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Fausto Melotti – Tema e variazioni
una retrospettiva dedicata a Fausto Melotti
(Rovereto, 1901 – Milano, 1986), che si terrà nello spazio di Milano dal 6 giugno al 27 settembre.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La galleria C+N Canepaneri e’ lieta di presentare una retrospettiva dedicata a Fausto Melotti
(Rovereto, 1901 - Milano, 1986), che si terrà nello spazio di Milano dal 6 giugno al 27 settembre.
Nelle due sale espositive verranno esposte dieci sculture che coprono l’attività svolta dal Sessantotto agli anni Ottanta.
Italo Calvino ha detto di essersi ispirato alle sculture sottili, leggere, piene di vuoti di Fausto Melotti quando ha scritto Le Città Invisibii. Basterebbe questo per sottolineare la grandezza di un artista che ha interpretato la scultura in un modo e con una concezione che forse solo un altro grande come Calder è riuscito a condividere. Il progressivo scollamento e distacco dal plasticismo classico ha portato Melotti ad essere l’unico scultore italiano ed internazionale a collocarsi in quella “terra di nessuno” che sta tra l’iconografia imperante e l’avanguardia duchampiana Neo-Dada.
L’Installazione che non è ready made, la figura che non è leggibile nell’accezione più formale, un aggiornamento e un azzeramento linguistico che mette sullo stesso livello Melotti, Calder e Tinguely.
Sottili, leggere, piene di vuoti, come diceva Calvino. Si potrebbe aggiungere destabilizzanti con il loro equilibrio precario, ma definito, circoscritto in uno spazio ben preciso risolto con estrema abilita’ e perizia, con utilizzo di materiali per lo più fragili come fili, reti, garze, palline penzolanti, scale perlopiù evocative. Metafore infinite e ricche di significati che sfociano nella poesia, nell’immaginifico e in significati improbabili che ci permettono di sognare o immaginare un vissuto o un divenire ricco di emozioni.
La scultura di Melotti si configura come una fusione tra concreto e astratto, connotata da una matericità impalpabile che si esalta sostanzialmente tramite l’utilizzo di materiali talvolta poveri e deperibili, simbolo di quella stessa poetica di fragilità che le opere lasciano trapelare.
Innegabile il legame con la musica e la sua rigorosa struttura basata su di un calcolo geometrico, su di una statica perfezione, quasi come se vi fosse un tentativo di trasferire nella scultura il valore assoluto delle melodie di Bach.
Ed è ancor più il richiamo alla cultura classica ed alle memorie arcaiche che restituisce alle sculture una funzione quasi votiva, un senso di immortalità tradotto in forme perlopiù totemiche e ridotte all’essenziale. Il rigore Neoellenico delle strutture serba in sé un connotato armonico che la legge dei numeri e dei segni algebrici richiede e che si ricollega alla stessa metodica ed elegante precisione che una composizione di note imprime sullo spartito musicale.
(Rovereto, 1901 - Milano, 1986), che si terrà nello spazio di Milano dal 6 giugno al 27 settembre.
Nelle due sale espositive verranno esposte dieci sculture che coprono l’attività svolta dal Sessantotto agli anni Ottanta.
Italo Calvino ha detto di essersi ispirato alle sculture sottili, leggere, piene di vuoti di Fausto Melotti quando ha scritto Le Città Invisibii. Basterebbe questo per sottolineare la grandezza di un artista che ha interpretato la scultura in un modo e con una concezione che forse solo un altro grande come Calder è riuscito a condividere. Il progressivo scollamento e distacco dal plasticismo classico ha portato Melotti ad essere l’unico scultore italiano ed internazionale a collocarsi in quella “terra di nessuno” che sta tra l’iconografia imperante e l’avanguardia duchampiana Neo-Dada.
L’Installazione che non è ready made, la figura che non è leggibile nell’accezione più formale, un aggiornamento e un azzeramento linguistico che mette sullo stesso livello Melotti, Calder e Tinguely.
Sottili, leggere, piene di vuoti, come diceva Calvino. Si potrebbe aggiungere destabilizzanti con il loro equilibrio precario, ma definito, circoscritto in uno spazio ben preciso risolto con estrema abilita’ e perizia, con utilizzo di materiali per lo più fragili come fili, reti, garze, palline penzolanti, scale perlopiù evocative. Metafore infinite e ricche di significati che sfociano nella poesia, nell’immaginifico e in significati improbabili che ci permettono di sognare o immaginare un vissuto o un divenire ricco di emozioni.
La scultura di Melotti si configura come una fusione tra concreto e astratto, connotata da una matericità impalpabile che si esalta sostanzialmente tramite l’utilizzo di materiali talvolta poveri e deperibili, simbolo di quella stessa poetica di fragilità che le opere lasciano trapelare.
Innegabile il legame con la musica e la sua rigorosa struttura basata su di un calcolo geometrico, su di una statica perfezione, quasi come se vi fosse un tentativo di trasferire nella scultura il valore assoluto delle melodie di Bach.
Ed è ancor più il richiamo alla cultura classica ed alle memorie arcaiche che restituisce alle sculture una funzione quasi votiva, un senso di immortalità tradotto in forme perlopiù totemiche e ridotte all’essenziale. Il rigore Neoellenico delle strutture serba in sé un connotato armonico che la legge dei numeri e dei segni algebrici richiede e che si ricollega alla stessa metodica ed elegante precisione che una composizione di note imprime sullo spartito musicale.
06
giugno 2019
Fausto Melotti – Tema e variazioni
Dal 06 giugno al 27 settembre 2019
arte moderna e contemporanea
Location
C+N CANEPANERI
Milano, Foro Buonaparte, 48, (Milano)
Milano, Foro Buonaparte, 48, (Milano)
Orario di apertura
lunedì-venerdì: 10.00 - 13/14.30 - 18.30
sabato su appuntamento
Vernissage
6 Giugno 2019, h 18
Autore