rinascimento italiano era un’ossessione per lui, un punto di riferimento per la tradizione. Dalí vuole essere grande umanista, vuole costruire il suo personaggio. Cercava l’immortalità attraverso la religione e la scienza, non voleva che le cose finissero, è sempre un’evoluzione e se non si finisce mai, c’è l’immortalità. Abbiamo costruito un altro scenario. Io credo che dopo aver visitato questa mostra saremo più vicini all’artista. Io e tutto il mio gruppo siamo orgogliosi di questo risultato. È stata una grande opportunità".
Luigi de Magistris Sindaco di Napoli: "Non è stato facile arrivare al risultato di oggi, ma quando si realizza qualcosa di difficile, vuol dire che è fortemente voluto. Sono molto contento per questa mostra, anche perché già da giovane ero un grande appassionato dell’opera di Dalí. Quando per la prima volta, in Spagna, ho visto una sua mostra ne rimasi meravigliato. Ammiravo il suo essere precursore dei tempi, originale, anticonformista ed eccelso nella sua élite ma allo stesso tempo così popolare e diffuso, come Napoli. Nel suo pensiero c’è quello di riuscire a entrare nell’immaginario di tutte le persone, questo lo fa grande, lo fa diventare un genio. In Dalí si coglie la capacità di andare avanti avendo delle radici salde.
La mostra è stata fortemente voluta dal Comune di Napoli – Assessorato alla Cultura e al Turismo, nelle persone del Sindaco di Napoli Luigi de Magistris e dell'Assessore Nino Daniele e nasce in collaborazione con la Fundació Gala-Salvador Dalí nella persona di Montse Aguer, Direttrice dei Musei Dalí. La direzione generale è di Alessandro Nicosia Presidente di C.O.R. Creare Organizzare Realizzare che l’ha realizzata e co-organizzata. Inoltre è supportata dal Ministero della Cultura spagnolo, con il patrocinio dell’Ambasciata di Spagna in Italia e l’Istituto Cervantes.
L'esposizione è curata da Laura Bartolomé e Lucia Moni per la Fundació Gala-Salvador Dalí e da Francesca Villanti direttore scientifico di C.O.R. Creare Organizzare Realizzare, con la consulenza scientifica di Montse Aguer e di Rosa Maria Maurell.
“Dalí non solo arriva alla genialità - scrive Laura Bartolomé - ma assicura anche un’eccezionale immortalità al suo genio”.
Salvador Dalí è un creatore nel senso più ampio del termine, un artista che travalica l’ambito ristretto della pittura. Dalí è pittore, disegnatore, pensatore, scrittore, amante delle scienze, catalizzatore delle correnti d’avanguardia, illustratore, designer, cineasta, scenografo. È un artista che si cimenta in tutti i campi della creazione, compresi i più innovativi quali le installazioni e le performance. Elabora la propria opera partendo tanto da linguaggi artistici complessi ed eterogenei, quanto dalla costruzione del proprio personaggio. Lo fa in maniera sistematica, quasi programmatica, con il desiderio di suggestionare la società di massa.
Dai primi autoritratti, pitture e disegni degli anni '20 e '40, è evidente il desidero dell’artista di presentarsi al mondo con la sua genialità. Nella mostra vediamo l’Autoritratto con il collo raffaellesco (1921) e diversi disegni per la sua autobiografia Vita segreta, pubblicata nel 1942. Dalí è il genio, il personaggio, l’artista che trasforma se stesso in una delle sue creazioni più celebri, diventando riferimento naturale di artisti del calibro di Andy Warhol.
“Per Dalí – spiega Francesca Villanti - l’uso dei media diventa, come l’utilizzo di una lingua, un atto performativo, che può produrre risultati altissimi, uno degli strumenti più potenti a disposizione del singolo per la messa in scena di se stesso, per la narrazione e, soprattutto, per la propaganda di sé. Dalí inizia a pensare a se stesso in termini di un brand da promuovere e controllare. Scopre che l’immagine mediale è sì comunicazione, ma soprattutto un processo creativo”.
Nell’esposizione del PAN si vedranno anche i filmati, le performance e le frequenti apparizioni, tutt’altro che improvvisate, nei mezzi di comunicazione: dalle copertine della riviste - tra cui il Time del 1936 - alla sua partecipazione in veste di ospite a un concorso televisivo americano di grande popolarità come What’s My Line? trasmesso nel 1957 dall’emittente CBS.
Pronto ad affrontare qualsiasi sfida, fosse quella di disegnare un oggetto di design, di creare la copertina di una rivista, di collaborare con una scenografia a una scena teatrale, di immaginare abiti per un ballo, Dalí era sempre attento anche alle novità del mondo scientifico. Tanto da confrontarsi con la ricerca della terza dimensione, anticipando quello che sarebbe stato il 3d. Nucleo centrale, attorno al quale gira l’esposizione, sono i suoi capolavori della fine degli anni Sessanta e di tutti i Settanta: opere stereoscopiche che permettono di vedere la pittura in tre dimensioni. Questi dipinti, che saranno esposti con attrezzature per consentirne di valutarne gli effetti tridimensionali, rappresentano perfettamente l’interesse di Dalí per le nuove frontiere della visione.
E poi ci saranno le fotografie: straordinarie quelle di Philippe Halsman che hanno come soggetto i suoi celeberrimi baffi. Se qui Dalí è in posa, in altri scatti assistiamo a momenti della sua vita quotidiana; una quotidianità, la sua, resa tutte le volte straordinaria. Ogni fotografia, ogni evento, erano vissuti come una performance. Si deve a lui l’invenzione dell’artista come divo, che si impegna affinché il suo aspetto e il suo comportamento vengano considerati surrealisti, come la sua arte.
“Man mano che la popolarità di Dalí aumenta, – scrive Lucia Moni – l’artista diventa consapevole di dover adottare alcuni semplici e precisi attributi che lo identifichino agli occhi del grande pubblico, qualcosa che possa resistere al tempo, che sia facilmente riconoscibile e che lo aiuti a rendere la sua immagine eterna, immortale. Ecco quindi il perché di baffi e occhi sgranati, che fissano l’obiettivo, sia fotografico che televisivo, uno sguardo penetrante che arriva allo spettatore e che rimane impresso nella mente e nella memoria collettiva.
Si tratta di un grande viaggio nella mente di uno dei più geniali interpreti del XX secolo di cui la mostra farà comprendere l’attualità, il talento, l’unicità. Alla fine si capirà realmente il significato della parola genio.
“Con Dalí ci addentriamo - scrive Montse Aguer - in un universo singolare, complesso e sconvolgente, che ci affascina e inquieta, ci interroga e ci invita a sognare, nel senso più ampio del termine”.
Si ringraziano per la partecipazione: La Reggia Designer Outlet, Aeroporto Internazionale di Napoli, Autouno Volkswagen, Istituto Luce Cinecittà, In Più Broker e Siat Assicurazioni.
Conferenza Stampa Mostra Io Dalí. Ore 11.30
Alessandro Nicosia, presidente C.O.R. Creare Organizzare Realizzare: "Ci tengo a dire che questa mostra è stata costruita e pensata per la città di Napoli. È un’esposizione di grande prestigio e spessore, ha un concept e una doppia chiave di lettura, non solo per gli addetti ai lavori, ma anche per il grande pubblico. Dalí è un artista complesso, l’intenzione è quella di far capire come nasce questo grande mito di cui lui stesso è promotore e costruttore. Questo artista è il primo che si rende conto di quanto sia importante la comunicazione di massa".
Nino Daniele, Assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli: "Dalí, tra gli artisti del ‘900 ha un posto speciale, ha fatto di tutta la sua vita un’opera che tende all’immortalità. È la prima volta che la Fundació Gala-Salvador Dalí organizza una mostra nel Mezzogiorno d’Italia. Ci muoviamo verso grandi successi, spero che riusciremo a mantenere questi primati e credo che con questa mostra siamo nella giusta direzione. Contestualmente, abbiamo intrapreso anche un progetto per i bambini che unisce diverse associazioni, si chiama Pan Kids ed è un ulteriore angolazione di questo evento. Vogliamo avvicinare le scuole al grande artista spagnolo. Questo è il Palazzo delle Arti di Napoli da Dalí al Pan Kids sarà Napoli europea, la città del cambiamento, che vuole indagare i diversi punti della cultura e dell’arte e ricostruire il proprio riscatto e la propria prospettiva per il futuro delle nuove generazioni.
Jesús Manuel Gracia Aldaz S.E. l’Ambasciatore di Spagna: “Sono molto onorato e lieto di essere stato invitato a questa conferenza stampa per la presentazione della mostra di Salvador Dalí. Vorrei ringraziare innanzitutto il sindaco di Napoli per essere venuto qui in un giorno così impegnativo per i napoletani con la neve, come diciamo in Spagna “Anno di neve anno per bene”. È una grande occasione per noi fare questa mostra in una città come Napoli, così legata alla storia della Spagna, della Catalogna, degli Aragonesi. Diceva Benedetto Croce che la Spagna e l'Italia hanno vissuto vite quasi comuni per oltre due Secoli. Gli scambi migratori tra i nostri paesi hanno portato un fermento per la cultura e la vita. Dalí è rappresentativo della vita culturale del mio paese. Ha frequentato agli inizi del ‘900 grandi artisti che hanno dato una grossa spinta per l’arte spagnola nel mondo. Hanno approfittato della poesia della pittura per creare la figura di un artista contemporaneo, Dalí è un cosmopolita che ha vissuto più degli altri questa visione di arte universale e completa. Vi racconto la mia esperienza, in una Spagna più povera rispetto a quello che è adesso, vedevo in tv Dalí e vedevo uno spagnolo che lavorava in Francia e faceva la pubblicità della cioccolata “Lanvin”, poi lo guardavi a New York per una grande premiere e capivi che l’arte è universale, non appartiene alla singola nazione. Pensavi che Salvador Dalí fosse un sogno, e lo era anche per me. Ha fatto tanto per conoscere l’arte universale e ha usato tutti i mezzi a propria disposizione, perché fosse aperta al mondo.
Montse Aguer, direttrice dei Musei Dalí: "Questa mostra nasce con una domanda: 'Tutti quanti conoscono i baffi e lo sguardo intenso di Dalí, ma cosa c’è dietro?' Abbiamo cercato di dare una risposta attraverso questa esposizione, ma non ce n’è una sola, ogni visitatore darà la sua. Dalí ha costruito questo suo personaggio che coincide con la sua grande opera. È un personaggio che nasce già quando aveva 15 anni e scriveva sul suo diario: “Io sarò un genio, e il mondo mi ammirerà. Forse sarò disprezzato o incompreso ma sarò un genio, un grande genio, ne sono sicuro”. Questo artista, è sempre stato un gran provocatore e noi, come spettatori, dobbiamo mantenere vivo il desiderio di essere provocati, solo così vi divertirete veramente a guardare la mostra. Dalí ha visitato l’Italia e Napoli. Il Rinascimento italiano era un’ossessione per lui, un punto di riferimento per la tradizione. Dalí vuole essere grande umanista, vuole costruire il suo personaggio. Cercava l’immortalità attraverso la religione e la scienza, non voleva che le cose finissero, è sempre un’evoluzione e se non si finisce mai, c’è l’immortalità. Abbiamo costruito un altro scenario. Io credo che dopo aver visitato questa mostra saremo più vicini all’artista. Io e tutto il mio gruppo siamo orgogliosi di questo risultato. È stata una grande opportunità".
Luigi de Magistris Sindaco di Napoli: "Non è stato facile arrivare al risultato di oggi, ma quando si realizza qualcosa di difficile, vuol dire che è fortemente voluto. Sono molto contento per questa mostra, anche perché già da giovane ero un grande appassionato dell’opera di Dalí. Quando per la prima volta, in Spagna, ho visto una sua mostra ne rimasi meravigliato. Ammiravo il suo essere precursore dei tempi, originale, anticonformista ed eccelso nella sua élite ma allo stesso tempo così popolare e diffuso, come Napoli. Nel suo pensiero c’è quello di riuscire a entrare nell’immaginario di tutte le persone, questo lo fa grande, lo fa diventare un genio. In Dalí si coglie la capacità di andare avanti avendo delle radici salde.
28
febbraio 2018
Io Dalí
Dal 28 febbraio al 10 giugno 2018
arte moderna e contemporanea
Location
PAN – PALAZZO DELLE ARTI DI NAPOLI
Napoli, Via Dei Mille, 60, (Napoli)
Napoli, Via Dei Mille, 60, (Napoli)
Biglietti
intero € 10,00
ridotto € 8,00
ridotto scuole € 5,00
ingresso gratuito per bambini sotto i 6 anni e
per persone diversamente abili con un
accompagnatore
Orario di apertura
tutti i giorni dal lunedì alla domenica
dalle 9.30 alle 19.30; martedì chiuso
Vernissage
28 Febbraio 2018, su invito
Editore
GANGEMI
Autore
Curatore