Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Sara Giusti – Le città sull’acqua
Vivono sull’acqua le città di Sara Giusti. Vivono di notte, hanno luci irreali, si specchiano nell’acqua e nei sogni
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Architetture liquide
di Enzo Battarra
Vivono sull’acqua le città di Sara Giusti. Vivono di notte, hanno luci irreali, si specchiano
nell’acqua e nei sogni. Sono città stratificate, metropoli futuribili, agglomerati urbani che si
inerpicano su su fino a coprire colline, fino a sfidare il cielo. Lo skyline è frammentato, ondulante,
contrassegnato da vette e picchi. Questi addensamenti abitativi contengono la vita, la custodiscono e
la nascondono. Scorre un tempo senza tempo nei vicoli senza sole, nelle pieghe degli edifici. Tutto
è nascosto dai fabbricati che determinano la forma della città. E l’uomo non prende forma.
L’architettura sì. Ma il paesaggio architettonico è corroso dal silenzio.
Sono città invisibili, forse invivibili, sono immaginarie e, perché no, inventate. Sono ricordi
liquidi addensati in forme urbane, sono quartieri mentali fluidi, fluttuanti. Galleggiano sull’acqua.
Nascono dall’acqua, quella della tempera. E si incontrano sulla carta cerata con i frammenti di
collage. Queste sono le città di Sara Giusti.
E lei era una donna di mare, nata a Palermo e vissuta fino alla soglia dei cent’anni a Napoli.
Dagli inizi del Novecento ai primi anni del 2000, un secolo vissuto intensamente. Ha conosciuto il
male del mondo, le dittature, le guerre, i disastri naturali e quelli provocati dall’uomo. Ma Sara
Giusti ha conosciuto anche il clima delle avanguardie artistiche, che le hanno dato respiro e
dimensione universale. Sembra di sentire la brezza marina far rabbrividire i suoi colossi di cemento,
sembra di sentire l’odore di salsedine. Le sue città di mare iniziarono a materializzarsi negli anni
Settanta, per poi proseguire nei decenni successivi. Hanno sfidato correnti e movimenti, mode e
ritorni all’ordine. E come tutte le sue opere hanno sempre avuto un tessuto di grande innovazione,
un anelito irrefrenabile di ricerca, una tumultuosa passione verso una bellezza onirica, immateriale.
Opere innovative realizzate da una donna innovatrice, con il passo più veloce dei suoi stessi tempi.
Nel corso della produzione delle città sull’acqua ci sono stati altri filoni di ricerca. Ha
dipinto “creature” Sara Giusti, sagome che si agitano come ombre su palcoscenici irreali. Si portano
dentro tenzoni dialettiche e cavalleresche. Negli accenti più figurativi sono eleganti ed evanescenti
macchine umane. E dopo le città sull’acqua verranno i sinorami, intricati territori della luce,
grovigli di segni e di colori, sinfonie visive. Pensieri di luce. Non c’è più paesaggio, non c’è più
figura. La pittura danza felice. È l’ultimo omaggio ai semi delle avanguardie. C’è l’astrazione
geometrica, c’è il disegno automatico dei surrealisti, c’è il vortice futurista. C‘è Sara Giusti che
racconta la sua vita, lei che è rimasta per sempre giovane.
Architetture liquide
di Enzo Battarra
Vivono sull’acqua le città di Sara Giusti. Vivono di notte, hanno luci irreali, si specchiano
nell’acqua e nei sogni. Sono città stratificate, metropoli futuribili, agglomerati urbani che si
inerpicano su su fino a coprire colline, fino a sfidare il cielo. Lo skyline è frammentato, ondulante,
contrassegnato da vette e picchi. Questi addensamenti abitativi contengono la vita, la custodiscono e
la nascondono. Scorre un tempo senza tempo nei vicoli senza sole, nelle pieghe degli edifici. Tutto
è nascosto dai fabbricati che determinano la forma della città. E l’uomo non prende forma.
L’architettura sì. Ma il paesaggio architettonico è corroso dal silenzio.
Sono città invisibili, forse invivibili, sono immaginarie e, perché no, inventate. Sono ricordi
liquidi addensati in forme urbane, sono quartieri mentali fluidi, fluttuanti. Galleggiano sull’acqua.
Nascono dall’acqua, quella della tempera. E si incontrano sulla carta cerata con i frammenti di
collage. Queste sono le città di Sara Giusti.
E lei era una donna di mare, nata a Palermo e vissuta fino alla soglia dei cent’anni a Napoli.
Dagli inizi del Novecento ai primi anni del 2000, un secolo vissuto intensamente. Ha conosciuto il
male del mondo, le dittature, le guerre, i disastri naturali e quelli provocati dall’uomo. Ma Sara
Giusti ha conosciuto anche il clima delle avanguardie artistiche, che le hanno dato respiro e
dimensione universale. Sembra di sentire la brezza marina far rabbrividire i suoi colossi di cemento,
sembra di sentire l’odore di salsedine. Le sue città di mare iniziarono a materializzarsi negli anni
Settanta, per poi proseguire nei decenni successivi. Hanno sfidato correnti e movimenti, mode e
ritorni all’ordine. E come tutte le sue opere hanno sempre avuto un tessuto di grande innovazione,
un anelito irrefrenabile di ricerca, una tumultuosa passione verso una bellezza onirica, immateriale.
Opere innovative realizzate da una donna innovatrice, con il passo più veloce dei suoi stessi tempi.
Nel corso della produzione delle città sull’acqua ci sono stati altri filoni di ricerca. Ha
dipinto “creature” Sara Giusti, sagome che si agitano come ombre su palcoscenici irreali. Si portano
dentro tenzoni dialettiche e cavalleresche. Negli accenti più figurativi sono eleganti ed evanescenti
macchine umane. E dopo le città sull’acqua verranno i sinorami, intricati territori della luce,
grovigli di segni e di colori, sinfonie visive. Pensieri di luce. Non c’è più paesaggio, non c’è più
figura. La pittura danza felice. È l’ultimo omaggio ai semi delle avanguardie. C’è l’astrazione
geometrica, c’è il disegno automatico dei surrealisti, c’è il vortice futurista. C‘è Sara Giusti che
racconta la sua vita, lei che è rimasta per sempre giovane.
di Enzo Battarra
Vivono sull’acqua le città di Sara Giusti. Vivono di notte, hanno luci irreali, si specchiano
nell’acqua e nei sogni. Sono città stratificate, metropoli futuribili, agglomerati urbani che si
inerpicano su su fino a coprire colline, fino a sfidare il cielo. Lo skyline è frammentato, ondulante,
contrassegnato da vette e picchi. Questi addensamenti abitativi contengono la vita, la custodiscono e
la nascondono. Scorre un tempo senza tempo nei vicoli senza sole, nelle pieghe degli edifici. Tutto
è nascosto dai fabbricati che determinano la forma della città. E l’uomo non prende forma.
L’architettura sì. Ma il paesaggio architettonico è corroso dal silenzio.
Sono città invisibili, forse invivibili, sono immaginarie e, perché no, inventate. Sono ricordi
liquidi addensati in forme urbane, sono quartieri mentali fluidi, fluttuanti. Galleggiano sull’acqua.
Nascono dall’acqua, quella della tempera. E si incontrano sulla carta cerata con i frammenti di
collage. Queste sono le città di Sara Giusti.
E lei era una donna di mare, nata a Palermo e vissuta fino alla soglia dei cent’anni a Napoli.
Dagli inizi del Novecento ai primi anni del 2000, un secolo vissuto intensamente. Ha conosciuto il
male del mondo, le dittature, le guerre, i disastri naturali e quelli provocati dall’uomo. Ma Sara
Giusti ha conosciuto anche il clima delle avanguardie artistiche, che le hanno dato respiro e
dimensione universale. Sembra di sentire la brezza marina far rabbrividire i suoi colossi di cemento,
sembra di sentire l’odore di salsedine. Le sue città di mare iniziarono a materializzarsi negli anni
Settanta, per poi proseguire nei decenni successivi. Hanno sfidato correnti e movimenti, mode e
ritorni all’ordine. E come tutte le sue opere hanno sempre avuto un tessuto di grande innovazione,
un anelito irrefrenabile di ricerca, una tumultuosa passione verso una bellezza onirica, immateriale.
Opere innovative realizzate da una donna innovatrice, con il passo più veloce dei suoi stessi tempi.
Nel corso della produzione delle città sull’acqua ci sono stati altri filoni di ricerca. Ha
dipinto “creature” Sara Giusti, sagome che si agitano come ombre su palcoscenici irreali. Si portano
dentro tenzoni dialettiche e cavalleresche. Negli accenti più figurativi sono eleganti ed evanescenti
macchine umane. E dopo le città sull’acqua verranno i sinorami, intricati territori della luce,
grovigli di segni e di colori, sinfonie visive. Pensieri di luce. Non c’è più paesaggio, non c’è più
figura. La pittura danza felice. È l’ultimo omaggio ai semi delle avanguardie. C’è l’astrazione
geometrica, c’è il disegno automatico dei surrealisti, c’è il vortice futurista. C‘è Sara Giusti che
racconta la sua vita, lei che è rimasta per sempre giovane.
Architetture liquide
di Enzo Battarra
Vivono sull’acqua le città di Sara Giusti. Vivono di notte, hanno luci irreali, si specchiano
nell’acqua e nei sogni. Sono città stratificate, metropoli futuribili, agglomerati urbani che si
inerpicano su su fino a coprire colline, fino a sfidare il cielo. Lo skyline è frammentato, ondulante,
contrassegnato da vette e picchi. Questi addensamenti abitativi contengono la vita, la custodiscono e
la nascondono. Scorre un tempo senza tempo nei vicoli senza sole, nelle pieghe degli edifici. Tutto
è nascosto dai fabbricati che determinano la forma della città. E l’uomo non prende forma.
L’architettura sì. Ma il paesaggio architettonico è corroso dal silenzio.
Sono città invisibili, forse invivibili, sono immaginarie e, perché no, inventate. Sono ricordi
liquidi addensati in forme urbane, sono quartieri mentali fluidi, fluttuanti. Galleggiano sull’acqua.
Nascono dall’acqua, quella della tempera. E si incontrano sulla carta cerata con i frammenti di
collage. Queste sono le città di Sara Giusti.
E lei era una donna di mare, nata a Palermo e vissuta fino alla soglia dei cent’anni a Napoli.
Dagli inizi del Novecento ai primi anni del 2000, un secolo vissuto intensamente. Ha conosciuto il
male del mondo, le dittature, le guerre, i disastri naturali e quelli provocati dall’uomo. Ma Sara
Giusti ha conosciuto anche il clima delle avanguardie artistiche, che le hanno dato respiro e
dimensione universale. Sembra di sentire la brezza marina far rabbrividire i suoi colossi di cemento,
sembra di sentire l’odore di salsedine. Le sue città di mare iniziarono a materializzarsi negli anni
Settanta, per poi proseguire nei decenni successivi. Hanno sfidato correnti e movimenti, mode e
ritorni all’ordine. E come tutte le sue opere hanno sempre avuto un tessuto di grande innovazione,
un anelito irrefrenabile di ricerca, una tumultuosa passione verso una bellezza onirica, immateriale.
Opere innovative realizzate da una donna innovatrice, con il passo più veloce dei suoi stessi tempi.
Nel corso della produzione delle città sull’acqua ci sono stati altri filoni di ricerca. Ha
dipinto “creature” Sara Giusti, sagome che si agitano come ombre su palcoscenici irreali. Si portano
dentro tenzoni dialettiche e cavalleresche. Negli accenti più figurativi sono eleganti ed evanescenti
macchine umane. E dopo le città sull’acqua verranno i sinorami, intricati territori della luce,
grovigli di segni e di colori, sinfonie visive. Pensieri di luce. Non c’è più paesaggio, non c’è più
figura. La pittura danza felice. È l’ultimo omaggio ai semi delle avanguardie. C’è l’astrazione
geometrica, c’è il disegno automatico dei surrealisti, c’è il vortice futurista. C‘è Sara Giusti che
racconta la sua vita, lei che è rimasta per sempre giovane.
23
marzo 2018
Sara Giusti – Le città sull’acqua
Dal 23 marzo al 15 aprile 2018
arte contemporanea
Location
PAN – PALAZZO DELLE ARTI DI NAPOLI
Napoli, Via Dei Mille, 60, (Napoli)
Napoli, Via Dei Mille, 60, (Napoli)
Vernissage
23 Marzo 2018, ore 17
Autore
Curatore