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Plamen Dejanoff – City branding
Su una piattaforma bicolore sono disposti un cerchione di cristallo artificiale chiaramente ripreso dai modelli BMW, una sedia di Mark Newson e 3 lampade in vetro colorato
Comunicato stampa
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Il lavoro Collective Wishdreams of Upperclass Possibilities: Genova 2004 Bureau Liste, (2002), presentato in occasione della fiera Liste a Basilea nel 2002, dalla galleria genovese Pinksummer, come strumento di comunicazione di Genova 2004, sarà allestito in una delle sale del Museo d’Arte Contemporanea che lo ha acquistato.
Su una piattaforma bicolore sono disposti un cerchione di cristallo artificiale chiaramente ripreso dai modelli BMW, una sedia di Mark Newson e 3 lampade in vetro colorato.
12 aprile ore 11.30: conferenza stampa – Museo di Villa Croce, Genova
13 aprile ore 16: inaugurazione Arte, Marketing e Comunicazione. Intervengono: Fulvio Carmagnola, docente di Educazione estetica, all’Università di Milano - Bicocca; Plamen Dejanoff, artista; Walter Seidl, curatore delle collezioni dell’Erste Bank Group di Vienna; Massimo Sterpi, avvocato esperto di diritto sulla proprietà intellettuale –
Museo di Villa Croce, Genova
14 aprile ore 18: presentazione di un nuovo lavoro di Plamen Dejanoff - pinksummer
Dal 19 al 23 aprile dalle 18: L’identità di Genova domani. Stefano Bigazzi, Laura Guglielmi, Eliana Quattrini intervistano esponenti del mondo politico, economico e culturale della città – Museo di Villa Croce, Genova
Siamo liete di annunciare l’acquisizione da parte del Museo di Arte Contemporanea di Genova dell’opera di Plamen Dejanoff “Collective Wishdream of Upperclass Possibilities: Genoa 2004 Bureau”, cooprodotta dalla Città di Genova e da Pinksummer nel 2002. L’opera costituita da una piattaforma in plexiglass stratificato bicolore, una sedia di Marc Newson per Cappellini, tre lampade in vetro colorato di Murano Vistosi anni ’50, un cerchione in cristallo artificiale che riproduce quello della BMW Z3, fu ideato come ufficio di lancio per Genova 2004 Capitale Europea della Cultura e, presentato a Basilea durante la fiera Liste, nello stand della galleria pinksummer, nel giugno del 2002.
Durante la fiera, nel perimetro dell’opera, si alternarono due persone dello staff di Genova 2004. Questo gioco di scatole cinesi: lo stand di pinksummer in una fiera commerciale, un suo artista invitato a pensare a un’installazione per l’occasione, l’ opera che viene ideata come piattaforma di lancio di un evento culturale che coinvolge istituzionalmente una città; l’evento fu pensato da noi come una sorta di performance. La scelta di mettere in contatto la città di Genova, attraverso l’Assessore alla Comunicazione Anna Castellano e il coordinatore di Genova 2004 Enrico Da Molo e Plamen Dejanoff, ci apparve appropriata, in quanto il lavoro dell’artista muove da una logica “new economy” improntata sull’idea di branding.
Pinksummer nell’aprile del 2002 presentò la prima personale di Plamen Dejanoff giocata proprio sulla ridefinizione dell’identità dell’artista dopo la separazione del duo Heger/Dejanov. In quel caso l’artista ci chiese di comprare la copertina di “Flash Art Italia” per presentare il proprio logo firmato dai designers parigini M/M, il nuovo nome Dejanoff che richiama Smirnoff, Davidoff, suggeritogli dalla Wir Design agency, la sua nuova casa berlinese di Hachesher Markt in Mitte progettata dagli architetti Ernst & Gruntuch. In galleria fu presentata un’installazione costituita da 500 copie di “Flash Art” e da una serie di modellini in cristallo di automobili consigliate da Wir Design a Dejanoff sempre nell’ottica dell’identitity design: il sogno collettivo delle classi abbienti per riconoscersi ed autoesaltarsi.
Ci piaceva l’idea che Genova utilizzasse l’anno europeo della cultura 2004 per ridefinire la propria identità culturale anche attraverso la programmazione di eventi meramente contemporanei, come fu la performance VB48 di Vanessa Beecroft nel Salone del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale in occasione del Summit G8 nel 2001, eventi che uscissero dalla logica di mostra e di contenitore museale per entrare in quella di produzione artistica che precede la storia ridefinendo i luoghi, indipendentemente che siano piazze o musei. Purtroppo quel pensiero, a posteriori si è rivelato un’utopia.
Oggetti prelevati dal mondo del design o dal lavoro di altri artisti che costituiscono un ready-made di evidente ispirazione duchampiana ma inseriti in un contesto economico.
Scelti per la loro valenza di “ipermerce”, capaci di innescare “un’economia del desiderio” (Carmagnola e Ferraresi) questi oggetti non sono trovati ma comprati dall’artista con i compensi ottenuti per produrre il suo lavoro.
Questo modo di procedere, anticipato nella serie di installazioni Plenty of Objects of Desire (in collaborazione con Swetlana Heger) di cui il Museo aveva presentato un lavoro durante la mostra “Arredare la casa, abitare il museo” nel 2004, è ulteriormente sviluppato nel progetto Collective Wishdreams of Upperclass Possibilities in cui si accentua l’identificazione tra artista / opera/ sistema di mercato.
Infatti la riflessione di Plamen Dejanoff, sulle strette connessioni tra arte e economia, dilaga dal suo lavoro alla sua stessa vita, con una ridefinizione globale della sua immagine attraverso una campagna di comunicazione degna di una grande multinazionale.
Plamen Dejanoff ha cambiato indirizzo, il suo nome non ha più la stessa ortografia, il suo lavoro prende una nuova direzione, da poco tempo conduce la sua carriera senza Swetlana Heger, con la quale aveva precedentemente collaborato in numerose mostre.
E per perfezionare ulteriormente le premesse di questa nuova carriera da single, ha fatto ricorso a un consulente d'immagine, che gli ha suggerito di scrivere Dejanoff con due "f" - come Smirnoff o Davidoff - al posto della "v" che usava ai tempi di "Heger & Dejanov".
Lancia insomma una campagna di comunicazione, come fanno tutte le imprese che si trovano a cambiar nome o ragione sociale, o le multinazionali in occasione di un acquisto o di una fusione.
Lo scopo è quello di proporsi come una “società a responsabilità limitata” (Nicolas Bourriaud) che si colloca sul mercato.
Su una piattaforma bicolore sono disposti un cerchione di cristallo artificiale chiaramente ripreso dai modelli BMW, una sedia di Mark Newson e 3 lampade in vetro colorato.
12 aprile ore 11.30: conferenza stampa – Museo di Villa Croce, Genova
13 aprile ore 16: inaugurazione Arte, Marketing e Comunicazione. Intervengono: Fulvio Carmagnola, docente di Educazione estetica, all’Università di Milano - Bicocca; Plamen Dejanoff, artista; Walter Seidl, curatore delle collezioni dell’Erste Bank Group di Vienna; Massimo Sterpi, avvocato esperto di diritto sulla proprietà intellettuale –
Museo di Villa Croce, Genova
14 aprile ore 18: presentazione di un nuovo lavoro di Plamen Dejanoff - pinksummer
Dal 19 al 23 aprile dalle 18: L’identità di Genova domani. Stefano Bigazzi, Laura Guglielmi, Eliana Quattrini intervistano esponenti del mondo politico, economico e culturale della città – Museo di Villa Croce, Genova
Siamo liete di annunciare l’acquisizione da parte del Museo di Arte Contemporanea di Genova dell’opera di Plamen Dejanoff “Collective Wishdream of Upperclass Possibilities: Genoa 2004 Bureau”, cooprodotta dalla Città di Genova e da Pinksummer nel 2002. L’opera costituita da una piattaforma in plexiglass stratificato bicolore, una sedia di Marc Newson per Cappellini, tre lampade in vetro colorato di Murano Vistosi anni ’50, un cerchione in cristallo artificiale che riproduce quello della BMW Z3, fu ideato come ufficio di lancio per Genova 2004 Capitale Europea della Cultura e, presentato a Basilea durante la fiera Liste, nello stand della galleria pinksummer, nel giugno del 2002.
Durante la fiera, nel perimetro dell’opera, si alternarono due persone dello staff di Genova 2004. Questo gioco di scatole cinesi: lo stand di pinksummer in una fiera commerciale, un suo artista invitato a pensare a un’installazione per l’occasione, l’ opera che viene ideata come piattaforma di lancio di un evento culturale che coinvolge istituzionalmente una città; l’evento fu pensato da noi come una sorta di performance. La scelta di mettere in contatto la città di Genova, attraverso l’Assessore alla Comunicazione Anna Castellano e il coordinatore di Genova 2004 Enrico Da Molo e Plamen Dejanoff, ci apparve appropriata, in quanto il lavoro dell’artista muove da una logica “new economy” improntata sull’idea di branding.
Pinksummer nell’aprile del 2002 presentò la prima personale di Plamen Dejanoff giocata proprio sulla ridefinizione dell’identità dell’artista dopo la separazione del duo Heger/Dejanov. In quel caso l’artista ci chiese di comprare la copertina di “Flash Art Italia” per presentare il proprio logo firmato dai designers parigini M/M, il nuovo nome Dejanoff che richiama Smirnoff, Davidoff, suggeritogli dalla Wir Design agency, la sua nuova casa berlinese di Hachesher Markt in Mitte progettata dagli architetti Ernst & Gruntuch. In galleria fu presentata un’installazione costituita da 500 copie di “Flash Art” e da una serie di modellini in cristallo di automobili consigliate da Wir Design a Dejanoff sempre nell’ottica dell’identitity design: il sogno collettivo delle classi abbienti per riconoscersi ed autoesaltarsi.
Ci piaceva l’idea che Genova utilizzasse l’anno europeo della cultura 2004 per ridefinire la propria identità culturale anche attraverso la programmazione di eventi meramente contemporanei, come fu la performance VB48 di Vanessa Beecroft nel Salone del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale in occasione del Summit G8 nel 2001, eventi che uscissero dalla logica di mostra e di contenitore museale per entrare in quella di produzione artistica che precede la storia ridefinendo i luoghi, indipendentemente che siano piazze o musei. Purtroppo quel pensiero, a posteriori si è rivelato un’utopia.
Oggetti prelevati dal mondo del design o dal lavoro di altri artisti che costituiscono un ready-made di evidente ispirazione duchampiana ma inseriti in un contesto economico.
Scelti per la loro valenza di “ipermerce”, capaci di innescare “un’economia del desiderio” (Carmagnola e Ferraresi) questi oggetti non sono trovati ma comprati dall’artista con i compensi ottenuti per produrre il suo lavoro.
Questo modo di procedere, anticipato nella serie di installazioni Plenty of Objects of Desire (in collaborazione con Swetlana Heger) di cui il Museo aveva presentato un lavoro durante la mostra “Arredare la casa, abitare il museo” nel 2004, è ulteriormente sviluppato nel progetto Collective Wishdreams of Upperclass Possibilities in cui si accentua l’identificazione tra artista / opera/ sistema di mercato.
Infatti la riflessione di Plamen Dejanoff, sulle strette connessioni tra arte e economia, dilaga dal suo lavoro alla sua stessa vita, con una ridefinizione globale della sua immagine attraverso una campagna di comunicazione degna di una grande multinazionale.
Plamen Dejanoff ha cambiato indirizzo, il suo nome non ha più la stessa ortografia, il suo lavoro prende una nuova direzione, da poco tempo conduce la sua carriera senza Swetlana Heger, con la quale aveva precedentemente collaborato in numerose mostre.
E per perfezionare ulteriormente le premesse di questa nuova carriera da single, ha fatto ricorso a un consulente d'immagine, che gli ha suggerito di scrivere Dejanoff con due "f" - come Smirnoff o Davidoff - al posto della "v" che usava ai tempi di "Heger & Dejanov".
Lancia insomma una campagna di comunicazione, come fanno tutte le imprese che si trovano a cambiar nome o ragione sociale, o le multinazionali in occasione di un acquisto o di una fusione.
Lo scopo è quello di proporsi come una “società a responsabilità limitata” (Nicolas Bourriaud) che si colloca sul mercato.
13
aprile 2005
Plamen Dejanoff – City branding
Dal 13 al 30 aprile 2005
design
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA VILLA CROCE
Genova, Via Jacopo Ruffini, 3, (Genova)
Genova, Via Jacopo Ruffini, 3, (Genova)
Orario di apertura
da martedì a venerdì 9-19; sabato e domenica 10-19
Vernissage
13 Aprile 2005, ore 16
Autore