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Carlo Dell’Amico – Straniati Reperti
La mostra, a cura di Ada Lombardi e Massimo Riposati, raccoglie diverse opere dell’artista umbro Carlo Dell’Amico, pittura che sconfina in altri linguaggi diventando opera-ambiente
Comunicato stampa
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La mostra, a cura di Ada Lombardi e Massimo Riposati, raccoglie diverse opere dell’artista umbro Carlo Dell’Amico, pittura che sconfina in altri linguaggi diventando opera-ambiente, installazioni che riempiono lo spazio del piano inferiore delle Scuderie Aldobrandini di Frascati, il Museo del Tuscolo.
Uno spazio antico, recuperato dall’architetto Massimiliano Fuksas, e destinato dal Sindaco Franco Posa e dall’assessore Stefano Di Tommaso a un uso museale diverso dalla funzione originaria: nel piano inferiore per esporre la collezione permanente di reperti archeologici e in quello superiore, sgombro, per mostre d’arte contemporanea.
L’artista, che da anni svolge una ricerca sulla stratificazione dei linguaggi e sulla connessione profonda e sincretica degli stessi, vuole contraddire la disposizione degli ambienti accettando un confronto diretto tra le proprie opere e gli antichi reperti. Al punto dunque di scegliere, per la prima volta nella storia dello spazio museale, di esporre le proprie opere nel piano inferiore a fianco a quelle antiche, sviluppando un dialogo serrato tra mondo antico e mondo contemporaneo pieno di interessanti confluenze e reciprocità.
I due grandi ambienti accolgono le installazioni nella sala azzurra, e altre opere più piccole sono mescolate tra i pezzi archeologici nella sala antistante.
L’artista conosciuto da anni per la sua grande attenzione a cogliere gli stretti legami tra la forma e l’espressione della continuità del dialogo culturale, è tra i pochi artisti contemporanei italiani che danno un valore diverso alla contemporaneità. Ovvero un’accezione distante dal concetto vuoto del nuovo, a favore di un valore “antropologico” dell’estetico. Non quindi imperniato su una ricerca limitata all’individuo, ma su quei contesti che sottolineano non tanto le cifre stilistiche, quanto gli spostamenti epocali della cultura della collettività.
Un atteggiamento che lo avvicina soprattutto a espressioni artistiche extranazionali, rintracciabili anche a ritroso nel tempo.
Le installazioni accolgono l’idea convenzionale della rappresentazione dello spazio, l’idea di luogo, di città, di agglomerazione, di abitabilità, di perdersi o ritrovarsi in uno spazio dipinto in toni scuri o chiari secondo i toni di una “psicogeografia” che rimanda al Situazionismo eventualista di Debord. Le pitture sono complesse, fatte su carte in rilievo coperte parzialmente da dei plexiglass, con una proliferazione di elementi minimali visibili e invisibili ma presenti a livello percettivo.
Uno spazio antico, recuperato dall’architetto Massimiliano Fuksas, e destinato dal Sindaco Franco Posa e dall’assessore Stefano Di Tommaso a un uso museale diverso dalla funzione originaria: nel piano inferiore per esporre la collezione permanente di reperti archeologici e in quello superiore, sgombro, per mostre d’arte contemporanea.
L’artista, che da anni svolge una ricerca sulla stratificazione dei linguaggi e sulla connessione profonda e sincretica degli stessi, vuole contraddire la disposizione degli ambienti accettando un confronto diretto tra le proprie opere e gli antichi reperti. Al punto dunque di scegliere, per la prima volta nella storia dello spazio museale, di esporre le proprie opere nel piano inferiore a fianco a quelle antiche, sviluppando un dialogo serrato tra mondo antico e mondo contemporaneo pieno di interessanti confluenze e reciprocità.
I due grandi ambienti accolgono le installazioni nella sala azzurra, e altre opere più piccole sono mescolate tra i pezzi archeologici nella sala antistante.
L’artista conosciuto da anni per la sua grande attenzione a cogliere gli stretti legami tra la forma e l’espressione della continuità del dialogo culturale, è tra i pochi artisti contemporanei italiani che danno un valore diverso alla contemporaneità. Ovvero un’accezione distante dal concetto vuoto del nuovo, a favore di un valore “antropologico” dell’estetico. Non quindi imperniato su una ricerca limitata all’individuo, ma su quei contesti che sottolineano non tanto le cifre stilistiche, quanto gli spostamenti epocali della cultura della collettività.
Un atteggiamento che lo avvicina soprattutto a espressioni artistiche extranazionali, rintracciabili anche a ritroso nel tempo.
Le installazioni accolgono l’idea convenzionale della rappresentazione dello spazio, l’idea di luogo, di città, di agglomerazione, di abitabilità, di perdersi o ritrovarsi in uno spazio dipinto in toni scuri o chiari secondo i toni di una “psicogeografia” che rimanda al Situazionismo eventualista di Debord. Le pitture sono complesse, fatte su carte in rilievo coperte parzialmente da dei plexiglass, con una proliferazione di elementi minimali visibili e invisibili ma presenti a livello percettivo.
21
luglio 2006
Carlo Dell’Amico – Straniati Reperti
Dal 21 luglio al 10 settembre 2006
arte contemporanea
Location
SCUDERIE ALDOBRANDINI
Frascati, Piazza Guglielmo Marconi, 6, (Roma)
Frascati, Piazza Guglielmo Marconi, 6, (Roma)
Orario di apertura
dal martedì al venerdì 10-18; sabato e festivi 10-19
Vernissage
21 Luglio 2006, ore 18,30
Ufficio stampa
ZETEMA
Autore
Curatore