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Giulio Turcato – La libertà oltre la regola
una mostra curata da Fabrizio D’Amico, che segna l’esordio di EMMEOTTO, un nuovo spazio espositivo caratterizzato da precisi intenti di studio e valorizzazione della produzione artistica, soprattutto italiana, in particolare dalla fine degli anni ’40 agli anni ’70
Comunicato stampa
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Inaugurazione in grande stile, mercoledi' 6 dicembre, per Giulio Turcato - La liberta' oltre la regola, una mostra curata da Fabrizio D’Amico, che segna l’esordio di EMMEOTTO, un nuovo spazio espositivo caratterizzato da precisi intenti di studio e valorizzazione della produzione artistica, soprattutto italiana, in particolare dalla fine degli anni ’40 agli anni ’70.
Nella sede, bellissima, di Via Margutta 8 non verranno soltanto organizzate mostre, bensi' promossi appuntamenti culturali (serate dedicate ai film e ai video d’arte, presentazione di libri, incontri con artisti italiani e internazionali presenti a Roma ecc.). EMMEOTTO sara' un punto di ritrovo per artisti, collezionisti e per un pubblico curioso e interessato all’arte atteso in galleria anche il venerdi' sera sino alle 21.00 per un piccolo aperitivo.
EMMEOTTO si avvarra' della consulenza scientifica di Fabrizio D’Amico, Daniela Fonti e Claudia Terenzi. Sara' diretto da Daniela Ferraria, sino a poco tempo fa alla guida dell’Arco d’Alibert, uno spazio importante nella storia del gallerismo romano degli ultimi quaranta anni, e si avvarra' della collaborazione di Netta Vespignani, fondatrice dell’Archivio della Scuola Romana, di Giuseppe Bertolami, collezionista, imprenditore e gallerista e di Franco Ziliotto che firmera' gli allestimenti.
“Giulio Turcato - La liberta' oltre la regola" a cura di Fabrizio D’Amico
Giulio Turcato - La liberta' oltre la regola rivisita la straordinaria personalita' di Giulio Turcato attraverso un gruppo di opere di particolare importanza realizzate tra il ’48 e la meta' dei ’50, gli anni in cui la prima maturita' dell’artista insorge e giunge alla piena manifestazione.
Anni cruciali, dunque, e non solo per la carriera dell’artista. Il clima che la mostra rievoca e' infatti quello, fondamentale per lo sviluppo dell’arte italiana del ‘900, dell’aspro scontro tra fautori di un rinnovato astrattismo che guarda soprattutto alla Francia e sostenitori di un nuovo realismo, destinato a configurarsi come realismo socialista. I formalisti da una parte, i marxisti dall’altra, una dolorosa forbice ideologica al cui superamento la ricerca di Turcato e' tesa gia' dal ’47, l’anno in cui con Attardi, Consagra, D’Orazio, Guerrini, Perilli e Sanfilippo costituisce Forma, il gruppo di giovani artisti che si proclamano formalisti e al contempo marxisti. Molti dei dipinti in mostra (alcuni pregevoli esempi di Rovine di Varsavia, un Comizio, le Fabbriche, le Miniere, i Giardini di Miciurin) fanno fede di questo peculiare carattere della pittura di Turcato, capace di evocare temi di forte impatto sociale e politico pur appoggiandosi ad una purissima formulazione antinaturalistica nella quale il colore riveste un ruolo egemone. Errabondo e nomade tra culture diverse, Turcato riesce cosi' ad elaborare una sua prima lingua, lontana sia dalle prudenti sintassi di un’astrazione internazionale sempre piu' avviata verso le secche dell’accademia, sia dal paralizzante ossequio ai dettami ideologici proposti dal Partito Comunista.
La mostra curata da Fabrizio D’Amico deve il suo tratto realmente museale alla preziosa collaborazione dell’Archivio Turcato, alla eccezionale disponibilita' di un cospicuo nucleo di opere provenienti da una storica collezione, mai piu' visto dal tempo della grande antologica dedicata a Turcato dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e alla presenza di opere, talune addirittura inedite, provenienti da raccolte di gelosi collezionisti che raramente le hanno concesse allo sguardo del pubblico.
Tutti i temi prediletti dall’artista in quegli anni sono presenti: il ciclo delle Rovine di Varsavia, le Miniere, le Scenderie, una versione del Comizio, il Massacro al Napalm del ’52 - grande tela di storica importanza - alcuni Giardini di Miciurin e poi il Merlo e il Paesaggio atomico - entrambi presenti alla Biennale di Venezia del ’54 - ed alcune composizioni con Civetta, opere felicissime che, sulla meta' degli anni ’50, introducono nel lavoro dell’artista una vena di sottile ironia o un lieve sorriso in un mutuo scambio di suggestioni figurali e grammatica astratta.
Chiude la mostra una piccola sezione dedicata al periodo 1955 - primi anni ’60: sette dipinti che anticipano i futuri sviluppi della ricerca di Turcato.
Nella sede, bellissima, di Via Margutta 8 non verranno soltanto organizzate mostre, bensi' promossi appuntamenti culturali (serate dedicate ai film e ai video d’arte, presentazione di libri, incontri con artisti italiani e internazionali presenti a Roma ecc.). EMMEOTTO sara' un punto di ritrovo per artisti, collezionisti e per un pubblico curioso e interessato all’arte atteso in galleria anche il venerdi' sera sino alle 21.00 per un piccolo aperitivo.
EMMEOTTO si avvarra' della consulenza scientifica di Fabrizio D’Amico, Daniela Fonti e Claudia Terenzi. Sara' diretto da Daniela Ferraria, sino a poco tempo fa alla guida dell’Arco d’Alibert, uno spazio importante nella storia del gallerismo romano degli ultimi quaranta anni, e si avvarra' della collaborazione di Netta Vespignani, fondatrice dell’Archivio della Scuola Romana, di Giuseppe Bertolami, collezionista, imprenditore e gallerista e di Franco Ziliotto che firmera' gli allestimenti.
“Giulio Turcato - La liberta' oltre la regola" a cura di Fabrizio D’Amico
Giulio Turcato - La liberta' oltre la regola rivisita la straordinaria personalita' di Giulio Turcato attraverso un gruppo di opere di particolare importanza realizzate tra il ’48 e la meta' dei ’50, gli anni in cui la prima maturita' dell’artista insorge e giunge alla piena manifestazione.
Anni cruciali, dunque, e non solo per la carriera dell’artista. Il clima che la mostra rievoca e' infatti quello, fondamentale per lo sviluppo dell’arte italiana del ‘900, dell’aspro scontro tra fautori di un rinnovato astrattismo che guarda soprattutto alla Francia e sostenitori di un nuovo realismo, destinato a configurarsi come realismo socialista. I formalisti da una parte, i marxisti dall’altra, una dolorosa forbice ideologica al cui superamento la ricerca di Turcato e' tesa gia' dal ’47, l’anno in cui con Attardi, Consagra, D’Orazio, Guerrini, Perilli e Sanfilippo costituisce Forma, il gruppo di giovani artisti che si proclamano formalisti e al contempo marxisti. Molti dei dipinti in mostra (alcuni pregevoli esempi di Rovine di Varsavia, un Comizio, le Fabbriche, le Miniere, i Giardini di Miciurin) fanno fede di questo peculiare carattere della pittura di Turcato, capace di evocare temi di forte impatto sociale e politico pur appoggiandosi ad una purissima formulazione antinaturalistica nella quale il colore riveste un ruolo egemone. Errabondo e nomade tra culture diverse, Turcato riesce cosi' ad elaborare una sua prima lingua, lontana sia dalle prudenti sintassi di un’astrazione internazionale sempre piu' avviata verso le secche dell’accademia, sia dal paralizzante ossequio ai dettami ideologici proposti dal Partito Comunista.
La mostra curata da Fabrizio D’Amico deve il suo tratto realmente museale alla preziosa collaborazione dell’Archivio Turcato, alla eccezionale disponibilita' di un cospicuo nucleo di opere provenienti da una storica collezione, mai piu' visto dal tempo della grande antologica dedicata a Turcato dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e alla presenza di opere, talune addirittura inedite, provenienti da raccolte di gelosi collezionisti che raramente le hanno concesse allo sguardo del pubblico.
Tutti i temi prediletti dall’artista in quegli anni sono presenti: il ciclo delle Rovine di Varsavia, le Miniere, le Scenderie, una versione del Comizio, il Massacro al Napalm del ’52 - grande tela di storica importanza - alcuni Giardini di Miciurin e poi il Merlo e il Paesaggio atomico - entrambi presenti alla Biennale di Venezia del ’54 - ed alcune composizioni con Civetta, opere felicissime che, sulla meta' degli anni ’50, introducono nel lavoro dell’artista una vena di sottile ironia o un lieve sorriso in un mutuo scambio di suggestioni figurali e grammatica astratta.
Chiude la mostra una piccola sezione dedicata al periodo 1955 - primi anni ’60: sette dipinti che anticipano i futuri sviluppi della ricerca di Turcato.
06
dicembre 2006
Giulio Turcato – La libertà oltre la regola
Dal 06 dicembre 2006 al 06 gennaio 2007
arte contemporanea
Location
EMMEOTTO
Roma, Via Di Monte Giordano, 36, (Roma)
Roma, Via Di Monte Giordano, 36, (Roma)
Orario di apertura
11.00-13.00 e 17.00-20.00 ven 11.00-13.00 e 17.00-21.00 chiuso lunedi' e festivi
Vernissage
6 Dicembre 2006, ore 19
Editore
DE LUCA EDITORI D'ARTE
Ufficio stampa
SCARLETT MATASSI
Autore
Curatore