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Jota Castro – Enjoy your travel
un ardito divertissement nato dalla particolare conformazione dlla galleria
Comunicato stampa
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La Galleria Umberto Di Marino Arte Contemporanea è lieta di presentare, martedì 5 dicembre 2006, la prima personale napoletana di Jota Castro dal titolo Enjoy your travel.
Abbandonata alla fine degli anni ‘90 la carriera diplomatica, che lo aveva portato a collaborare con le Nazioni Unite e l’Unione Europea, decide di dedicarsi completamente alla ricerca artistica. La forte esigenza che lo motiva è quella di farsi interprete della propria epoca, di risvegliare le coscienze e di esporre il proprio punto di vista con la libertà che l’arte, nel migliore dei casi, riesce a concedere. I suoi lavori, spesso impregnati di una forte nota ironica, sono rivolti ad indagare fenomeni economici, sociali e politici, senza dare mai nulla per scontato, spiazzando lo spettatore per invitarlo a riflettere in maniera critica su ciò che lo circonda.
La forma si piega all’idea ed è per questo che non c’è mai preferenza di un mezzo artistico rispetto ad un altro. In occasione della mostra presso la Galleria Umberto Di Marino Arte Contemporanea, Jota Castro arriva ad una fase del suo lavoro, in cui l’aspetto manuale e la ricerca dei materiali assumono una nuova importanza nella veicolazione del messaggio. Già all’entrata il pubblico è obbligato a fermarsi di fronte all’ostacolo della prima installazione “500 ways”. Un gommone riempito di monete da 1 cent, per una somma pari a 500 euro, rimanda al viaggio di tutti coloro che mettono a rischio le proprie vite, emigrando dalla propria terra nella speranza di un futuro migliore. Dal coraggio dimostrato nell’affrontare le prove della navigazione, l’artista ricava l’immagine di un viaggio verso un sogno oltre i propri limiti, per quanto illusorio, così come doveva essere ai tempi della scoperta dell’America. Tuttavia, s’incontra subito un richiamo alle nostre coscienze con “Borders”, in cui gli specchi ci ricordano che il primo confine da valicare, per procedere oltre le ingiustizie ed i pregiudizi, siamo noi stessi. Nella seconda stanza, poi, Jota Castro si sofferma su due fenomeni, uno politico e l’altro economico, che influenzano profondamente i cambiamenti sociali, per l’evidenza che assumono agli occhi dell’opinione pubblica. Con “China” si constatano gli effetti negativi che l’espansione del mercato cinese ha innescato su quello internazionale, incentivando una corsa al ribasso dei prezzi, che ha fortemente penalizzato le industrie nazionali. Analizzando la situazione italiana, ad esempio, uno dei settori più colpiti è proprio quello delle calzature, in cui le manifatture di grande tradizione subiscono spesso la concorrenza di scadenti prodotti d’importazione. Tuttavia, sono proprio le classi sociali che vivono maggiormente questo disagio, a contribuire al fenomeno, tendendo ossessivamente al risparmio. “Energy”, invece, gioca sulle apparenze e quindi, se delle bombole di gas dipinte con scritte in arabo possono costituire un’immagine facilmente decifrabile, l’artista ci dimostra quanto i pregiudizi possano ostacolare la reale percezione delle cose, svelando che quelle frasi altro non sono che la traduzione di alcuni articoli della Costituzione europea. La conclusione di tutte queste riflessioni si ha nell’ultima stanza dove, attraverso un ardito divertissement nato dalla particolare conformazione della galleria, si esemplifica la condizione di un’intera comunità che tende al suicidio a causa della totale mancanza di spinta al cambiamento. “Enjoy your travel” è un’improbabile pista da skateboard, che termina fuori dalla finestra, portando l’immaginario acrobata a gettarsi contro il muro del palazzo di fronte, nel tentativo di scampare a ciò che fa da filo conduttore all’intera mostra, ovvero le paure che assillano sempre più prepotentemente la società europea.
Nato nel 1965 a Lima (Perù), Jota Castro vive e lavora a Bruxelles.
Mostre personali e collettive selezionate:
2006: Construyendo el mundo, Marco, Museo de Monterrey, Messico - Team show, Gallery Side 2, Tokyo - Ni mas ni menos, Galeria Oliva Arauna, Madrid - Ars06, Kiasma, Helsinki
2005: Taking Part, Stedelijk Museum’s, Hertogenosch – 3ª Biennale di Tirana, Albania – 2ª Biennale di Praga, Praga - Exposition Universelle 1, Palais de Tokyo, Parigi - Posture…Say Again, Uplands Gallery, Melbourne
2004: 4ª Biennale di Kwangju, Korea (Premio Biennale) - Bouc-émissaire, Gallery Kamel Mennour, Parigi - Quick Sand, De Appel,
Amsterdam
2003: « Motherfuckers never die », Galleria Minini, Brescia - « U-Topos », 2ª Biennale di Tirana - « Z.O.U. », 50ª Biennale di Venezia, Survival Guide for Demonstrators - LoveHotel, Maisonneuve Gallery, Parigi - Hardcore, Palais de Tokyo, Parigi
2001: Play with Gary and Reality, ‘Voici’ - Palais des Beaux Arts, Bruxelles
Abbandonata alla fine degli anni ‘90 la carriera diplomatica, che lo aveva portato a collaborare con le Nazioni Unite e l’Unione Europea, decide di dedicarsi completamente alla ricerca artistica. La forte esigenza che lo motiva è quella di farsi interprete della propria epoca, di risvegliare le coscienze e di esporre il proprio punto di vista con la libertà che l’arte, nel migliore dei casi, riesce a concedere. I suoi lavori, spesso impregnati di una forte nota ironica, sono rivolti ad indagare fenomeni economici, sociali e politici, senza dare mai nulla per scontato, spiazzando lo spettatore per invitarlo a riflettere in maniera critica su ciò che lo circonda.
La forma si piega all’idea ed è per questo che non c’è mai preferenza di un mezzo artistico rispetto ad un altro. In occasione della mostra presso la Galleria Umberto Di Marino Arte Contemporanea, Jota Castro arriva ad una fase del suo lavoro, in cui l’aspetto manuale e la ricerca dei materiali assumono una nuova importanza nella veicolazione del messaggio. Già all’entrata il pubblico è obbligato a fermarsi di fronte all’ostacolo della prima installazione “500 ways”. Un gommone riempito di monete da 1 cent, per una somma pari a 500 euro, rimanda al viaggio di tutti coloro che mettono a rischio le proprie vite, emigrando dalla propria terra nella speranza di un futuro migliore. Dal coraggio dimostrato nell’affrontare le prove della navigazione, l’artista ricava l’immagine di un viaggio verso un sogno oltre i propri limiti, per quanto illusorio, così come doveva essere ai tempi della scoperta dell’America. Tuttavia, s’incontra subito un richiamo alle nostre coscienze con “Borders”, in cui gli specchi ci ricordano che il primo confine da valicare, per procedere oltre le ingiustizie ed i pregiudizi, siamo noi stessi. Nella seconda stanza, poi, Jota Castro si sofferma su due fenomeni, uno politico e l’altro economico, che influenzano profondamente i cambiamenti sociali, per l’evidenza che assumono agli occhi dell’opinione pubblica. Con “China” si constatano gli effetti negativi che l’espansione del mercato cinese ha innescato su quello internazionale, incentivando una corsa al ribasso dei prezzi, che ha fortemente penalizzato le industrie nazionali. Analizzando la situazione italiana, ad esempio, uno dei settori più colpiti è proprio quello delle calzature, in cui le manifatture di grande tradizione subiscono spesso la concorrenza di scadenti prodotti d’importazione. Tuttavia, sono proprio le classi sociali che vivono maggiormente questo disagio, a contribuire al fenomeno, tendendo ossessivamente al risparmio. “Energy”, invece, gioca sulle apparenze e quindi, se delle bombole di gas dipinte con scritte in arabo possono costituire un’immagine facilmente decifrabile, l’artista ci dimostra quanto i pregiudizi possano ostacolare la reale percezione delle cose, svelando che quelle frasi altro non sono che la traduzione di alcuni articoli della Costituzione europea. La conclusione di tutte queste riflessioni si ha nell’ultima stanza dove, attraverso un ardito divertissement nato dalla particolare conformazione della galleria, si esemplifica la condizione di un’intera comunità che tende al suicidio a causa della totale mancanza di spinta al cambiamento. “Enjoy your travel” è un’improbabile pista da skateboard, che termina fuori dalla finestra, portando l’immaginario acrobata a gettarsi contro il muro del palazzo di fronte, nel tentativo di scampare a ciò che fa da filo conduttore all’intera mostra, ovvero le paure che assillano sempre più prepotentemente la società europea.
Nato nel 1965 a Lima (Perù), Jota Castro vive e lavora a Bruxelles.
Mostre personali e collettive selezionate:
2006: Construyendo el mundo, Marco, Museo de Monterrey, Messico - Team show, Gallery Side 2, Tokyo - Ni mas ni menos, Galeria Oliva Arauna, Madrid - Ars06, Kiasma, Helsinki
2005: Taking Part, Stedelijk Museum’s, Hertogenosch – 3ª Biennale di Tirana, Albania – 2ª Biennale di Praga, Praga - Exposition Universelle 1, Palais de Tokyo, Parigi - Posture…Say Again, Uplands Gallery, Melbourne
2004: 4ª Biennale di Kwangju, Korea (Premio Biennale) - Bouc-émissaire, Gallery Kamel Mennour, Parigi - Quick Sand, De Appel,
Amsterdam
2003: « Motherfuckers never die », Galleria Minini, Brescia - « U-Topos », 2ª Biennale di Tirana - « Z.O.U. », 50ª Biennale di Venezia, Survival Guide for Demonstrators - LoveHotel, Maisonneuve Gallery, Parigi - Hardcore, Palais de Tokyo, Parigi
2001: Play with Gary and Reality, ‘Voici’ - Palais des Beaux Arts, Bruxelles
05
dicembre 2006
Jota Castro – Enjoy your travel
Dal 05 dicembre 2006 al 05 marzo 2007
arte contemporanea
Location
UMBERTO DI MARINO ARTE CONTEMPORANEA
Napoli, Via Alabardieri, 1, (Napoli)
Napoli, Via Alabardieri, 1, (Napoli)
Orario di apertura
lunedì ore 16:00 / 20:00, martedì – sabato ore 10:30 / 13:30 e 16:00 / 20:00
Vernissage
5 Dicembre 2006, ore 19-22
Autore